• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Posts written by 'Raven'

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    Bentornata Neri, anch'io sono ancora qui, sempre col piccione XD fa piacere rivederti e non ti preoccupare per il larp, vedrai che si riprendera presto in qualche modo (anch'io andavo a parecchi larp e mi sono trovato con le gambe segate dal periodaccio). Bentornata!
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    Beh, allora siediti intanto. Io e te avremo decisamente qualcosa di cui chiacchierare mentre finisco gli avanzi. Intanto...
    Raven spostò lentamente gli occhi famelici dalla figura poco lontana a quella schiacciata della sua preda letteralmente ai suoi piedi, leccandosi gli angoli della bocca. Magari qualche anno prima sarebbe risultato un gesto avventato, lasciare un potenziale avversario a distanza senza degnarlo pienamente della sua attenzione, anche perchè aveva la fama di quello a cui piaceva battibeccare per nulla con chiunque. Nonostante questo, il brivido del rischio era ancora lì a tentarlo - per farla breve, essere preso alla sprovvista non lo spaventava più - e poi aveva fame, quella fame profonda che non gli lasciava tregua e non gli permetteva di fare tanto lo schizzinoso. Se non avesse mangiato a breve sarebbe stato più vulnerabile ed esposto che mai, così decise molto semplicemente di sedersi a gambe incrociate lì dov'era ed iniziare a banchettare. Tirò a sè il moccioso, ogni tanto lanciando occhiate a quell'albero e a quella figura per controllare non si spostassero troppo vicino o lontano, e con un gesto rapido come un lampo girò la testa di scatto alla sua adorabile prole, il cui resto del corpo gli restò in grembo, ricadendo senza vita. Si era aspettato di lasciarlo correre in giro ancora per un po' per poi rincorrerlo, ed invece era costretto a terminare la caccia con fredda razionalità. Era perfino abbastanza calmo da far partecipare lo sconosciuto, il chè lo straniva un po', ma senza metterlo troppo in allerta.
    Come ti chiami?
    Passandosi la lingua sui denti da squalo, l'angelo potè confermare che si erano già formati. Osservò le unghie modellarsi sulle sue mani prima di sollevare il bimbetto per una spalla e addentarlo con cura, come se fosse un antipasto con cui non voleva sporcarsi. Spremette più sangue che poteva dalla ferita; staccò la carne e masticò educatamente, prima di riprendere.
    Io sono Raven. Non devi essere un comune umano se reggi questo spettacolo, e non devi essere nemmeno un fan della legalità se non sei corso via a gambe levate. Mai avuto familiarità con gli angeli bianchi? Io molto poco. Comunque.
    Un altro morso, osservando di sottecchi la figura.
    Mi duole che tu sia capitato qua mentre - molto probabilmente - ti stavi facendo i fatti tuoi, quindi cerchiamo di renderla una cosa conviviale e piacevole per entrambi. E' interessante che tu non mi abbia attaccato a vista, non hai idea di quanti lo fanno. Sei qua da molto a Nouvieille?
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    Benvenuto e non ti preoccupare di come scrivi, l'importante è capirsi! xD
    Scherzi a parte, ci si migliora poco alla volta, vedrai ;)
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    La risposta della Bathory era stata la bella rosa dell'est, una scelta che certo Raven avrebbe potuto prevedere, ma non aveva dato per scontato. Dopo aver avuto anni a che fare con i fantasmi i gusti di uno o dell'altra risultavano sempre estremamente evanescenti, di conseguenza aveva proposto il suo catalogo e lasciato la libera scelta. Purchè qualcuno non ne parlasse...
    Ha freddo. Ovvio che ne ha.
    Il sangue nelle sue vene pompava forte, era proprio una donna di egregia costituzione. Socchiuse gli occhi come per sondarla con l'oflatto, quasi avvicinandosi col viso alle fattezze della donna che voleva coprirsi. Giusto un momento per assaporarne l'odore dolce-amaro di chi era stato inavvertitamente attirato nelle sue grinfie, prima di una ragionevole scelta. Si tirò indietro e, con gli occhi sfavillanti, sbottonò il cappotto di lana. Nell'obitorio avrebbe fatto freddo perfino per un morto, ma poco sopra c'era la casa, calda e ben sistemata, ad aspettarlo. Con un gesto iconico, come da teatro, fece roteare il cappotto dalle spalle a sopra la testa e poi davanti, fino a coprire le fattezze sinuose della donna-fantasma, la Bathory. Aveva notato a malapena il suo risentimento nella voce, quindi sussurrò appena due parole.
    La voce di può sistemare, col tempo e con l'esperienza. Se volete, vi farò da maestro.
    In realtà era stanco e non avrebbe voluto altro che buttarsi sul letto, ma un affare era pur sempre un affare da cui trarre vantaggio. Coprì bene la ragazza e la aiutò a scendere, per poi sollevarla delicatamente tra le braccia nonostante l'età iniziasse a farsi sentire, in modo leggero ma prolungato.
    Siamo in un posto sicuro e vi aiuterò. Lasciate che vi porti nella vostra stanza.
    Temporaneamente, pensò. Non gli pesava nemmeno, ma non intendeva fare certi sconti. Sollevò la donna tra le braccia, assicurandosi di tenere bene la presa, e poggiandosela al petto si diresse verso una seconda porta. Digitò un altro codice e si trovarono nello studio medico, tutt'altro che freddo rispetto all'obitorio. La porta gli si richiuse alle spalle con un tonfo, mentre pensava a come recuperare l'impianto medico, sterilizzarlo e riapplicarlo a qualche altro paziente.
    Dal piano interrato, uscito dalla sala medica, passò la sala di registrazione e la trasportò al corridoio interno, lungo le scale come fosse un peso piuma, fino all'entrata di casa vera e propria. Nella stanza degli ospiti - dotata di bagno, proprio come tutte le stanze del secondo piano - c'era tutto l'occorrente per curarle quello strappo velocemente e al meglio. Purtroppo, nemmeno a volerlo ammettere, le sue vertebre non avrebbero retto a lungo: dovette lasciarla sul pianerottolo del primo piano per riprendere fiato, ed un po' anche perchè sentire le forme della ragazza appena sotto lo strato di lana cotta effettivamente lo esaltava, dal punto di vista meramente carnale. Fece profondi respiri, cercando di non dare a vedere quell'apparente, infinita fragilità che lo permeava da quando era rientrato a Nouvieille, e le porse la mano. Davanti a loro le scale verso il secondo piano, a sinistra la cucina, a destra il salotto con morbidi divani bianchi, candido, illuminato.
    Riesci a camminare da sola?
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    Slender!
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    Per fortuna la sorella non era in casa ma a struggersi da qualche altra parte per le pene d'amore e di tristezza, e Raven era abbastanza furbo da far passare Madama Bathory dall'esterno per non creare problemi anche nel caso ce ne fossero. A metà della via, davanti al civico a cui si fermò, c'era una bellissima villa con un pezzo di giardino, una piscina esterna e molte vetrate illuminate. Sospirò di malinconia rivedendola, mentre si cercava in tasca il telecomando automatico che avrebbe aperto il cancellone poco distante dal cancellino. Nel mentre, faceva conversazione.
    Giovane e bello ma, ovviamente, femminile? chiese l'angelo alla Banshee senza troppi fronzoli. Ne abbiamo. Trovò il telecomando e lo premette, e mentre il cancellone iniziava ad aprirsi cerco di quietare le preoccupazioni della donna. Potrà tenerla per tutto il tempo che le serve, ci mancherebbe altro. La limitazione delle 24 ore era per mantenere il suo stesso aspetto - quello con cui attualmente lei mi si mostra, Madama - ma se trova questa cosa di secondaria importanza possiamo soprassedere.
    Quando il cancello fu completamente aperto entrarono sullo scivolo che portava ai parcheggi e ai piani interrati. Prima del buco dove aveva posteggiato la sua amata kawasaki - era dall'incidente che odiava le macchine - c'era una porta ben cammuffata dal muro, da cui risaltava solo il blocco elettrico su cui vi era un tastierino. Raven fece velocemente la combinazione, spiegandosi.
    Mi perdoni se non la faccio entrare in casa adesso, questo è il modo più veloce e meno problematico. Quando indosserà l'abito, le farò vedere tutti i lussi di cui potrà disporre. Ma prima... dobbiamo sistemare.
    La serratura scattò con uno schiocco discreto. Raven aprì la porta e invitò la Bathory ad entrare per prima, per poi chiudersi alle spalle l'antro stagno. Dal muro premette gli interruttori delle luci, che illuminarono quattro diversi tavoli da obitorio con una luce fredda e distante, tre dei quali abitati. Quanto ai contenitori a parete, quelli con la lucetta verde erano sicuramente pieni e pronti per la cena. Il medico si concentrò sulle persone sui tavoli, che respiravano regolarmente anche se calate in una sorta di coma. Controllò loro il fianco sollevando i teli che ne celavano i corpi, dove compariva un minuscolo innesto sul modello degli infusori di insulina modificato per essere un diffusore di anestetico e, realizzato che non c'erano ricariche da fare, presentò i corpi alla loro futura padrona.
    Preferisce prima le presentazioni e la prova gratuita o passare subito all'accordo? Sorrise sardonico, incrociando le braccia. Forse meglio le presentazioni.
    Considerato come cacciava, c'era una preponderanza di corpi femminili rispetto ai maschili. Ci camminò davanti, levando il telo e mostrando con cura il suo articolo.
    Femmina caucasica mora, incarnato rosa, probabilmente di origini barbare o tedesche. Occhi grigi, incarnato disseminato da piccole efelidi, peso e altezza ottimali ma sistemabili.
    Richiuse il telo sul volto rilassato della ragazza per passare al prossimo.
    Maschio moro, dai tratti ispanici. Carnagione olivastra. Occhi scuri, slanciato ed elegante. Forse non proprio il pezzo forte. Passò alla terza, mostrando i denti alla sua vista: una vera carezza per l'anima vederla sul suo lettino d'obitorio.
    Femmina polacca, carnagione chiarissima. Dai capelli e dalle ciglia direi rossa naturale, quasi una ragazza dell'amato Raffaello. Occhi azzurri, struttura fragile, slanciata, elegante. Sicuramente la più bella che ho. Il quarto lettino era vuoto, purtroppo. Aveva esagerato col cinese d'asporto.
    La ricoprì attentamente per poi rivolgersi alla banshee.
    Tutti sono in coma farmacologico e quindi impossibilitati a reagire qualora volesse abbandonare il corpo anche per qualche ora. Per essere tenuti tali sono dotati di un microinfusore con un serbatorio discreto al fianco, il farmaco somministrato dev'essere riempito ogni quindici giorni al massimo. Madama Bathory, mi dica, la soddisfa?
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    CITAZIONE
    Yep, grazie mille!
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    Un bacio tuttal'più freddo, una sintesi affermativa di ciò che avevano discusso fino ad un secondo prima. Raven chiuse le palpebre godendo lo stretto contatto fisico e spirituale cui era avvezzo, avvertendo un pizzicore risalire per le gambe fino all'inguine, una mera questione ormonale, muscolare che non poteva controllare. E senza opporre resistenza, lasciò che la lingua della fantasma vagasse serpentina nella sue bocca fino a toccare denti, labbra, gengive con un passionale - quasi doloroso - senso di comunione. Ovunque avrebbe voluto graffiarla e rispondere a quel bacio ma non poteva in quanto sarebbe bastato un leggero tocco più violento per disgregare quella difficile illusione di realtà nel quale la Bàthory si prodigava, come se lui fosse una sorta di salvatore, di eroe che tempestivamente intervenuto a soccorrerla in un momento di sconforto e non un dannato tentatore alla ricerca di alleanze utili a qualsiasi prezzo. Forse, effettivamente, era così: le aveva promesso una cosa alquanto facile per lui ma forse impossibile per lei, e nemmeno a caro prezzo. Si domandò se non si stesse rammollendo col tempo, mano a mano diventava vecchio e saggio.
    Non ci volle molto perchè la forma fisica dello spirito scomparisse agli occhi lasciandogli solo un retrogusto di metallo in bocca, familiare, identico a quello della Donna in Bianco. Il vagone era tornato a fare il suo dovere e ben presto si sarebbe fermato all'ultima disponibile per lui che viveva appartato appena fuori città: la sua femata.
    Dlin Dlon. Augustus Street. Ville e Appartamenti.
    Venite, Milady.
    Le fece cenno di seguirlo, nessuno entrava o usciva dalla metrò a quell'ora tarda. Avanzò e superò le porte, incurante del fantasma che avrebbe agevolmente superato l'ostacolo delle porte della metrò, passandole semplicemente, e la condusse a passo spedito verso quella che era la sua dimora, a qualche centinaio di metri di passeggiata. Nessuno passava per strada a quell'ora, di nuovo, e quindi potevano avere scambi che in mezzo a certa gente comune sarebbero stato interdetti.
    Mi dica, Asszonyom Bàthory, cosa preferirebbe? Un cambio radicale, od una forma il più possibile rassomigliante alla sua? Ovviamente, sono caratteristiche tecniche che devo sapere per attuare "la mia magia", non si intristisca.
    Fece un bel pezzo, ma se pure fosse riapparsa in maniera spirituale avrebbe decelerato per porgerle quantomeno il fianco, in modo da accompagnarla adeguatamente per la strada.
    Detengo in casa un considerevole numero di persone consenzienti tra cui può scegliere serenamente. Conosco una parte dei poteri della sua natura ed una volta preparato l'ospite incosciente - o meglio, in coma celebrale - non le dovrebbe essere difficile adagiarvisi per farne le sue membra e quello che vuole di conseguenza.
    Un altro sorriso, sempre coi denti da squalo.
    Tutto questo sarà valido per ventiquattro ore soltanto, in cui qualsiasi lei sceglierà assumerà esattamente la forma voluta. Concediamocelo, una prova della mia buona volontà contro la sua. Ma ovviamente, l'angelo non voleva già svelare le carte in tavola, sperando che la Bàthory si lasciasse andare a tanta felicità da scordarsi quanto effimera fosse - e che lui ne sarebbe stato il relativo spacciatore.
    E nel caso volesse di più, diciamo, potremmo potrarre la nostra "amicizia". Potrei fare di meglio...
    Parlava di chirurgia, dei pazienti sedati o in stato vegetativo che teneva pronti nel suo obitorio in caso avesse bisogno di carne fresca. Il suo lato professionale fece capolino rispetto a quello dello stanco angelo, dando nuova vita e nuova luce ai suoi occhi al neon, visibili solo grazie al colore nonostante le occhiaie. Finalmente giunsero alla sua dimora, un pezzo di proprietà che si estendeva per parecchi metri lontano dai vicini, dotata di un ampio giardino, dallo stile sì moderno ma al contempo vissuto.
    Non si faccia spaventare, è una casa semplice. Nel caso mia sorella non ci fosse, potrebbe essere l'unica rappresentante della sua specie al momento. In caso contrario, le chiedo di essere gentile con lei. Fa pur sempre parte della "famiglia"

    CITAZIONE
    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
    Turno IV

    La discussione, se lo ritieni adatto, si può spostare qui: Raven's Mansion


    Edited by 'Raven' - 23/1/2020, 02:35
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    Oh. Ignorare? Ora siete voi che mi lusingate, Asszonyom Báthory. Direi piuttosto che sono... abituato.
    Raven sorrise affilato, sapendo quanto le suggestioni di un fantasma potessero essere pericolose e maligne. Perfino la mente di un angelo nero poteva uscirne sconvolta alla prima esperienza, e ne era ben consapevole dato aveva una certa dimestichezza con la razza di cui faceva parte la signora Báthory. Le visioni della Donna in Bianco l'avevano tormentato per anni e Adi, da ottima compagnia, gli aveva insegnato qualche altra peculiarità degli spiriti, ad esempio le loro debolezze ed i punti di forza, e anche la loro capacità di possedere un corpo fisico per qualche tempo. Chissà se quel barbone abitava ancora il vecchio faro?
    Non si rese conto di aver toccato con così tanta forza un tasto scoperto solo con una parola o due, anzi, pensava di aver parlato con tutta la delicatezza che si potesse permettere. Evidentemente, pensò, la donna aveva solo in parte ben chiaro cosa fosse e si rifiutava di accettarlo - un ragionamento che poteva sopportare e, in realtà, prevedere in quanto faceva parte della sua professione pubblica. Gli sembrava ogni secondo di più d'avere a che fare con un delicato paziente sfigurato che non si riconosceva più dopo un minuzioso e pericoloso intervento di molteplici ore: a volte l'angelo nero "salvava" effettivamente delle vite, ma l'interesse era un altro, il puro piacere accademico di capire quale dolore si sviluppasse in quelle menti che si rifiutavano di accettare labbra, nasi, volti diversi e percorsi da cicatrici. Invero la reazione della Báthory lo intimorì inizialmente, ma solo per un breve lasso di tempo: vedere una tale trasfigurazione su un corpo umanoide avrebbe lasciato interdetto chiunque, tantopiù per la bellezza che aveva lasciato il posto ad occhi spalancati e ad una mascella serrata degna dell'inizio di un qualsiasi film horror di prima categoria. Ci mancava...
    Ecco, non ci manca più. I finestrini iniziarono ad aprirsi e chiudersi in tutto il vagone, le luci si spensero, la musica cambiò drasticamente in una pura dimostrazione di infestazione spirituale. Raven inspirò profondamente irrigidendosi con la schiena, rimanendo in piedi e ingoiando un boccone fatto di irrequietezza. Poteva vedere al buio e quasi immaginarsi dall'esterno, mentre le iridi schizzavano ora su quel particolare, ora sull'altro ed il suo respiro rimaneva sospeso, bloccato nei polmoni. Aveva assistito a reazioni simili da parte dei suoi pazienti, forse più rabbiose, ma comunque contenute per il solo fatto che fossero umani. L'angelo stesso ne era stato più volte protagonista - oramai quasi si poteva psicanalizzare da solo, per quanto l'amministrazione pubblica lo costringesse ad una visita obbligatoria ogni cinque mesi. Quella donna che non sapeva accettare la realtà su sè stessa era un pericolo ambulante - magari più per gli altri che per lui - che era meglio non inimicarsi, ma piuttosto indirizzare. Comunque, recuperò in fretta quel breve attimo di sbigottimento: accettò pazientemente che il fantasma si rimettesse a suo agio, sollevando lievemente le sopracciglia, le mani congiunte dietro la schiena. All'apparenza, non doveva essersi scomposto di molto a parte la perdita del sorriso per strada. Non riuscì a trovare un buon motivo per ricollegare l'espressività della bocca al cervello; tuttavia rimase sereno, sentendo di nuovo la presenza più o meno ricostruita della donna dietro di sè.
    E' un peccato che il mio pensiero vi abbia colpito in modo così drastico. Dovete essere voi a perdonarmi. Ascoltò attentamente la musica, tornata orecchiabile - un buon indice dell'umore della Báthory con tutta probabilità - e le rivolse solo una breve occhiata, senza quasi girare la testa. Considerò che aveva bisogno di riassettarsi in quanto donna e in quanto fantasma, quindi per ingannare l'attesa percorse il corridoio del vagone facendo qualche passo, fermandosi davanti ad uno dei finestrini a guardare passivamente il buio al di fuori.
    Manca ancora qualche fermata, si disse, sollevando un angolo delle labbra.
    E' anche una vera fortuna che possa corrispondere facilmente alle vostre richieste. Inspirò ancora l'aria, soffermandosi su quel sentore di spezie che tanto gli ricordavano il Marocco e la Turchia. Pallide visioni impresse nella sua memoria, colorate e melanconiche a differenza di tutto quel grigiore. Ovviamente, gradirei la vostra compagnia sotto ogni forma. Ma si tratterebbe anche di un reciproco scambio dell'oggetto più prezioso a questo mondo: favori. Riuscì a riscuotersi e sorriderle pacatamente. In arabo mi chiamavano Jinn, ʿifrīt. Un termine piuttosto abusato nell'era moderna, ma che mi rappresenta in maniera accurata. Ah, comunque preferisco il generico Djinn francese. E nessun desiderio viene concesso senza sacrificio.
    Non potè evitare un ghigno stampato in faccia, che lasciò intravedere una parte dei denti da squalo che possedeva nella sua vera forma. Gli occhi, per una frazione di secondo, divennero completamente bianchi.
    Ad ogni modo, il prezzo da pagare per questa piccolezza è davvero minimo. Posso condurvi dove desiderate, procurarvi un corpo da abitare e plasmarlo come più mi aggrada per voi, chirurgicamente o meno. Lo definirei un "accompagnarvi a scegliere gli abiti migliori di cui potete disporre", in tutta la vostra bellezza. Non mi mancano le risorse nè le possibilità.
    Tornate al verde innaturale, le iridi si spostarono di nuovo verso il finestrino e poi di sbieco verso il pavimento. Le sue emozioni, solitamente lineari da anni a questa parte, si rivelarono di nuovo inquiete e desiderose. Non aveva perso il gusto per la lussuria.
    Ma anche un Djinn può sentirsi desideroso di compagnia dopo del tempo passato chiuso in una lampada, tanto più se in mezzo alla sabbia. Sareste così gentile da offrirmi la vostra? Ammetto di non ricordare quasi che sapore abbia, l'affinità. E l'assenza di partner assieme a cui giocare mi è alquanto dolorosa, in questo momento.

    CITAZIONE
    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
    Turno III
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    Finalmente non ci fu alcun bisogno di proseguire nello scaricare elettricità nel vagone, che peraltro riprese a viaggiare da solo con le luci accese come se non risentisse minimamente del potere dell'angelo. Staccata la mano dall'esterno, Raven potè rialzarsi in una posizione più solida e seria, stirandosi i fianchi della giacca come per apparire più composto di quanto non fosse, mentre una voce veemente senza corpo diceva di venire lusingata dalle sue parole. Il corpo in realtà l'angelo lo vide ben presto nella più pomposa delle apparizioni spiritiche a cui aveva assistito in quegli anni: un vento caldo spirò al blocco del vagone e all'apertura inaspettata delle porte, portando con sè una corrente d'aria calda e l'odore di spezie che gli ricordava Marrakech, le sue strade sabbiose e piene di bazar, le sue chincaglierie e luci nella notte. Effettivamente, a parte il vestito pomposo, era proprio come l'aveva vista nella propria mente: una bella donna, non più giovane, dai lineamenti nobili e dagli occhi scuri come i capelli. I tratti antichi e un filo di trucco appena accennato facevano risaltare la sua bellezza, proveniente da terre lontane. Senza più alcuna traccia d'elettricità nell'aria, potendo muoversi in tutta sicurezza, Raven stese una mano verso di lei come a concedergliela - eppure mantenne attiva la simbiosi, in modo da affinare i loro caratteri e trovare un punto d'incontro.
    Fu alla sua presentazione che capì cos'aveva avvertito di strano in lei: all'inferno ne aveva visti tanti, da Pius Magnus a Boudicca, in realtà nemmeno tanto oppressi dalla Stella del Mattino che più che dirigere l'inferno, passava il tempo a giocare a partitelle di carte con lui ed altri Principi pari grado. Ma ma la sfarzosa Erzæbeth, la Contessa Sanguinaria accusata del massacro di innumerevoli giovani donzelle e per questo murata viva. L'angelo conosceva bene la storia e ricordava in biblioteca, tra un argomento ed un altro, di aver recuperato un diario che citava delle torture fatte alla servitù e di un conteggio delle morenti che andava fin oltre le 650, e di come la Báthory fosse in qualche modo iniziata alle arti magiche, non sapeva se stregonesche o meno. In ogni caso, non avrebbe avuto l'ardire di ricordarle la morte terribile che aveva subito - preferiva sempre evitare questo dettaglio a fantasmi di cui non era pienamente sicuro della stabilità mentale. Piuttosto, poteva scoprire tanti piccoli segretucci sul suo conto e magari affinare anche le proprie tecniche di tortura, sebbene non fosse esattamente il suo genere. Poteva difatti notare alla sua cintura certi strumenti che aveva visto solo in qualche museo delle torture in giro per l'Italia e la Francia, forse, ognuno di loro spietato a suo modo.
    Il treno comunque ripartì e le porte si richiusero, con l'altoparlante che suonava un delicato Walzer di Strauss in sottofondo. Lo riconosceva dagli studi condotti dalla sua controparte umana in conservatorio, che poi erano il motivo della sua bella voce e della capacità di adattarsi a qualsiasi strumento musicale, un merito che aveva fatto suo con una carriera da brillante cantante.
    Oh, Madama Báthory, o se preferisce Asszonyom Báthory usò un termine ungherese basilare, l'ennesimo imparato tra libri e viaggi improbabili, con un sorriso. Piego il tuono a mio piacimento e molte altre cose, ma non mi direi un'arcanista di fatto. Oserei dire che piuttosto che sfruttarla, faccio io stesso parte della magia spartita nel mondo...
    Suadente, insinuò in lei l'idea di quanto potesse essere piacevole vedere il sangue scorrere nuovamente da una fontana umana appesa al soffitto. Aveva persino un luogo adatto a farlo in tutta discrezione. Raven amava il sangue, si cibava di carne - era per lui motivo di sostentamento in quanto non esisteva carne più calorica ed il suo corpo chiedeva un altissimo prezzo per poteri e giovinezza apparente - ed al suo stesso corpo sfuggì un brivido caldo lungo la schiena ed un particolare imbarazzante che nascose fulmineo, nemmeno troppo imbarazzato, sistemandosi frontalmente il lungo cappotto mentre si schiariva la voce. Era meravigliosamente antica e risvegliava pulsioni che non sentiva da parecchio, complice la lontananza dalla sorella fantasma che gli si concedeva regolarmente.
    Ma per scoprirlo dovrebbe vedermi per quello che sono davvero. Ho come l'impressione che potremmo in qualche modo essere affini. Di nuovo un sorriso genuino, gli occhi verdi che sfolgoravano mentre la invitava con un gesto a sedersi vicino a lui, tornato in piedi da poco. Nonostante la tarda ora, vorrebbe magari fermarsi con me sulla via di casa? Non conosco la sua dimora, ma sono sicuro che potrebbe trovarsi a suo agio nella mia biblioteca, davanti ad un camino acceso. O se preferisce, posso farle da chaperon per la serata ed accompagnarla dove desidera... o meglio, da chi desidera di più. Un bagno caldo potrebbe giovare ad entrambi, in effetti. Ovviamente si riferiva ad un bagno di sangue, che sarebbe stata anche un'ottima occasione per guarire dalle ferite della serata. Avrebbe voluto accarezzarle il viso, in un guizzo di pensiero lussurioso, nonostante l'intangibilità, ma non gli sembrava un comportamento consono alle abitudini e al periodo storico della cara Erzæbeth. Avrebbe aspettato, bramato e tramato, come sempre, di potersi rotolare nel sangue vischioso con una nuova compagnia.
    Sono sicuro che avremo molto di cui parlare. Ho tante domande da porle, Madama, riguardo alle sue capacità esoteriche... ed immagino valga lo stesso per ciò che sono e so fare. Mi permettete quindi di accompagnarvi alla destinazione che più vi aggrada?
    Che non si dicesse che gli angeli neri erano tutti dei rozzi e dozzinali manipolatori! Il suo aspetto poteva tradire un certo ego, considerati i capelli bicolore ed i piercing alle orecchie, ma Raven sapeva come trattare con le donne d'antiquariato.

    CITAZIONE
    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
    Turno II
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    Le luci iniziarono a cedere, il riscaldamento - come predetto - a crollare di temperatura. Raven, in allerta, udì qualcosa di lontano come un'eco ripetuto, un suono di risate e mani che applaudivano, ma niente che accertasse l'idea che gli si stava formando in mente. Aveva avuto così tanto a che fare con i morti che ora reagiva come se la morte stessa fosse una malattia spontanea, una cosa del tutto naturale: il vagone intriso di elettricità solitamente era bastato per portare Adi allo scoperto ma ora non soffriva alcun effetto, e di certo sua sorella si era già raggomitolata in casa alla ricerca di qualcuno o qualcosa da tormentare insistentemente. Quindi, quale essere sconosciuto poteva star abitando i vagoni delle metropolitana a suo scapito?
    Aveva affrontato il freddo del finestrino e le scariche elettriche del treno, eppure in un momento si trovò con la pelle accapponata, come se un essere astrale l'avesse accarezzato appena, quel tanto che bastava da raggelarlo. Come succedeva sempre gli si rizzarono i peli sulle braccia e i capelli sulla nuca, una sensazione a cui ormai si era abituato, ma che riconduceva ad un particolare tipo di esseri che si aggirava per le vie di Nouvieille. Senza mai staccare le mani dall'esterno e dall'interno del vagone, perse un attimo il focus, la concentrazione di sè: era come se percepisse uno spazio molto, molto più ampio. Per un momento la sua mente si ritrovò catapultata in un altro mondo, dove una donna non giovanissima ma bella, dai lineamenti antichi, prendeva a falciate delle giovini appese a testa in giù dal soffitto, beandosi del loro sangue. Una scena sicuramente di una certa importanza, che magari avrebbe atterrito alcuni ma che fece solo sorridere l'angelo, un sorriso a pieni denti come se, soltanto alzando la mano nel progressivo buio che aggrediva il treno, potesse sfiorare la ceramica e tastare a sua volta il sangue di quelle piccole danzatrici al contrario, sentire le vibrazioni del doloro dimenarsi nelle catene e il propagarsi delle loro urla nella volta della camera. Persino la presenza di quelle anticaglie attorno non lo turbava, perchè col suo passato di suonatore e cantante adorava gli oggetti vecchi e pesanti, fatti di legno vero talmente spesso che ci si aspettava che prendessero a parlare da soli. Il suo pugnale, Legione, lo ricordava assai bene...
    Mi chiamo Raven, Madama.
    Era solo e solo i muri gli avrebbero dato dello scemo, nel caso. Parlò all'aria sapendo comunque di potersi aspettare una risposta in un punto indefinito, illuminato dalle scintille: mantenne le scosse come mera precauzione e come copertura data la progressiva ombra che facevano calare a causa delle luci instabili, ma comunque si presentò come un gentiluomo qualsiasi, prendendo spunto da quello che aveva visto nella propria mente per tastare l'ambiente alla ricerca di un'altra impronta di qualsiasi tipo. E per farlo, avrebbe dovuto entrare in contatto con quella "cosa", qualsiasi essa fosse: guardò circospetto l'ambiente, cercando dove potersi concentrare per farlo, gli occhi verdi che sfolgoravano nel buio.
    Qualsiasi cosa lei sia, sarà più facile guardarsi negli occhi a vicenda. Forse solo per scrutare i suoi, così scuri e pieni di passione. Non crede anche lei, Madama...?
    Non si espose troppo, ma l'angelo sapeva dove e come prendere individui particolarmente vividi nell'animo, orgogliosi. Aveva visto una donna bellissima in una vasca bianca ricolma di sangue e pur facendo fatica a ricondurre l'immagine ad antiche storie narrate, sapeva che una donna di tale veemenza non poteva che essere bella e forte. Ma per assicurarsi un avvenire brillante, pensò lui che era stato cantante e artista, non si poteva far altro che poggiarsi ad un braccio amico, giusto?
    Cercò di mettere da parte ansia e stanchezza per coinvolgerla in un senso d'amicizia, intimità addirittura, un'intimità che avrebbe voluto condividere sorseggiando il sangue di quelle povere martoriate. Poteva quasi sentire quel flebile sapore di giovinezza passargli dal palato, tutto da assaporare, gustare, incasellare.
    Alcuni lo fanno per la giovinezza e altri perchè hanno un ottimo gusto pensò sorridendo, sollevando le labbra in un sorriso affilato e malandrino.

    CITAZIONE
    Sovraccarica: Raven è in grado di sovraccaricare di energia qualsiasi apparecchiatura elettrica o elettronica presente nei paraggi (un lampione, una torcia, dei cavi dell'alta tensione, delle batterie, ecc), generando una dispersione di tensione che gli permette di danneggiare gli avversari con scariche elettriche direzionate. Sulla corta distanza, può manipolare l'elettricità presente nel proprio corpo per produrre calore e convogliarlo a livello di epidermide, potendo così provocare ustioni fino al secondo grado (o maggiori, se ripetuta più volte sulla stessa area) o surriscaldare i metalli col tocco. 3 turni
    Turni II

    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
    Turno I
  12. .
    La comodità di quel palo stava venendo messa in discussione dai continui scossoni della metropolitana ad ogni svolta, ed il precipizio del sonno era lì ad accoglierlo per vederlo fare una vera figura da circo, spalmato contro il pavimento. Non gli conveniva spostarsi verso i seggiolini magari, invece che rimanere lì appeso come un'acquila aggrappata al suo nido, sprofondato nella calda lana del cappotto?
    Raven accennò ad aprire intorpidito un occhio ma le palpebre sembravano così pesanti, serrate, la stanchezza della notte che prendeva il sopravvento - momentaneamente - rispetto alla sua immensa, infinita fame di tutto. Un pensiero che sembrava uno schizzo ad olio gli era passato all'improvviso nella mente, quel giorno disperso in una decina di anni fa in cui aveva freddo e fame, era sperduto e solo. Lo ricordava come se fosse nel presente: il vuoto di memoria che gli aveva spazzato via dalla mente qualsiasi ricordo avesse, i cadaveri in divisa sparsi accanto a lui, una macchia di sangue sventrata in mezzo alla strada. Sentì il moto istintivo di serrare le mascelle, tremando: non gli piaceva affatto il freddo perchè gli rimembrava la neve alta mezzo metro in cui aveva praticamente guadato, la panchina su cui aveva dormito, il cassonetto accanto a cui si era scaldato con nient'altro che uno strato lieve di vestiti a dargli conforto. Per la prima volta in "vita sua", aveva assaporato la crudeltà non solo umana, ma anche mondana. Aveva persino creduto che sarebbe morto in mezzo a quegli infiniti palazzi, sotto un cielo delicatamente colorato dai toni di un tramonto invernale. Un'inizio e una fine perfetti, simultanei, dove la sua esistenza non sarebbe apparsa diversa da un'orma nella neve: momentanea e transizionale. Piccola. Minuscola.
    Infima.
    Freddo. Un grido di allerta per il suo corpo innaturalmente caldo. Sentiva un alone di gelo che gli ricordava qualcosa, qualcosa di lontano e indefinito. La prima volta che si era trovato davanti, terrorizzato, la Donna in Bianco? In fondo tutti i fantasmi potevano fare terrorismo psicologico, persino ad un essere orripilante quanto lui. La diversità stava nella sottile differenza tra terrore mentale, fatto di piccoli input, e terrore fisico, carnale - una ferita che sanguina, un osso rotto che duole. Forse, si concentrò muovendosi in uno spazio del tutto immaginario, denso come acqua, forse somigliava di più al primo gelo che aveva avvertito nella morte, quando un grosso cane nero dagli occhi rossi era passato per la sua strada prima venisse investito. Sbuffò lievemente.
    Tipico di Adi.
    Il gramo era un gran amico per l'angelo nero senza amici, appena tornato in una città da cui si sentiva attrarre e repellere allo stesso tempo. Sognava le grandezze di quand'era più giovane ma, per via del suo aspetto, era relegato a ruoli più degradanti, minori, comunitari che lo frustravano. Una frustrazione di cui tollerava la crescita esponenziale nel proprio petto, ma che si trasformava in una rabbia malcelata palpabile nell'aria, una rabbia che serviva da miccia d'accensione.
    Elettricità.
    In modo inconscio, si rese conto che qualcosa non andava. Non fece in tempo a fermarsi: l'elettricità era una forza vivente in simbiosi con lui, che abitava ogni corpo ed ogni oggetto e permeava il tempo atmosferico, le strade, l'anima delle persone. Anche la sua, benchè fosse difficile definirla anima, le cui emozioni erano esplose di getto, amplificate. Passò con la mano aperta a pochi millimetri dal palo di cui era stato ospite per tutto il viaggio o quasi, avviluppata da scariche violacee intermittenti che venivano richiamate dal metallo per pura legge della materia. Poi aprì gli occhi di scatto, come si fosse risvegliato all'improvviso, e finalmente diede un senso a quel pungolare dietro alle spalle che gli faceva presagire pericolo.
    Ricordo questa cosa.
    Il vagone era vuoto, ma forse solo all'apparenza. Raven non possedeva doni innati come l'ecolocalizzazione donata ai vampiri, ma aveva un metodo molto più efficace per valutare la presenza di cose vive, morte o al confine. Dopo aver studiato da anni come medico ed aver sperimentato per molti altri, poi... l'elettricità poteva interferire con gli apparecchi, cambiare le frequenze con cui la materia si armonizzava, rivelare la presenza di cose o persone rese invisibili o intangibili. Ma il vagone della metropolitana rappresentava una gabbia chiusa isolata che doveva violare in qualche modo.
    Si spostò velocemente dal palo ai posti dei passeggeri con una torsione ed un passo laterali. Era più semplice sfruttare un'energia creata all'esterno conducendola all'interno, piuttosto che crearla direttamente. Si appoggiò col ginocchio ad una delle sedute di plastica, tolse il gancio al finestrino e lo abbassò di quel tanto che bastava per infilare la mano e poggiarla contro il metallo, sfruttando il fatto che fosse parte della gabbia isolata per convogliare a sè l'enegia che alimentava il treno e quella prodotta dalle rotaie senza rimanerne folgorato. Quando ebbe la presa ben salda sul metallo all'esterno - bastava il contatto delle cinque dita - visionò velocemente l'ambiente con le iridi verdi illuminate al neon prima di premere l'altra sul rivestimento interno. Istantaneamente, il vagone di pochi metri in tutta la sua lunghezza e larghezza venne permeato da sottili scariche violacee che si muovevano da una superfice all'altra, ognuna da qualche centinaio di volt, rendendolo una trappola mortale per qualsiasi essere all'interno che non stesse scambiando energia con l'esterno. Così facendo l'interferenza creata sarebbe dovuta essere sufficiente. Ovvio, Raven si rendeva conto che avrebbe rallentato il treno come minimo, o che ben presto il riscaldamento o le luci non avrebbero retto a quella perdita di potenza. In caso di emergenza, gli sarebbe bastato staccarsi per ripristinare tutti i sistemi alla loro piena funzionalità.

    CITAZIONE
    Sovraccarica: Raven è in grado di sovraccaricare di energia qualsiasi apparecchiatura elettrica o elettronica presente nei paraggi (un lampione, una torcia, dei cavi dell'alta tensione, delle batterie, ecc), generando una dispersione di tensione che gli permette di danneggiare gli avversari con scariche elettriche direzionate. Sulla corta distanza, può manipolare l'elettricità presente nel proprio corpo per produrre calore e convogliarlo a livello di epidermide, potendo così provocare ustioni fino al secondo grado (o maggiori, se ripetuta più volte sulla stessa area) o surriscaldare i metalli col tocco. 3 turni
    Turni I
  13. .
    Il freddo che il palo trasmetteva alla sua fronte calda un po' lo faceva rabbrividire e un po' gli procurava piacere, a onor del vero. E dire che lui odiava il freddo, quello dell'autunno di Nouvieille che gli entrava nella pelle, umido come la peste per le sue ossa intorpidite. Non si era addormentato, ma Raven aveva chiuso brevemente gli occhi all'ennesima fermata, contando automaticamente con la mente quelle mancanti all'arrivo di casa. A vederlo così da lontano, con i capelli bicolore, assonnato e quasi quieto, poteva sembrare placido - il cantante di dieci anni fa che ancora faceva le notti brave al Moonlight, preparando concerti con effetti speciali e consolidando una carriera che ora era passata in sordina. Perchè? Perchè aveva smesso?
    Aveva così tante idee in testa, così tante canzoni, così tanto da dare al mondo per dimostrare di non essere nulla. Gli ultimi anni e perfino quella prima notte in città si era impilata assieme a loro in un immenso gomitolo aggrovigliato fatto di eventi evanescenti, poco importanti, che non gli davano stimoli e non lo smuovevano. Perfino il nuovissimo lavoro in Pronto Soccorso era incline a non potergli dare la soddisfazione che aveva pregustato non più di un secondo prima, e che ora sembrava cenere sulla lingua. Ad un tratto Raven si sentì preda di un freddo pungente che gli correva dietro la schiena e istintivamente la inarcò, raggomitolandosi subito dopo nel cappotto, aggrappato ancora al palo. Aprì gli occhi giusto per controllare i dintorni, ma si scoprì privo di compagnia e allora tornò a rilassare la testa sul metallo, riprendendo il corso dei pensieri.
    Era tornato a Nouvieille per eliminare la sorella ed il figlio, e perchè in qualche modo sentiva malinconia per Sara e Midnight. Con loro aveva sbagliato tutto fin dall'inizio, specie con Sara: aveva sventato occasioni su occasioni, e atteso che lei lo volesse vicino... le aveva perfino affidato la cosa più preziosa che aveva per nasconderla. Che fine avesse fatto la Maga, quello era un bel mistero da risolvere, ma di certo non era riuscita nel compito che le aveva affidato e così oltre che della sua famiglia si era nutrito anche della sua vera figlia di sangue. Una piccola mora e pallida come lui, col suo vestitino sgargiante rosso di sangue... quant'erano dolci le sue budella, e quanto non aveva pianto dentro di sè ad ogni morso, ogni respiro. Continuamente.
    Sospirò, iniziando a percepire qualcosa di strano.
    Che ci faccio al mondo? Che senso ha?
    Si mise più comodo e inarcò le sopracciglia come se pensieri scomodi si fossero fatti strada dentro di lui: si sentiva straziato da una parte per ciò che aveva fatto, perfettamente giustificato per la sua specie, e giudicato per il come ed il perchè. Sacrificare vite innocenti non era certo una novità per l'uomo dai denti da squalo che mangiava carne umana, e nemmeno eliminare potenziali avversari futuri. Ma così, senza farle soffrire neanche troppo? Senza rimanere a godersi l'attimo? Perfino provando un qualche senso di colpa per loro?
    Che brutto disastro. Era colpevole di aver provocato davvero troppo poco dolore e un po' se ne dispiaceva, perchè era stato ingordo e vorace e invece di accontentarsi di un boccone o due aveva immerso la faccia nelle budella ancora calde della sua amata, adorata sorellina, sentendo le viscere sollevarsi mano a mano il sangue scorreva, pompato dal cuore...
    Ma d'altronde...
    D'altronde da questa mossa mesta a suo parere avrebbe ricavato anche i suoi vantaggi. Sua figlia non gli avrebbe più dato fastidio, suo figlio era eliminato dalla lista dei futuri angeli neri e sua sorella sarebbe tornata ad essere la Donna in Bianco e l'indomani avrebbe di nuovo infestato la sua abitazione, l'avrebbe di nuovo amato e servito credendolo Michael. Un win-win. E quanto a Raven, beh, adorava inframezzare il lavoro, alla cultura, alle sue donne, specie se si trattava del fantasma della defunta in questione. Questo lo fece sorridere vagamente, nonostante i pensieri cupi di prima: adorava andare a letto con un fantasma e aveva per migliore amico un gramo dalle mani bucate che volendo sarebbe tornato a registrarsi le puntate di Beautiful nel suo soggiorno. Una vita decisamente strana, che desiderava praticamente da quando se n'era andato.

    Ciao Neba, spero di aver interpretato correttamente il tuo potere (ovviamente con gli ovvi riscontri per averlo usato su una razza già perversa di suo) e il fatto che al momento la tua fantasma sia invisibile. Fammi sapere se c'è qualcosa da correggere :)
  14. .
    In realtà non era tutto odio, sventramenti e perbenismo infinito. A Raven piaceva essere "corretto", per quanto questo concetto spesso sfuggisse a esseri come lui che erano sostanzialmente palle di caos dilaganti sparate in ogni direzione. A Raven piaceva quella sorta di legge divina che il buon vecchio Dante definiva "legge del contrappasso" e che diceva più o meno "ad ognuno il suo". Lui c'era morto, per loro, dannazione! Era ora che anche sua sorella e suo figlio spillassero un po' di vita dai loro corpi per dargliene atto, per avvalorare le sue pretese su di loro. E poi, il piagnucolio del bambino lo infastidiva. Non che non amasse i bambini: quelli tranquilli, calmi, zitti, fermi potevano passare come statuine di ceramica, e andavano benissimo. Erano quelli casinisti (un po' difficile essere altro per dei bambini veri) che non gli andavano proprio giù. E quel suo... quella sua sottomarca non era meglio degli altri.
    Con un sorriso beffardo lo guardò dall'alto al basso mentre continuava letteralmente a tenerlo per il colletto. Sottomarca era una definizione giusta, la giusta dose di mancanza di competizione. Perchè dopotutto ritenerlo un problema? Voleva guadagnarsi la cena con qualcosa di più gustoso data la giornata piena d'impegni che avrebbe avuto l'indomani. Perchè scomodarsi per un microscopico, semplice, chiassoso bambino.
    "Perchè li odio a morte, ecco perchè!" pensò spinto all'improvviso da un fervore che iniziò a spegnesi subito dopo. Il sapore del sangue ancora sul palato non potè molto, era come se pian piano il suo animo cessasse l'astio nei confronti della preda - facendogli scattare un lieve allarme in testa, ma non subito. Poteva essere una naturale perdita di interesse indotta dal considerare quel... coso... una preda troppo facile e fragile. Poteva essere che il suo respiro si stesse finalmente calmando, assieme al suo spirito vendicativo e astioso. Ma quella strana debolezza che lo attraversava... erano le fasi della luna? Il ciclo stagionale? Oppure un osservatore indiscreto, da qualche parte in quel bel scorcio di campagna incontaminata?
    Va bene...
    Detto, fatto: afferrò saldamente il collo degli abiti del bambino e lo sbattè a terra violentemente un paio di volte, sentendo lo schianto e lo stridio delle piccole ossa che schioccavano e si rompevano. Adorava sentire quel suono: bastava usare la forza bruta solo per il quantitativo necessario ad assicurarsi che avesse le ossa rotte senza morire. Niente sangue, poca violenza becera, molta soddisfazione. Se lo lasciò scivolare senza cura di mano, davanti ad un cespuglio, rivolgendosi poi pazientemente ai dintorni.
    La calma innaturale del suo animo poteva domare le sue sensazioni ma non le sue abitudini. Probabilmente poteva esserci un intruso, o magari un invitato alla cena. Un nuovo amico da farsi... ah, com'era diventato vecchio per farsi nuovi amici e nuovi nemici. Ma certo poteva condividere il pasto, e anche se fosse risultato ridicolo parlare al nulla di certo l'erba non poteva rispondergli per farsi beffe di lui. Si girò, ostentando un sorriso affilato.
    Chi c'è? chiese, non vedendo molto più in là di prima. Indicò con la mano il pupo, facendo un gesto di invito. Non mi faccio troppi problemi. E poi non ho ospiti a cena da... decenni. Se vuoi condividere il pasto vieni, su, senza avere paura. Non sono un tipo avaro.
    Difficile essere avari dopo i trascorsi passati con un Gramo spendaccione a Venezia. Ma dopotutto i fantasmi gli stavano simpatici e per di più, erano già morti. Il connubio perfetto. Sospirò, facendo vagare gli occhi verde neon sulla vegetazione.
    Se vuoi fare gli onori di casa accomodati pure. Anche perchè temo non durerà ancora molto.

    CITAZIONE
    A prescindere dal loro aspetto fisico, sono dotati di un forte carisma che molto spesso influisce sulle simpatie e le reazioni di chi li incontra e ci parla. Meno efficace può essere invece su un angelo bianco o un legale buono dal carattere e dalle convinzioni molto forti;


    Edited by 'Raven' - 15/1/2020, 01:43
  15. .
    Benvenuto!!
3203 replies since 20/8/2008
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