Sono stato Predatore o Preda?

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    "Solo coloro che amano i gatti conoscono il piacere di una borsa dell’acqua calda, musicale, in pelliccia e che non si raffredda mai." (Susanne Millen)

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    Ancora perplesso e in un certo qual modo sconvolto da quanto gli era appena accaduto, Daisuke aveva suonato al citofono per farsi aprire il cancello di casa di Key. Certo, avrebbe potuto usare il suo passaggio segreto e che nemmeno il proprietario di quella grande villa conosceva, così come il suo nascondiglio nel giardino, ma aveva un certo moto di necessità a raccontare al suo compagno quanto gli era appena successo.
    Aveva atteso che Jesper sparisse nel buio della notte, osservando la sua figura fino alla sua sparizione, era rimasto con le spalle rivolte al cancello per ancora una manciata di secondi scrutando il buio pesto fino a quando non si era sentito certo di essere da solo.
    Ora poteva entrare nel giardino e chiudere il cancello. Ma chissà perché non l'aveva fatto voltando le spalle a quelle sbarre di ferro battuto, ma bensì completamente rivolto verso la zona dove pochi attimi prima aveva visto scomparire la sagoma di Jesper.
    Chi era quel personaggio? E cosa l'aveva veramente spinto a starsene lì nascosto su un albero in piena notte? Era un cacciatore? Una creatura non umana che cacciava...? Cosa stava veramente cercando Jesper?
    Scuotendo la testa aveva fatto ancora qualche passo a ritroso, aveva scosso appena la testa per scrollarsi ancora un po' di quella sensazione di stanchezza e agitazione che aveva avuto dentro sin dal momento in cui era uscito da quella sorta di sonno, e poi si era incamminato a passo abbastanza sostenuto verso la porta di casa. Il viale che aveva percorso era lungo e costeggiato alberi per la maggior parte del suo perimetro, di tanto in tanto si era ancora voltato a guardare verso il cancello come se qualcosa gli avesse detto di non fidarsi di chi si era lasciato alle spalle, ed era strano come mai ancora non avesse fatto alcun tipo di collegamento, o perché per lo meno non avesse iniziato a fare ragionamenti più mirati e profondi. Era nella sua natura farsene, era sempre stato sospettoso e quel fattore si era acuito da quando era un Mannaro, perché invece quella sera aveva dato fiducia a un uomo che, a sua insaputa, aveva tentato di entrare nel suo intimo e nei suoi ricordi per capire chi fosse e come sfruttare il suo passato?

    La porta di casa era ancora chiusa, eppure il cancello per entrare nel giardino gli era stato aperto, sapendo che Key non faceva entrare nessuno a parte lui in casa, era sicuro che fosse lì dentro. Si era stropicciato un occhio destro con il palmo della mano corrispettiva prima di bussare. Fuori faceva anche freschino, era ancora una stagione accettabile, ma ad una certa ora e soprattutto fuori città le temperature tendevano sempre ad essere un po' meno calde. Non era freddoloso, ma essendo ancora un po' scosso dall'accaduto di poco prima, aveva solo voglia di stare un po' in compagnia e al sicuro tra quattro mura conosciute e non fuori, alla mercé di chiunque.

     
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    Se doveva essere del tutto onesto non si era aspettato di dover ricevere degli ospiti lì, in quel momento. Era pur vero che ormai Daisuke era quasi di casa in quella villa, ma solitamente ne veniva avvisato in quale che modo. Oltretutto era abbastanza tardi rispetto al solito e così, non avendo intenzione di mettere il muso fuori dalla porta aveva già indossato un caldo pigiama e poi si era sistemato comodamente sul divano a lavorare alle sue cartacce.
    Quando aveva sentito bussare il citofono non aveva aperto subito, anzi, si era preso il suo tempo per poter raggiungere la porta e quindi, finalmente guardare dalla piccola telecamera chi fosse davanti al suo cancello. Solo allora aveva aperto il cancello, continuando però a osservare la scena, perché gli era parso di aver scorto un’altra sagoma che tuttavia non aveva fatto il suo ingresso. Era stato molto attento a quel dettagli perché non amava che uno sconosciuto mettesse piede nelle sue proprietà dove tra l’altro custodiva i suoi segreti. Gli era in effetti parso molto strano che Daisuke fosse lì con qualcuno dato che ormai doveva conoscere bene quella sua idea in merito.
    E dunque aveva atteso che fosse più vicino alla porta prima di aprirla e quindi posare lo sguardo su chi aveva davanti. Se doveva dirlo aveva notato quasi qualcosa di strano sul suo viso. Del resto ormai si conoscevano da parecchio tempo da poterlo capire, almeno sotto quel punto di vista.
    Gli aveva fatto spazio per far sì che potesse entrare. E si era soffermato per qualche istante sullo strano rapporto che si era formato fra loro due. A volte, come in quel caso non avevano nessun bisogno di parlare, altre viaggiavano su orizzonti opposti. Avevano litigato spesso e pure finivano sempre lì.
    «Ciao, come mai da queste parti?» aveva detto senza che lo volesse sapere davvero. Se davvero Daisuke era lì per un motivo gliene avrebbe parlato comunque. Ancora gli aveva lanciato uno sguardo quasi volesse effettivamente constatare se quella visita fosse presagio di qualcosa. «Siediti preparo qualcosa. Cosa vuoi un tè? Un caffè? O qualcosa di più forte?» Aveva dunque atteso la risposta e quindi si era diretto verso la cucina. Del resto l’altro conosceva la casa e sapeva come muoversi all’interno di essa.

     
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    Finalmente la porta era stata aperta, e Daisuke si era trovato Key in pigiama. Inevitabilmente aveva sollevato le sopracciglia perché vista la stagione sembrava strano mettere pigiami caldi già solo a guardarli, e va bene che lui non era freddoloso, ma addirittura il pigiama proprio no. Per un attimo era stato sul punto di fargli persino una battuta delle sue a riguardo, ma aveva lasciato perdere praticamente l'attimo successivo al nascere di quell'idea: Key l'aveva guardato con fare strano, a lui era sembrato quasi indagatore come se avesse voluto chiedergli il motivo di quella visita. E in effetti, quella era stata proprio la prima cosa che l'Angelo gli aveva detto. Salutato il padrone di casa, aveva approfiittato subito per entrare e chiudersi la porta alle spalle, come se quel gesto fosse stato in grado di cancellare quel fatto strano successo pochi minuti prima e che, a dirla tutta, ancora gli stava lasciando i suoi effetti. Si sentiva un po' indebolito come quando ci si alza dal letto stanco per aver dormito male e, forse, Key doveva averlo notato vista la seconda occhiata che gli aveva dato.
    Il motivo per cui era lì? Troppo lungo da raccontare così in piedi e ancora davanti alla porta di casa, come fosse un argomento superficiale da affrontare in piedi e alla svelta.
    "ero a fare una passeggiata nel bosco come mi capita di fare spesso, e per una serie di fatti ho preferito dirigermi più qui che a casa mia"
    Era stata una risposta molto breve a dirla tutta, ma aveva dato un imput che, ne era certo, avrebbe potuto destare un minimo la curiosità di Key. Key era un chiacchierone, nel senso che era un tipo che aveva la parlantina facile, e lui bene o male aveva anche imparato come sollecitare a farlo dopo gli anni che si frequentavano.
    "tu sei più vicino"
    Aveva concluso prima che gli venisse chiesto cosa voleva. Non voleva nulla da bere, piuttosto preferiva sedersi, mettersi comodo e cercare di scrollarsi di dosso quella sensazione di stanchezza e quella sorta di malessere che aveva da quando, apparentemente, si era addormentato per pochi attimi davanti a Jesper. Quel fatto ancora lo inquietava e allo stesso tempo aveva voglia di parlarne con qualcuno, e Key era l'unico con cui sentiva di poterlo fare senza alcuna restrizione tra loro: lui sapeva chi era il suo compagno e lui a sua volta era a conoscenza della sua licantropia.
    "un bicchiere d'acqua fresca, grazie"
    Poi semmai più tardi gli avrebbe chiesto qualcosa da sgranocchiare, ma nel frattempo si era seduto sul divano e aveva atteso che l'altro tornasse con il bicchiere d'acqua.
    In effetti aveva sete, se ne era accorto solo nel momento in cui aveva espresso la volontà di volere un bicchiere d'acqua. Allo stesso tempo si era chiesto se era il caso che fosse lui a iniziare il discorso, seppur in maniera molto vaga e soft, oppure lasciare appunto che fosse la curiosità di Key ad aprire quel capito che, però, Daisuke era seriamente intenzionato ad affrontare. In fondo c'era sempre quel dettaglio che gli ronzava per la testa, ossia di quel rosso apparentemente umano che era in grado di sollevarsi da terra senza alcun apparente supporto quali ali o chissà cosa. Quel fatto sarebbe stato forse tra le prime cose che gli avrebbe detto per vedere se Key, in quanto creatura non umana, fosse in grado di fargli capire più o meno con chi aveva avuto a che fare. E poi c'era quell'altro dettaglio, quello che pareva essersi addormentato in piedi (in piedi?!) per pochi attimi e ritrovarsi desto e in quello stato un po' sconvolto e un po' scombussolato.

     
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    Lo aveva ascoltato. Lui ascoltava sempre, non era certo il tipo di persona che si lasciava sfuggire qualche tipo di dettaglio. Senza parlare e senza commentare, semplicemente aveva ascoltato quelle poche parole che sembravano come a un presagio a un qualcos’altro e quindi si era diretto verso la cucina mentre quello se ne andava nella sala del divano. Si era trattenuto quindi qualche istante a riflettere sia sulle parole, sia sull’espressione che aveva osservato sul volto dell’altro.
    Se conosceva bene Daisuke, e almeno un po’ presumeva di conoscerlo ormai, poteva ben dire che non era certo quel tipo di persona che si lasciava intimidire da chicchessia e dunque se era davvero corso da lui perché “più vicino” doveva esserci un qualche motivo.
    Aveva dunque preso un bicchiere, lo aveva riempito di acqua fresca e avevate raggiunto l’altro che aveva trovato seduto sul divano. Gli aveva offerto il bicchiere prima di prendere posto lui stesso, osservandolo per qualche istante. Poteva dire di trovarlo scosso? Sì, forse quello era esattamente il termi che stava cercando. Aveva allungato la mano per portarla verso il mento di Daisuke così da potergli voltare il viso nella sua direzione, sempre che glielo avesse lasciato fare. Voleva guardarlo bene, diritto negli occhi, senza lasciare che nessuna espressione del viso potesse essere nascosta in un qualche modo.
    «Ne vuoi parlare?»
    Aveva lasciato cadere quella domanda lì, così che la potesse cogliere o meno. Lo conosceva. Daisuke era orgoglioso e lui lo sapeva bene. Lo aveva scelto anche per quello. In effetti, da quel punto di vista erano molto simili. E forse era anche per quello che sebbene alle volte si fossero scontrati e non poteva non pensare in proposito a quel giorno in cui l’altro aveva scoperto chi era veramente, dopo tutto quel tempo, alla fine si ritrovavano sempre lì, in un modo strano e contorto.

     
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    Aveva preso il bicchiere d'acqua ringraziandolo, notando subito la sua mano avvicinarsi al mento per fare qualcosa, forse per sollevargli la testa quando questa era già eretta e non bassa. Era stanco sì, ma non da tenere il collo piegato e la testa giù, perciò aveva fatto il gesto di scostare un po' il capo forse anche perché in quel momento non gradiva alcun tipo di contatto col prossimo.
    Dopo aver bevuto il primo sorso di acqua, sentendo la freschezza di quel liquido scendergli lungo la gola e poi nello stomaco, aveva espresso una certa soddisfazione per quella cosa facendosi scappare un sospiro prima di liberare uno sbuffo annoiato. Non era annoiato nel senso stretto del termine, ma dal fatto di avere la sensazione di aver fatto un incontro particolare, quindi sì, aveva deciso di parlarne con Key e glielo aveva fatto intendere annuendo lentamente con la testa.
    "Come ti ho detto, ho fatto una passeggiata nel bosco come sono solito fare quando le notti sono belle come questa",
    aveva esordito, riprendendo il discorso dalla prima cosa che gli aveva detto poco prima.
    "Stavo in un giro di ricognizione, anche quello faccio spesso, ma questa volta mi sono imbattuto in una scena un po' particolare".
    Bevendo un altro sorso di acqua, più piccolo e rapido del precedente, si era preso qualche attimo per pensare come raccontargli il resto, che poi era il bello di tutta quella faccenda.
    "Non ero in questo aspetto, ero trasformato e se sono così sai bene che preferisco non scoprirmi con il primo che incontro. Perciò mi sono visto costretto a nascondermi tra i cespugli quando ho visto un tizio dai capelli lunghi e rossi scendere da un albero, farlo in verticale, lentamente... Come se volasse, ma non aveva ali..."
    Ricordava bene quel dettaglio, quel particolare che aveva fatto suo per tutto il tempo della conversazione con Jesper.
    "E' atterrato sul suolo con i piedi e perfettamente eretto"
    Era sicuro che Key aveva compreso la scena che gli aveva appena descritto e lui riteneva di poter sorvolare, almeno per il momento, tutto ciò che era venuto dopo, ossia la trasformazione in gatto nebuloso, la fuga nella grotta, la ripresa della forma umana e la risalita. Magari avrebbe aggiunto qualche dettaglio dopo, nel momento in cui Key avrebbe sentito la curiosità di sapere di più, ne era certo che avrebbe avuto voglia di sapere di più. Lo conosceva bene da questo punto di vista.
    "A parte questo, e altre vicende meno importanti, ci siamo ritrovati a fare la stessa strada perché loro, lui e una ragazzina fantasma, hanno voluto aiutarmi a cercare Sylvester, l'ipotetico gatto che avevo perso e volevo ritrovare. Fino ad un certo momento questo Jesper si è dimostrato affabile al dialogo e lo ha fatto fino alla fine, ma una volta arrivato davanti al tuo cancello, per non so quale motivo, me lo sono visto scuotermi la spalla per svegliarmi... Anzi, mi ha detto che mi ero addormentato, ma per pochissimi secondi e poi mi sono risvegliato. Io sono sicuro di non aver avuto un colpo di sonno, non mi succede mai, eppure... La sensazione era la stessa, anzi, mi sentivo debole e appesantito, e questa sensazione me la porto ancora appresso"
    Qualche attimo di riflessione, concentrandosi su se stesso e su cosa provava mentre, ora, ne parlava con qualcuno e ad alta voce.
    "In effetti mi sento ancora strano, ma strano non è il termine esatto... Non riesco a definire il mio stato"

    Era sicuro di non essersi addormentato, lo era eccome, al 100% e quel fatto l'aveva turbato non poco. Era stato quello il motivo per cui aveva continuato a guardarsi le spalle fino a quando Jesper non era sparito inghiottito dal bosco e dal nero della notte.

     
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    Quel gesto di vedere l’altro scostare il capo non l’aveva gradito molto. Perché lui era fatto così. Erano piccole cose che non gli riusciva di tollerare. Eppure non aveva detto nulla perché anche quello faceva parte della sua persona. Osservava, memorizzava, catalogava, tutto stipato perfettamente in un cassetto della sua mente. Poi lo aveva lasciato fare. Bere l’acqua e cominciare il suo racconto.
    E aveva ascoltato. Tutto ogni singola parola, senza spostare lo sguardo e senza quasi battere le palpebre. Lo conosceva e probabilmente l’altro non si sarebbe aspettato nulla di diverso da qualcuno come lui.
    «Ok…» aveva quindi risposto appena gli era parso che il discorso fosse giunto a termine. Solo quello mentre la sua mente vagava alla ricerca di una soluzione e una ricostruzione accurata dei fatti.
    Aveva lasciato che il silenzio si propagasse, per un po’ nella stanza mentre formulava le sue ipotesi, madre metteva su un tavolo immaginario quei pochi dati che l’altro gli aveva lasciato per poter trovare una qualche soluzione all’intera vicenda.
    Forse non lo aveva detto esattamente e apertamente, ma aveva avuto l’impressione che l’altro si fosse spaventato. E che quello che lo aveva spaventato ora gli facesse temere perfino lui. Altrimenti perché aveva evitato quel contatto?
    C’erano stati pochissimi casi in cui era stato rifiutato e uno di questi era stato quando l’altro aveva compreso la sua natura.
    Che poi a dirla tutta compreso era una parola grossa. Diciamo che si era trovato nell’estrema condizione di farsi scoprire o lasciarci la pelle entrambi.
    Ma ora il discorso era una altro.
    «Sai Dairo, ci sono due modi per volare. O hai le ali o conosci qualche trucchetto.» si era fermato per un mezzo istante spostando lo sguardo prima di tornare sulla figura dell’altro «O entrambe le cose….»
    Lo aveva osservato ancora «Ti ha innervosito, questo è certo.» aveva aggiunto quasi quella fosse la premessa a un qualcos’altro di molto più profondo «Prima di continuare. Sai potrei aiutarti a calmarti se me lo permetti. Potrei farlo comunque, ma preferisco chiedertelo. Mi sembra che tu ne abbia passate già abbastanza per questa notte.»
    Poteva? Sì poteva, conosceva di fatto un paio di trucchetti anche per quello, ma visti i precedenti fra loro due aveva deciso da ormai diverso tempo di usare delle politiche più efficaci nei suoi confronti. Ovvero chiedere prima di doversi ritrovare a dare spiegazioni ad un qualche suo atteggiamento che avrebbe finito per ritrovarsi rinfacciato a vita.
    «Piuttosto… perché hai inventato un gatto?» Aveva chiesto così di punto in bianco come se le due cose fossero in qualche modo collegate.
    Non lo erano ovviamente. Quello era sol un altro punto del racconto che voleva approfondire e, sebbene la parte più interessante fosse quella che riguardava la fine di quell’incontro, trovava di gran lunga più utile metterlo a proprio agio con qualcosa di più semplice prima di arrivare a quello che avrebbe richiesto maggiormente la sua attenzione.

     
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    Aveva scostato di poco il mento semplicemente perché voleva essere lui a decidere da chi e quando farsi toccare, fosse anche il semplice gesto di farsi prendere per il mento. In realtà quel tipo di atteggiamento è più intimo e personale di quanto sembra, nessuno si lascerebbe mai prendere per il viso alla sprovvista o da uno sconosciuto, oppure in una situazione fuori luogo. Ma a Daisuke in quel momento semplicemente non andava di sentirsi le mani addosso, e ciò non significava che tra qualche minuto non lo avrebbe concesso o non sarebbe stato lui per primo ad avanzare verso l'altro una volontà come quella, per il momento voleva che le cose andassero così. Sperava che Key l'avrebbe compreso e non se la fosse presa.

    Intendi dire che ha volato senza avere le ali?
    Ora era ancora più confuso di prima perché era certo che per librarsi in aria o per atterrare a terra, qualsiasi creatura in grado di volare, che sia un essere sovrannaturale o un uccello, dovesse avere bisogno di un paio di ali. In fondo lui Key l'avea sempre visto con quelle, o almeno ricordava così, ed ora era sprofondato in una riflessione che l'aveva spinto ad abbassare lo sguardo assorto e farlo girare per il pavimento senza seguire una traccia predefinita né senza avere una meta. Aveva mai visto Key volare senza ali?
    Aggrottò la fronte, anzi meglio dire che rimarcò quella che era già la fossetta che aveva tra le sopracciglia mentre ripensava alla proposta di Key di lasciare che fosse lui a calmarlo. Nella sua testa erano diversi i modi per calmarlo, poteva essere un buon dolce, una tisana, qualche effusione o addirittura del sesso fatto senza fretta o altro, ma in quel momento non poteva sapere cosa avesse in mente Key. Erano quelli i suoi modi di fare che dopo tutto il tempo che si frequentavano ancora non riusciva a decifrare e capire, e quasi sempre in lui tornava a galla quella diffidenza che si era radicata dalla notte in cui per un caso puramente fortuito aveva scoperto la vera natura dell'Angelo. Purtroppo per lui, ma anche per Key, quel sentimento non era affatto morto, semmai solo seppellito e usciva fuori ogni volta che ne aveva l'occasione. Daisuke da parte sua ci metteva impegno per non dargli troppa retta, ma gli veniva ancora difficile vista la scottata che ci aveva preso. In realtà quella scottata si era rivelata essere una vera e propria usctione che aveva lasciato in lui il segno.
    Va bene, fai pure...
    Rispose cercando con tutto se stesso di essere disponibile e accomodante, come Key l'aveva conosciuto. Fu lui stesso infatti a poggiare piano la tempia sulla sua spalla, un po' per capire come aveva intenzione di muoversi e un po' perché quello che gli era stato detto essere stato un sonno brevissimo, di pochi secondi, l'aveva scosso come se avesse dormito per almeno dieci ore!

    Ho dovuto inventare un gatto perché io ero trasformato in gatto
    Disse ormai poggiato alla sua spalla, mentre sorseggiava l'ultimo goccio di acqua.
    Per poter riprendere le mie sembianze ho dovuto rendermi invisibile prima e scappare poi nel mio nascondiglio per poter fingere di essere io ad aver perso quel gatto che loro, cioè il tizio e la mocciosa fantasma, avevano visto prima. E così è nato Sylvester che altri non era che il qui presente

    A ripensarci non era così sicuro se quei due avevano capito che Sylvester e Daisuke erano la stessa cosa, ma pensare troppo a quello poteva scatenare un vortice di pensieri e considerazioni che non era il momento di fare, non in quel frangente.
     
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    Lo osservava. Nei movimenti, atteggiamenti, in tutti quei piccoli segni che potevano indicare qualcosa su quello che doveva essere lo stato d'animo del Mannaro e conseguentemente su come lui avrebbe dovuto agire. Lo conosceva ormai da molti anni e forse magari non aveva capito abbastanza di lui, ma qualcosa al fin dei conti doveva pure saperla. Per quello aveva aspettato, un segnale o qualunque altra cosa che gli permettesse di capire.
    E sì, aveva ascoltato quella domanda sul volare senza ali. «Sì e no.» aveva risposto. «Nel senso...» e aveva fatto una breve pausa quasi fosse indeciso su come proseguire «Non ho piacere a riportare a galla certi eventi, ma credo sia il modo più semplice di spiegarmi. Ti ricordi quella notte del patto quando sei rimasto sollevato da terra?» aveva atteso qualche istante per verificare che l'altro avesse bene inteso a cosa si stava riferendo «Beh, quello è un modo. Chiaramente non è proprio volare nel senso stretto del termine, ma può sembrarlo in un certo senso. Almeno vista dall'esterno, non so se mi piego.»
    Lo stava osservando pronto a cogliere una qualunque reazione che fosse di meraviglia o stupore, o ancora di biasimo proprio per aver riportato in auge gli eventi di quella notte dove tante cose, compreso il rapporto che c'era stato fra loro due, era cambiato per sempre.
    «Oppure le ali c'erano, solo che non potevi vederle.» l'aveva buttata lì, ma sì, dopotutto, anche quella era un'opzione. Un'opzione che a dirla tutta lui non amava particolarmente perché le sue ali gli piacevano, ma che in determinate circostanze poteva rivelarsi anche utile.

    "Fai pure" erano quelle le parole che aveva voluto sentirsi dire e che gli erano riecheggiate nella mente. Era forse fiducia quella che l'altro gli stava offrendo? Il fatto che gli avesse poggiato il capo sulla spalla gli faceva presupporre di sì e lui non poteva esserne che contento. Così aveva fatto appello a tutta la calma che aveva in corpo e farla fluire da sé stesso verso l'altro in modo che potessero in qualche modo condividere quello stato. E quindi aveva tentato anche di portare la mano ad accarezzargli i capelli, sempre ammesso e non concesso che l'altro glielo avrebbe permesso e non lo avrebbe allontanato come aveva fatto poco prima.

    Aveva nel frattempo ascoltato anche la storia di Sylvester che poi non era altri che Daisuke stesso.
    «Beh, il fatto stesso che se ne vada in giro con una bambina fantasma è peculiare per un essere umano. Sicuramente non è un tipo comune. E se ci aggiungiamo il fatto che abbia "volato" per così dire, aggiunge un altro pezzo alla composizione del puzzle.»
    E quella in fondo era una cosa su cui riflettere. E doveva capire, bene, esattamente dove Daisuke avesse incontrato questo individuo.



    CITAZIONE
    Simbiosi:
    Quest´abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all´angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell´animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d´animo con quello dell´altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l´angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell´angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l´angelo non può piegare completamente lo stato d´animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l´angelo trova una forte resistenza e un´altrettanta forza d´animo, l´abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all´omicidio o al suicidio.
    - Durata dell´abilità: max 5 turni (per dare modo all´utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po´.)
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    La richiesta di tornare alla notte del patto non gli aveva fatto molto piacere, non per il fatto in sé poiché l'aveva voluto lui dopo tutto, ma per tutto il contorno di fatti che l'avevano caratterizzata e che l'avevano resa uno dei capitoli peggiori della sua vita. Tuttavia era rimasto impassibile nell'espressione del viso, non aveva lasciato trapelare nulla in quel senso, e si era concentrato sul momento suggerito da Key. Era vero, ad un certo momento si era sentito sollevare da terra, cosa che lui non era affatto in grado di fare, e si era spaventato perché non era riuscito a capire quale fosse stato il trucco, e dopo tutto nemmeno lo aveva mai chiesto a Key perché non voleva tornare mai troppo spesso sull'argomento.
    Intendi dire che qualcuno o meglio dire qualcosa mi ha sollevato da terra?
    Cercava di collegare i due fatti, quello nella cripta e l'altro di poco prima nel bosco e sebbene si stesse sforzando non trovò alcun nesso tra le due cose.
    A me sembrava che il tipo stesse proprio volando... Solo con delle ali invisibili. Era come se fosse... come se fosse assolutamente sicuro di sé in quello che faceva. Sembrava uno di quei cherubini rappresentati nei quadri, sospesi in aria, le gambe tese ma leggere... Non so cosa dirti. Tu hai qualche idea? O meglio, se mi stai facendo l'esempio nostro di quella sera è perché hai qualcosa in più da dirmi, non è così?
    Ammise a se stesso di essere curioso di sapere come fosse stato sollevato dal suolo quella volta, e soprattutto capire se quell'evento appartiene alla stessa tipologia di quello di poco prima. Ovviamente lui non era al corrente del fatto che l'uomo che aveva conosciuto prima nel bosco era un angelo nero, ma sul fatto che fosse una creatura non umana ne aveva tutte le certezze del mondo!

    Beh, che non fosse un semplice umano l'avevo capito. Dopo tutto non ho mai visto un essere umano sollevarsi da terra così, senza nessun ausilio aritificiale. Qualcosa dovrà pur essere. Un demone forse?
    L'aveva buttata così a caso mentre lasciava che lo sguardo vagasse per l'ambiente senza focalizzarsi su punti ben precisi, bensì cercando di riportare alla mente l'immagine dell'Angelo.
    Si sentiva anche parecchio calmo rispetto a poco prima anche se la stanchezza, o meglio dire quella sensazione simile alla stanchezza, perdurava ancora. Chiuse gli occhi e non per dormi, ma per carcare in qualche modo di capire se quel velo, quella coltre di calma che gli era calata addosso dipendeva da chi aveva accanto. Lasciò che tutti i suoi sensi si aprissero a 360° tranne la vista, come fiori pronti ad accogliere il calore del sole. Sulla pelle sentiva come se quella coltre di calma gli scivolasse addosso portandolo a schiudere appena gli occhi come a volersi accertare che nulla di concreto si stesse verificando in quel senso. Era ancora lì sul divano, con il viso poggiato alla spalla di Key e niente più, a parte la sua mano che si era mossa in direzione della propria testa come se volesse infilarla. Lo lasciò fare, dopo tutto se quel velo di calma dipendeva in qualche modo da una sorta di potere messo in atto dall'Angelo, allora che facesse pure dato che cominciava a sentirsi appena più sollevato, o meglio dire tranquillo.
    Nel frattempo però il flusso di ricordi dell'avventura appena passata cominciavano a tornare come un fiume in pena, forse ciò dipendeva dal fatto che aveva lasciato i sensi agire liberamente e il suo subconscio stava cominciando ad elaborare i fatti e le immagini e a mostrarglieli sottoforma di suoni, immagini, odori... sensazioni. Improvvisamente riaprì del tutto gli occhi ricordandosi di un particolare.
    Mi ricordo che era a caccia di licantropi! Ecco perché avevo deciso di prendere le sembianze del gatto e non della lince! e soprattutto di non far capire che quel gatto ero io!
    Già, ricordava di aver fatto tutta una serie di ragionamenti logici e grazie a quelli di aver deciso di non mostrarsi in forma mannara, ma come un semplice gatto che per dispetto al suo proprietario aveva deciso di allontanarsi. Ecco la ragione di aver inventato il gatto Sylvester!
     
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    Lo sapeva che ritirare fuori quegli argomenti e quegli eventi era un rischio non da poco, tuttavia era il solo modo che gli era venuto in mente per dargli un qualche indizio di come potesse funzionare.
    Spostava lo sguardo dall'altro a un punto imprecisato davanti a sé mentre accarezzava i capelli biondi che si ritrovava a ricadere sulla spalla. Daisuke non li aveva mai cambiati da quando lo conosceva. Li aveva sempre avuti a quel modo, morbidi, ricci e biondi. Lui al contrario aveva cambiato spesso colore e taglio, quasi sentisse un vero e proprio bisogno di mutare il proprio aspetto come se con quello potesse scandire il passare del tempo che per lui, almeno se faceva il confronto con il ciclo medio di un essere umano, sembrava non scorrere mai.
    Aveva sorriso a quella domanda sul fatto che potesse avere o meno qualcosa in più da dirgli in merito a quella faccenda.
    «Mi conosci, no?».
    Dopotutto l'aveva mai visto l'altro fare o soprattutto dire qualcosa senza che non ci fosse una ragione precisa alle spalle? Chiaramente la risposta non poteva essere altrimenti che no. Fin da quando si conoscevano aveva sempre soppesato ogni suo gesto. Abitudine probabilmente perché continuava a farlo anche ora che tutto sommato le carte erano state scoperte. Era più forte di lui, non riusciva proprio a farne a meno di dover valutare sempre tutti i pro e i contro di ogni possibile situazione.
    «Vuoi una dimostrazione pratica?» non sapeva nemmeno lui come gli fosse saltata in mente quella domanda, fatto stava che forse quello era un metodo ancora più semplice per cercare di capire quello che doveva essere successo lì in quel bosco non lontano da casa sua. Anche perché se c'era questa creatura che se ne andava girando per quelli che erano i suoi spazi, beh voleva saperlo e soprattutto cercare di capire se dovesse considerarlo come qualcuno che aveva intenzione di farla nel suo giardino.
    Tuttavia il problema era un altro. Dargli quella dimostrazione significava mettere a freno quell'altra sua capacità, ovvero quella che in quel momento stava generando quell'effetto calmante sull'altro. Lo aveva guardato come a dirgli che dopotutto la scelta era la sua, perché dopotutto era abbastanza scontato che se voleva fargli vedere come funzionava una capacità del genere allora doveva alzarsi di lì.
    «Un demone?» era un'ipotesi interessante, dopotutto anche lui aveva avuto a che fare con alcuni demoni in passato e qualche piccolo esempio delle loro capacità lo aveva avuto. «Beh, sì, immagino che almeno alcuni di loro siano in grado di farlo. Insomma non so se lo sappiano fare tutti, ma sono sicuro che almeno qualcuno sì, ne sia perfettamente in grado.» Una risposta sincera, del resto non aveva nessun motivo di mentirgli e nemmeno di omettere determinati particolari visto che entrambi stavano ragionando sulla stessa cosa. E dopotutto se volevano davvero arrivare a una soluzione di quell'enigma era necessario che ognuno facesse la sua parte. «In un certo senso è come dici tu. Sono ali, ma non sono realmente delle ali fatte di piume, carne e ossa.» aveva cominciato a spiegare «In un certo senso si tratta di condensare una forma di energia in modo tale che svolga le stesse identiche funzioni che avrebbero dovuto svolgere le ali. Ma ti confesso non è una cosa che mi piace. È faticoso, richiede concentrazione e poco pratico. È abbastanza difficile riuscire a percorrere grandi distanze in quel modo. Se non strettamente necessario per quanto mi riguarda preferisco le mie ali vere.»
    Oh, al diavolo! Dopotutto se la sua natura lo aveva dotato di quella forma perché non avrebbe dovuto utilizzarla? E poi la sensazione era completamente diversa, almeno per quanto lo riguardava.
    Ma non aveva avuto troppo tempo per soffermarsi su quelle elucubrazioni perché l'altro aveva proseguito con un punto che aveva richiamato a sé la sua intera attenzione. «Come scusa?» che voleva dire che quel tipo era caccia di Licantropi? E soprattutto cosa se ne faceva una volta che li aveva catturati? Ma più importante, c'era davvero il rischio che mettesse le mani su quello che era il suo di Mannaro? L'idea non gli andava molto a genio e probabilmente la cosa era anche percepibile. E in ogni caso se non si fosse limitato solo ai Mannari? Se avesse poi cercato altre creature? La cosa, a dire il vero, lo preoccupava e non poco perché significava che avrebbe dovuto guardarsi le spalle e possibilmente guardarle anche all'altro. E la cosa un po' lo seccava, perché dopotutto ci aveva messo un po' a stabilire la sua posizione in quella città e certo non gli piaceva pii troppo l'idea di dover nuovamente mettersi a spiegare a chi non dovevano essere pestati i piedi e nello specifico intendeva se stesso.
    «Spiegati meglio, per favore.» aveva quindi aggiunto quasi volesse chiedere all'altro di scavare più a fondo in quel ricordo, che forse poteva anche trasformarsi in una chiave di lettura dell'intera vicenda.


    CITAZIONE
    Simbiosi:
    Quest´abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all´angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell´animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d´animo con quello dell´altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l´angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell´angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l´angelo non può piegare completamente lo stato d´animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l´angelo trova una forte resistenza e un´altrettanta forza d´animo, l´abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all´omicidio o al suicidio.
    - Durata dell´abilità: max 5 turni (per dare modo all´utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po´.)
    Turno 2

     
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    Subito dopo aver accennato a Jesper, così si chiamava, l'aveva incontrato nel bosco perché era in battuta di caccia aveva avvertito un brusco cambiamento di umore in Key, un po' per la propria empatia e perché i due erano ancora legati da quel potere che Key stava esercitando su di lui. Non sapeva bene cosa fosse, ma se sino a poco prima era stato tranquillo, ora avvertiva quella sorta di nervoso anche dentro di sè, cosa che lo spiense a separarsi dall'altro e guardarlo per cercare di capire se quella sensazione veniva da lui.
    Sono certo che era a caccia e dato che l'ho visto anche planare a terra come fosse stato in volo deduco che non sia un semplice umano, magari anche uno stregone o un mago. Non lo so, ma è certo che ha legato questa notte e la caccia alla Luna piena, oggi assente
    Nella sua testa, mentre parlava, si stavano susseguendo tutta una serie di supposizioni e teorie che faticava a mettere in ordine logico per poterle spiegare a Key. Stava iniziando ad andare in confusione, ed era visibilmente innervosito per questo.
    Disse precisamente queste parole 'Lo sapevo, senza luna piena è impossibile... O magari non ce n'è neanche uno da queste parti!'. Ho pensato subito che si stesse riferendo ai mannari, quale altro animale può essere trovato e predato con la Luna piena? Solo uno come me!
    Teneva lo sguardo fisso in un punto imprecisato mentre cercava di trovare un'altra possibile teoria a quelle parole, però in quel momento non gli sovveniva nulla di plausibile.
    Ricordo anche un particolare, ora che ci penso, che nel momento in cui ha teso la mano verso di me per accarezzarmi, ho avvertito sensazioni contrastanti: da una parte aveva desiderio affettuoso di farmi le carezze, ma dall'altra c'era qualcosa di morboso e allettante in lui che mi ha costretto a mettermi in allarme. Ero già nella forma di un gatto comune, ma avevo tutti i sensi in allerta

    Di nuovo cominciava a sentirsi irrequieto e c'era la buona possibilità che Key, ancora in simbiosi con lui, potesse avvertire quello stato d'animo, ma ormai il meccanismo era iniziato e sarebbe stato difficile fargli cambiare rotta.

    Si alzò in piedi dal divano interrompendo anche il contatto fisico con l'Angelo, ed eretto di fronte a lui lo fissava diritto negli occhi.
    Ho bisogno di capire, o per lo meno di provare a farlo
    Disse facendo un passetto indietro come se avesse cercato una prospettiva migliore in vista di quanto avrebbe potuto vedere da lì a poco.
    Fammi vedere come funziona questa storia di volare senza ali. Non su di me, su di te. Voglio vedere se la scena è la stessa che ho visto poco fa
    Aveva ancora bene impressa in mente la scena di Jesper che planava dall'albero in quel modo, come un angelo sceso dal cielo. Tuttavia il fatto di non sapere con chi aveva avuto a che fare e soprattutto aver permesso a quella creatura sconosciuta e potenzialmente pericolosa di agire indisturbata nella sua mente lo innervosiva. Era quasi certo che quella sensazione di aver dormito era dovuta a qualche potere da lui messo in atto. Se fosse stato così, a che scopo? Semplice metaforica messa in mostra dei muscoli? E se fosse stato per quel motivo, perché? Semmai si fossero rincontrati Daisuke sarebbe partito prudente, cauto e diffidente nei suoi confronti, perciò cosa ci avrebbe guadagnato Jesper a interagire con una persona che non si fidava di lui?
     
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    Si era reso conto, in qualche modo, che quei pensieri che lo avevano turbato avevano finito per colpire anche l'altro. Non era stata la sua intenzione e anche per quel motivo aveva lasciato che quella connessione si sciogliesse mentre vedeva l'altro farsi distante.
    «Mi preoccupa sai? L'idea che chicchessia abbia deciso di mettersi a caccia di Mannari o di qualunque altra cosa. Nello specifico se questo qualcuno non è umano. Se lo fa ha sicuramente uno scopo ed è ben consapevole di quello che cerca.» aveva risposto «Ma se un umano può essere pericoloso, chiunque abbia doti extra può esserlo molto di più.»
    Era rimasto dunque in silenzio per qualche altro istante ragionando su quanto gli era stato appena detto.
    E aveva pensato a tutto il tempo che lui e l'altro avevano trascorso insieme, prima che la sua natura venisse svelata. E aveva ripensato a quel momento, quello in cui Daisuke gli aveva accennato che da lui non percepiva niente e che per tanti anni che si erano frequentati non aveva mai percepito nulla della sua natura sebbene ne avesse subito le conseguenze come quel famoso incidente. E si stava chiedendo se quella creatura, qualunque cosa fosse, avesse un modo di agire molto simile al suo. Però, Daisuke da quel tizio qualcosa aveva percepito ed era quello strano contrasto fra qualcosa simile all'affetto e qualcosa di morboso e allettante. Poteva capire la seconda parte, insomma era qualcosa che aveva sperimentato lui stesso. Del resto non c'era qualcosa di morboso anche in quello che li legava? E allo stesso tempo non era pure allettante? Si era indagato spesso su quello strano rapporto che c'era fra loro due. Lui non aveva mai provato qualcosa di simile all'affetto per l'altro. Eppure al di là del patto c'era qualcosa che li univa in una sorta di strana alleanza. Dopotutto se egli stesso si fosse trovato in una situazione avversa dove altro sarebbe potuto correre se non da Daisuke? E allo stesso modo l'altro si era presentato a casa sua ben consapevole di quello che lui era e delle conseguenze che erano dettate dalla sua natura. La si poteva chiamare fiducia? Forse la fiducia era solo un fattore di tutto quello, ma ora come ora non importava. Quello che importava, invece era che c'era un problema da risolvere e quel problema riguardava quello strano individuo che aveva accompagnato il Mannaro fino alla porta di casa sua e che andava anche a caccia di Mannari. L'unica nota positiva, in tutta quella faccenda, era che se davvero si fosse presentato lì a cercarlo, avrebbe trovato una bella sorpresa ad attenderlo. Del resto Daisuke era la sola persona che poteva bussare alla sua porta con una valida ragione, la posta se la faceva consegnare in ufficio proprio perché lì non ci voleva nessuno.

    Da quei pensieri, in ogni caso, lo aveva distratto quella richiesta dell'altro di poter osservare come funzionasse quella cosa del volare senza ali. «D'accordo...» aveva risposto, che tanto ormai non aveva granché da nascondere all'altro «Vuoi che andiamo in giardino per una dimostrazione più realistica? Che so, mi lancio da una finestra o appunto da qualche albero?»


    CITAZIONE
    Simbiosi
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