Che lo Sforzo sia con te!

Giocata per Ashardalon

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    Ursa Powaqa Walkers

    ஐPerdersi non è mai una buona idea... ovunque sia il tuo labirintoஐ



    lamp_0
    Giovedì sera. Ore 22.30. Zona di confine fra i quartieri medi e quelli bassi.

    Il suono di risate ovattate si spandeva nel piccolo viottolo ed all'imboccatura di esso, una strettoia tra le case ed i palazzi che terminava in un grazioso vicolo cieco in cui era stato montato un vecchio lampione dall'aria compunta. Chiunque si fosse affacciato all'imboccatura avrebbe assistito ad una scena che poteva benissimo esser uscita da un film: la calda luce giallognola del lampione ammantava la minuscola vietta di quella magia da vecchia pellicola, insinuando fra le foglie cadute, le biciclette addormentate e le scure porte chiuse una sensazione di famigliarità e coinvolgimento. Come coccolate dalla luce del lampione vi erano varie figure che chiacchieravano, ridendo e schiamazzando fra loro, ebbre della serata invernale frizzantina e di cosa le aspettava di lì a breve.

    Erano presenti sette donne e tre uomini, chi più giovane, chi più vecchio. Il chiacchiericcio sulle loro labbra ad addensare parole nel vapore delle loro bocche, riempiendosi di sorrisi ed aspettative.
      "Chi ha scelto stasera?" aveva chiesto un signore attempato.
      "Ursa è la colpevole"
      "Ehi... se volete appendermi per le orecchie al lampione almeno fatelo a fine film!"

    Avevano riso tutti. Anche Ursa. Piccolina nel suo enorme cappotto di pelliccia grigia, il cappuccio tirato sulla fronte ed ornato di orecchie tonde da orso e da cui spuntava una treccia di dread biondi e capelli rossi.
      "Faremo di peggio!" minacciò scherzosamente una ragazza, puntando un dito contro Ursa "Spolvererai da cima a fondo il Chat Noir"
      "Finirò per diventare anche io polvere se ci provo e sarò costretta a risorgere e ricominciare" commentò ridendo la rossa.
      "Come mai non entriamo?" una domanda lasciata da qualcuno una volta terminato l'ennesimo scroscio di risa.
      "Sto aspettando una persona." aveva prontamente risposto l'alchimista, guardando l'orario un vecchio casio color acciaio al polso. "Voi comunque entrate, lo accompagno io di sotto appena arriva"

    cafe
    C'erano state insinuazioni, gridolini più o meno eccitati ed il vociare che andava spostandosi, insieme al piccolo gruppetto, verso un mimetico ingresso a doppia porta, incastrato magistralmente in un muro di mattoni rossi ed attorniato dalle spoglie ramificazioni di un'edera americana nella sua mise invernale. Su di un vetro si poteva individuare la silhouette nera di un gatto, sovrastata dalla scritta 'Chat Noir - Coffè & Book'. Ursa aveva scoperto quel piccolo angolo di mondo per caso, perché una delle proprietarie che aveva tatuato un paio di volte le aveva dato un particolare invito ad una serata film, e da quel momento il Chat Noir era diventato il luogo preferito dove andare a far rifornimento di caffè, libri leggeri, chiacchiere e risate. Per non parlare della serata 'It was all a Dream': Ida, la giovane proprietaria, apriva il privé del Chat Noir due o tre volte al mese per un ristretto gruppo di persone, amanti del cinema, e proiettava nella saletta nascosta un film scelto dai componenti. Alcol, risate e buona compagnia erano sempre presenti in quel piccolo circolo di conoscenze ed Ursa aveva preso la palla al balzo per invitare qualcuno: Raffaello Riva. Era stata un paio di volte nel suo negozio, totalmente a caso, alla ricerca di oggetti curiosi da mettere in casa ed una bassissima vibrazione le era corsa lungo la schiena, come lo zampettare di formichine, quando l'aveva incrociato. Le era parso strano, una sensazione totalmente a caso, ma che un po' le aveva ricordato la prima volta che aveva incontrato Brynhild. Fatti i dovuti e meccanici collegamenti mentali, svolte le necessarie ricerche aveva iniziato a pensare che sotto l'aspetto d'uomo gentile e compunto ci fosse ben altro. Ora sperava solo che il suo invito non finisse bellamente cestinato. Un sorriso sbarazzino le si dipinse sulle labbra scure: chiunque con un po' di sale in zucca non avrebbe accettato di trovarsi con dei perfetti sconosciuti ad un raduno di pochi psicopatici per vedere un film... anche se lei si era buttata senza troppo pensarci, una cosa che faceva di rado, ma il suo intuito aveva centrato in pieno la situazione e con dei riscontri estremamente piacevoli.

    Ricordava ancora quando aveva ricevuto la busta, bianca ed anonima, ma dal cui interno si era palesato una cartolina viola su cui campeggiava la scritta in giallo neon 'It was all a Dream' e dietro la si invitava ad un'esclusiva serata di cinema d'autore. Ricordava ancora le parole: 'Gentile Dreamer, siamo lieti di invitarla a prender parte ad una serata cinematografica esclusiva presso il café Chat Noir. Saremo estasiati nell'accoglierla in questo unico circolo di affezionati.'. Sul fondo della cartolina erano poi vergati il giorno, l'ora e l'indirizzo del posto. Non si era scomposta quando aveva ricevuto la lettera, anzi era stata estremamente felice ed era corsa all'appuntamento senza pensare alle conseguenze.

    Si domandava, ora, se il nuovo invitato sarebbe stato altrettanto entusiasta di raggiungerli, ben conscia del fatto che non fosse una pratica tanto comune- soprattutto visto il periodo storico- ricevere inviti non firmati a qualcosa di potenzialmente losco da persone che non si conosceva.

    Gli occhi chiari dell'artigiana si fissarono sulla porta del cafè che andava chiudendosi silenziosa, lasciandola avvolta nella luce del lampione su cui posò poi lo sguardo. Vi si appoggiò contro con la spalla, il metallo freddo che l'accoglieva.
      "Siamo rimasti solo noi, vecchio mio." assentì l'alchimista rivolta all'allampanato e silenzioso interlocutore metallico."Prossima volta mi devi portare a Narnia... non accetto un no come risposta, se no sarà meglio per te che ti trovi un'altra accompagnatrice!"

    Il chiarore del lume da strada s'insinuò come dita auree nel cappuccio: Ursa aveva abbandonato per quella sera il trucco, lasciando a nudo un viso che a stento dimostrava la sua età, labbra scure sorridenti come gli occhi quasi dorati.

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    Raffaello camminava per la strada trasportato dallo schermo del suo cellulare che lo conduceva tra le vie della città. Aveva lavorato parecchio in questo periodo e fu sorpreso di ricevere un invito ad un circolo di amanti del cinema, non aveva idea del perché lo avessero invitato, in città conosceva due persone e nessuna delle due sembrava il tipo d'uomo che organizza serate del genere, ma era da tanto che non prendeva un po' di tempo per dedicarsi alla visione di qualche pellicola. Il poco tempo libero che aveva lo dedicava interamente al suo cucciolo che lo rimproverava ogni sera con lo sguardo per essere così assente, e aveva ragione. Per l'occasione aveva comprato una bottiglia di vino da gustare insieme a chi ci sarebbe stato, alla peggio si sarebbe congedato a fine serata per non tornarci più, non aveva nulla da perderci. Si strinse nella giacca di pelle mentre continuava a seguire le istruzioni automatiche, quello che odiava degli inviti a sorpresa era che non sapeva mai come vestirsi, quindi aveva optato per una camicia bianca con maglione di lana e pantaloni eleganti. Mentre seguiva il gps cercò di fare mente locale su chi poteva averlo invitato, gli venne in mente un signore che aveva speso in negozio l'ultima settimana comprando regali per le sue varie amanti, un ragazzo con cui aveva trascorso del tempo a conversare di videogiochi mentre l'artigiano preparava una confezione regalo per la fidanzata del giovane, e una donna più o meno della sua età con tatuaggi e un'acconciatura decisamente particolare, lei gli era rimasta in mente non tanto per gli acquisti ma perché aveva fatto scattare il suo sensore magico, era stato decisamente un'ottima aggiunta.
    Il gps segnò l'arrivo a destinazione, un vicoletto con un lampione che sembrava uscito da "il leone, la strega e l'armadio" illuminava una donna avvolta in una pesante pelliccia e la vetrina di un negozio con l'adesivo di un gatto nero, l'insegna del negozio recitava "Chat Noir - Coffè & Book", il posto era quello. Spense il navigatore riponendo il cellulare nella tasca dei pantaloni e si avvicinò alla donna preparandosi in mano il biglietto, quando fu abbastanza vicino la riconobbe e la salutò "Ciao, questo è tuo vero?" chiese mostrando il biglietto.
     
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    Quando Ursa distolse lo sguardo si rese conto di non esser più sola: davanti a lei, nel cono di luce del lampione, si era aggiunto un nuovo protagonista. L'artigiana inclinò un istante la testa, come un cane che curioso fissa la sua attenzione su qualcosa, riconoscendo il proprietario del negozio di antiquariato. Aveva un aspetto meno informale, ma non certo meno elegante.
      "Ciao, questo è tuo vero?" le aveva chiesto lui, mostrandole l'invito del Chat Noir.

    Con una certa teatralità l'artigiana iniziò a tastare la spessa pelliccia grigia, alla ricerca di qualcosa, quasi si fosse dimenticata di dove avesse messo il proprio di biglietto.
      "Ecco dov'era finito!" ribadì, battendosi il palmo della mano sulla fronte. "Alla dogana per Narnia non mi avrebbero lasciata passare... ultimamente sono pignoli in fatto di viaggi extra-dimensionali, soprattutto dopo quel casino con principi, principesse e re leoni." rise un istante, staccandosi dal lampione ed avvicinandosi all'uomo con la mano tesa. "Scusami, sono elettrizzata... cioè... sono Ursa, non elettrizzata... anche quello, ma solitamente sono solo Ursa. E sì, l'invito è mio. Ma stai tranquillo: l'unica psicolabile e nevrotica l'hai appena conosciuta. Ora è tutta in discesa"

    Prese un bel respiro cercando di darsi una controllata. Quando si trattava di conoscere persone nuove si faceva prendere da una smania logorroica, quasi le avessero iniettato una bella dose di adrenalina ed ora si trovasse a dover controllare l'esuberanza in malo modo.
      "Se vogliamo entrare ti spiego come funziona... ho un po' di problemi con il freddo" fece lei, mentre lo precedeva nella libreria.

    L'interno del locale pareva riprodurre perfettamente il detto 'le apparenze ingannano': da fuori poteva sembrare un localino minuscolo e claustrofobico, strizzato fra le varie abitazioni che lo circondavano, ma entrati si veniva accolti da alti soffitti e scaffali, lunghi tavoli pieni di libri, inframezzati da tavolini e divanetti, ed a metà del grande stanzone era presente un modesto bancone, il tutto in pieno stile industrial.
      "Siamo un gruppo di una decina di persone che si trova quando può per vedere film. A turno si propone qualcosa e si viene qui. Ida, la proprietaria, ci mette a disposizione il privé e quello che ci può servire per la serata. Non c'è bisogno di essere assidui frequentatori o dover per forza parlare con gli altri, ma spesso si finisce per sentirsi a casa e l'essere in pochi ci fa sentire più uniti ed un po' meno soli in una città così grande." iniziò l'artigiana richiudendo la porta del locale alle loro spalle, per poi andare a togliersi la pelliccia e lasciarla sulla sedia di uno dei tavolini insieme alle altre. Sotto l'ampio soprabito indossava un dolcevita nero ed un paio di pantaloni rosso cupo. "Qualche domanda prima che scendiamo?" terminò lei con un caloroso sorriso.


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    A quanto pare non era l'unico convinto che quel lampione provenisse da Narnia, meglio così, avere punti in comune con almeno una persona del gruppo di appassionati era una piccola garanzia di non trascorrere la serata in silenziosa compagnia del bicchiere di vino. Quando la donna si presentò non poté trattenere il suo sopracciglio sinistro dall'alzarsi, ne aveva viste di presentazioni ma mai così e da una parte sperava che l'avesse fatto apposta per cercare di metterlo di buon umore. Quando Ursa entrò nel negozio lui la seguì senza farsi pregare, ormai era in ballo e bisognava ballare, ma si sentì a proprio agio, era un perfetto piccolo angolo di mondo in cui le ore diventano minuti immersi nella lettura di questo o quel volume, se ci fosse stato del perfetto caffè italiano sarebbe diventato sicuramente un appuntamento fisso nella sua agenda.
    Chissà, magari poteva chiedere a questa Ida se riusciva a mettere le mani su qualche libro da rivendergli, sarebbe diventato più che volentieri suo cliente fisso!
    "Ho portato un pensierino, spero ci siano dei bicchieri o vado a procurarmene, sarebbero perfetti dei piccoli calici." disse porgendole la bottiglia, un passito "Ben Ryé". "Bhe la proprietaria ha sicuramente un nome famoso, posso chiedere di Jeff o meglio evitare?" Si tolse a sua volta la giacca sistemandola con cura su una sedia "In effetti avrei un paio di domande" rispose con tranquillità "La prima sicuramente un pò scontata: Perché mi hai invitato?" disse alzando l'indice destro, per poi affiancargli il medio proseguendo "E la seconda sicuramente più importante: Cosa c'è in programma di vedere?" Nonostante parlasse un ottimo inglese era difficile non sentire il suo accento tipicamente italiano, anche se Raffaello cercava di mascherarlo.
     
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    Ursa era andata ad appoggiarsi al bancone, dopo che lui le aveva consegnato una bottiglia di vino, consigliandole di prendere dei piccoli calici, subito seguita dalla domanda su Jeff. Sorrise un momento, distogliendo l'attenzione dal bancone.
      "Dipende se parliamo di Mass Effect o meno" rispose lei, tornando a controllare che vi fosse qualche tipo di bicchiere adeguato al tipo di vino che l'altro aveva portato loro. "Oh, eccoli!" mormorò.

    Fece tranquillamente il giro del bancone, raggiungendo quella parte che era adibita al servizio e che solitamente era preclusa ai clienti, ma la sera il Chat Noir era praticamente dominio di tutti. Ascoltò le domande che lui le fece, fissandolo mentre metteva sul piano in acciaio opaco un bicchiere dopo l'altro, piccole pancine curve che scintillavano nella penombra del locale vuoto. Dodici fiori di gelido vetro perfettamente allineati, seguite da un cavatappi professionale che Ursa porse gentile verso Raffaello.
      "Non sono un granché con i vini, ammetto." fece lei, posando poi i gomiti sul piano. Con delicatezza tolse dal polso sinistro il bracciale di giada chiara, avvertendo fra le dita la vibrazione del serpente verde, e lo posò davanti all'uomo, spingendolo piano verso di lui. Gli occhi chiari di lei parvero scintillare per un momento nell'oscurità, curiosa della reazione di lui. "Per questo. Lo senti, vero? Esattamente nello stesso modo in cui anche io percepisco qualcosa su di te... un brivido, una scarica elettrica, la sensazione di sapere qualcosa ma senza comprendere di cosa si tratti. Per me è come una vibrazione lungo la schiena e la pelle." Lo stesso effetto che provava in quel momento e che aveva sentito le volte in cui si era recata al negozio di lui. Se allora non ne era stata certa, in quanto vi erano altre persone all'interno dell'esercizio, questa volta ne era più che convinta essendoci solo loro in quel momento. Si sentiva curiosa, esaltata della possibilità di conoscere qualcuno che come lei si dedicasse all'operare in una branca unica della magia e, in molti casi, avrebbero potuto collaborare a nuovi esperimenti ed oggetti.

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    Felice di sapere di non aver osato troppo con la citazione, la osservò preparare i bicchieri per la serata, ora sapeva anche quanta gente aspettarsi, dodici persone potevano dare vita ad interessanti discussioni e proporre una gamma di titoli praticamente infinita. Iniziava a piacergli l'idea di far parte di questo ristretto circolo di persone, anche se ancora non aveva conosciuto gli altri. Si avvicinò al bancone accettando l'onere del cavatappi e le chiese "Apro quì o in sala dagli altri?".
    Quando lei si tolse il bracciale, Raffaello si fece sfuggire un breve commento "Opzione tre." lo esaminò senza toccarlo, dalle parole della donna era stato quasi certamente questo oggetto a far scattare il sensore, ma chi poteva dire se era l'unico che possedeva? "So di cosa parli, mi aspettavo un discorso sull'argomento quando ti ho riconosciuta, sei stata nel mio negozio un paio di volte." istintivamente cercò di concentrarsi per aumentare le sue percezioni alla ricerca di altre tracce, sperava di non essere di fronte ad un vampiro, di nuovo. Sia per precauzione sia per ricambiare il favore tornò alla giacca ed estrasse da una tasca interna una fiaschetta da alcolici in argento e la posò sul bancone accanto al bracciale, sperando di non doverla usare, di nuovo. "Uno dei miei primi lavori, magari non sarà elegantissima, ma funziona." commentò cercando di assumere un tono professionale. Forse si stava preoccupando troppo, magari era solo un'altra cliente, magari il signor Celler aveva sparso qualche voce su di lui dopo che lo aveva aiutato a ristrutturare il Moonlight. Questi ed altri pensieri di affollavano nella sua mente in attesa di una reazione alle sue percezioni.

    - Percezione delle aure/del magico: Oltre ad essere un'abilità innata, essa viene comunque affinata nel tempo tramite ulteriore concentrazione ed acquisizione di esperienza. La percezione delle auree o del magico, avviene grazie alle emanazioni di energia di ogni singola creatura oppure oggetto magico, si riesce quindi a stabilire se si ha di fronte qualcosa di meramente o umano oppure qualcosa di più, un oggetto di pura materia inorganica od altro. Le emanazioni di energia vengono immediatamente percepite quando si tratta di creature molto antiche o molto potenti, per gli oggetti se si tratta di incanti molto forti. Di fronte ad un oggetto od una creatura di scarsa potenza (e quindi emanazioni di energia meno intense), sarà più complicato avere una immediata percezione del magico o dell'aura. In mancanza di sufficiente energia per poter determinare l'origine di creature in particolare, ci si potrà affidare all'esperienza d'osservazione acquisita con il tempo, cioè la capacità di osservare i dettagli nell'aspetto o nel comportamento della suddetta. Ad esempio il pallore accentuato, la forma particolare o insolita dei canini, comportamenti prettamente animali o alienati. Il raggio d'azione della percezione ha pur sempre il suo limite, aumentando la distanza tra soggetto e creatura, diminuisce la possibilità di avere percezioni nitide e corrette.
    *N.B.: Le percezioni del magico o delle aure non svelano la natura/razza delle creature.
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    Il ragazzo ha un'ottima memoria, pensò l'artigiana quando lui le riferì di averla riconosciuta. Anche se, visto il suo aspetto, difficilmente era una che passava inosservata; ma era certa che lui si riferisse a quelle sensazioni che quelli come loro probabilmente provavano nello star vicino a qualcuno o qualcosa che possedesse poteri e proprietà non umane. Esattamente come ciò che lei aveva sentito in lui nell'incontrarlo nel negozio.

    Ursa lo fissò incuriosita quando andò a prendere qualcosa dalla giacca, inclinando di lato la testa. Una volta tornato le aveva posato davanti una fiaschetta, sistemandola accanto a Xing Qiao: entrambi oggetti apparivano anonimi, qualcosa che sarebbero tranquillamente entrati nella normalità di un uomo ed una donna, esattamente come un bracciale ed una fiaschetta qualsiasi. Gli occhi dell'artigiana seguirono le linee squadrate e precise dell'oggetto, e delicata allungò un indice per sfiorarne la lucida superficie argentea, mentre la pelle del dito veniva lambita da una sensazione quasi extra-corporea, un piacevole pizzicorio, come se un tentacolo d'energia si fosse stretto attorno alle sue falangi.
      "Io non sono portata per cose del genere" iniziò lei senza distogliere lo sguardo dai due oggetti. "Sono più specializzata in tatuaggi ed a lavorare con l'alchimia... o almeno ci sto provando. Non è facile riuscire a modificare cose che nascono per essere così. "

    Si risollevò e spostò di lato i capelli, prendendo una ciocca rossa vicino al collo e mostrando all'artigiano l'anello bianco intrecciato fra i capelli, la piccola testa candida di serpente inciso che spuntava da un cespuglio, il tutto intagliato con minuziosa cura.
      "Questo ed il bracciale vengono da uno dei miei ultimi viaggi in Cina." fece, per poi toccarsi in sequenza il tatuaggio della rosa sull'avambraccio destro, la chiave sullo zigomo sinistro e la mano ricoperta di stelle. "Queste invece sono opera mia... almeno in parte. La fortuna di nascere fra gli Indiani è che sono, da secoli, degli ottimi tatuatori. Un po' meno ferrati nel creare oggetti rifiniti. Ma, ehi... ci sono pro e contro in tutto"

    Si sentiva elettrizzata: era felice di poter parlare tranquillamente con qualcuno che comprendesse cosa volesse dire essere un costruttore e creatore, che sapesse che nell'ombra non si nascondevano solo fiabe, ma mostri in carne d'ossa... e che lo fossero anche loro in un certo qual modo. Inconsciamente sorrise di nuovo, per poi riscuotersi con un 'oh, giusto' e si accucciò dietro il bancone alla ricerca di qualcosa. Quando riemerse appoggiò, in bilico, sopra la fiaschetta un piccolo involto a forma di caramella, della lunghezza di un palmo, color blu.
      "Amaretto del Chiostro... i miei preferiti" mormorò in un italiano dal forte accento inglese, per poi riprendere la lingua madre. "Me li faccio ordinare da Ida e vengono diretti dall'Italia."

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    Abilità: - Percezione delle aure/del magico: Oltre ad essere un�abilit� innata, essa viene comunque affinata nel tempo tramite ulteriore concentrazione ed acquisizione di esperienza. La percezione delle auree o del magico, avviene grazie alle emanazioni di energia di ogni singola creatura oppure oggetto magico, si riesce quindi a stabilire se si ha di fronte qualcosa di meramente o umano oppure qualcosa di pi�, un oggetto di pura materia inorganica od altro. Le emanazioni di energia vengono immediatamente percepite quando si tratta di creature molto antiche o molto potenti, per gli oggetti se si tratta di incanti molto forti. Di fronte ad un oggetto od una creatura di scarsa potenza (e quindi emanazioni di energia meno intense), sar� pi� complicato avere una immediata percezione del magico o dell�aura. In mancanza di sufficiente energia per poter determinare l�origine di creature in particolare, ci si potr� affidare all'esperienza d'osservazione acquisita con il tempo, cio� la capacit� di osservare i dettagli nell'aspetto o nel comportamento della suddetta. Ad esempio il pallore accentuato, la forma particolare o insolita dei canini, comportamenti prettamente animali o alienati. Il raggio d'azione della percezione ha pur sempre il suo limite, aumentando la distanza tra soggetto e creatura, diminuisce la possibilit� di avere percezioni nitide e corrette.
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    Prima che potesse capirlo da solo, Ursa gli aveva confessato la sua particolare professione e cos'altro aveva con sé. Raffaello era confuso a riguardo, perché quella donna stava scoprendo così apertamente le sue carte? Era quasi sicuro che anche lei lo stesse analizzando alla ricerca di altre auree magiche, era la prima volta che si trovava davanti ad un collega da quando era giunto in città e non sapeva bene come comportarsi.
    "Bhe, io non ne so nulla di alchimia." ammise a sua volta, a dirla tutta non gli era mai neanche passato per la testa di prendere una strada diversa dalla sua, provava un piacere unico a modellare vari materiali, scolpirli, lucidarli alla perfezione... L'idea di barattare tutto questo per la chimica allettava la sua sete di conoscenza ma non avrebbe mai scambiato il piacere del lavoro manuale per qualcos'altro.
    L'entusiasmo che esprimeva la donna era difficile da non notare, capì come gli altri dovevano vederlo quando si immergeva nel suo lavoro, diamine quella sera al Moonlight doveva essere apparso come una mosca bianca a chiunque! "Mi spiace dirtelo ma non sono un uomo che si farebbe fare un tatuaggio, non mi piace l'idea di avere la firma di qualcun altro sulla mia pelle." forse era stato brusco, ma meglio mettere le mani avanti. Decise di stare al gioco soprattutto davanti a quell'amaretto dal nostalgico sapore di casa, irrinunciabile in quel momento "Quindi hai viaggiato anche in Italia, mio malgrado non sono mai uscito dall'Europa, e sì, lo ammetto, mi faccio spedire il caffè, non sono in grado di trovarne uno decente oltre le alpi!". Indicò con l'indice la coppia di orecchini in argento con un piccolo opale bianco ciascuno che portava sull'orecchio destro e si sbottonò il collo della camicia per lasciar intravedere il suo pendente in acciaio composto da tre cerchi concentrici sostenuti da una piccola barretta d'acciaio. "Non hanno una storia affascinante come un viaggio in una terra lontana o una tradizione tribale, ma sono tutte mie creazioni, a vederle ora direi rudimentali, ma prima o poi arriveranno alla perfezione." e su questo non c'erano dubbi, col tempo aveva in mente di tenere costantemente aggiornati i suoi prodotti, migliorarli, renderli davvero unici al mondo, solamente allora sarebbe stato soddisfatto, forse. "Ma non sarebbe il caso di raggiungere gli altri? Immagino che ci stiano aspettando" disse riallacciandosi il colletto della camicia.
     
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    Quando Raffaello aveva espresso la sua opinione sui tatuaggi, Ursa, scrollò le spalle, rispondendogli che era sempre una scelta personale quella di farsi mettere inchiostro sottopelle. Lei non era lì per convincere nessuno e tanto meno per persuadere l'altro artigiano a subire una o più sedute.
      "Ho viaggiato per quasi una decina di anni alla ricerca del mio 'teepee', del mio posto nel mondo, e sono rimasta quasi due anni in Italia... ma sono pessima con la lingua." ridacchiò sapendo di possedere una conoscenza dell'italiano davvero misera "Io, invece, sono stata costretta a piantarmi il thé in casa... come per te il caffè è indispensabile che possieda un determinato gusto, per me così dev'essere il thé. Mi chiedo se riuscirei a far crescere qualche pianta di caffè in casa."

    L'ultima frase le uscì più come un borbottio, un pensiero fra sé e sé, incuriosita da una nuova sfida botanica. L'unica problematica era poi riuscire a creare il caffè vero e proprio, anche se quella poteva essere una dubbia seccatura.

    Ursa volse nuovamente la sua attenzione sull'altro artigiano quando lo vide muoversi, inclinando la testa di poco per fissare meglio gli orecchini che indossava, un paio di bianchi opali lattiginosi incastonati nell'argento come lacrime di luna. La foggia le piaceva e anche l'idea l'attirava molto, anche se forse per com'era fatta lei avrebbe preferito degli anelli. Continuò poi la sua osservazione dell'ultimo oggetto in possesso dell'uomo: quando si era slacciato il colletto della camicia le aveva lasciato scorgere un pendente dalla forma inusuale. Era più bravo di quanto egli declamasse. Si convinse alla fine che dovevano esser stati tutti quegli oggetti ad aver irrimediabilmente attirato la sua attenzione sull'artigiano quando era stata nel suo negozio.
      "Finché sono cose che vengono legate alla nostra anima non c'è bisogno di grandi viaggi, storie incredibili o la perfezione... le amiamo e basta e ci sentiamo felici di averle." fece lei posandosi una mano sul tatuaggio delle rose in un gesto istintivo. Si riscosse all'improvviso ed afferrò poi un vassoio circolare con i bordi rialzati, posandovi sopra i piccoli bicchieri e girando poi oltre il bancone. "Hai ragione... perdo sempre la cognizione del tempo a parlare di queste cose. Stasera ho scelto una commedia: Balle Spaziali. Non c'è nulla di meglio delle risate durante le notti d'inverno. Prego da questa parte."

    Ursa volse le spalle all'altro dirigendosi, quasi trotterellando, verso la parete parallela a quella della porta, fermandosi davanti ad una libreria come tutte le altre. Posò delicata il vassoio su un tavolino lì vicino, per poi dedicarsi ad armeggiare con la scaletta della libreria, spostandola in una precisa posizione; un leggero click risuonò nel silenzio della sala. L'artigiana si spostò poi verso il bordo in legno dello scaffale centrale e gentilmente fece una leggera pressione sulla cornice di legno: lo scaffale si mosse, ruotando su un perno centrale, e mostrando una piccola anticamera illuminata da neon, mentre nel pavimento si apriva l'ampio buco circolare di una scala a chiocciola.
      "Una volta questa era una lavanderia e qui c'era il seminterrato per i vari fusti di detersivi ed i pezzi di ricambio. Adesso è un luogo magico."

    L'artigiana riprese il vassoio e fece strada nuovamente a Raffaello, scendendo i pochi gradini che portavano nella sala sotterranea. Era questa di poco più piccola della caffetteria soprastante, in un avvolgente e confortevole stile inglese: legni scuri ma dai toni caldi si contendevano la vista con i divani in morbida pelle e le poltrone dagli alti schienali, il pavimento ricoperto da tappeti e cuscini, qua e là dei bassi tavolini ed, in un angolo accanto alla scala, un piccolo mini-bar perfettamente inserito nel contesto. Alle pareti quadri e quadretti sgomitavano con lampade dallo stile fiorentino che spandevano luce gialla sulla sala. Una parete era stata adibita a schermo, mentre un proiettore era attaccato al soffitto, quasi invisibile. Ursa si sentiva a casa. La pacifica normalità di quei pochi individui che si riunivano in quello scantinato e che considerava amici le facevano dimenticare ogni volta i problemi di quell'immensa città.

    Lo schiamazzare dei convitati si interruppe a fatica quando i due artigiani entrarono nella sala e subito si fece loro incontro una donna sulla quarantina, il corto e liscio caschetto nero incorniciava un viso dagli zigomi alti e occhi grigi perfettamente truccati.
      "Ciao, sono Ida, la proprietaria del locale. Ti do il benvenuto alla nostra serata film. Era tanto che non vedevamo un volto nuovo fra di noi... Ursa non ci ha voluto dire nulla su di te" la voce frizzantina della donna attirò l'attenzione anche degli altri. Erano una compagnia abbastanza variegata, con una coppia di signori anziani, marito e moglie, un ragazzo che doveva avere sui trentanni ed un uomo prossimo alla mezz'età, due ragazze dalla pelle scura e l'età indefinita, due donne sulla cinquantina e una piccolina che sembrava aver da poco compiuto i diciotto anni.

    Si presentarono tutti, una sequela di nomi più o meno difficili: Ida, Aaron e Susanne, Theodore e Alexios, Ekale e Keyah, Colette, Amy e Lin. E subito Ursa si fece vicino all'artigiano.
      "Non c'è bisogno che li ricordi tutti... io ho impiegato un anno per smettere di chiamarli 'cara' o 'scusami'" mormorò, quando il piccolo drappello di persone si fu diradato. "Se ti va possiamo sederci... pop-corn al caramello?"



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    Stato mentale: ///

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    Raffaello ripose la fiaschetta nella giacca, non era entusiasta all'idea di separarsene ma era meglio evitare incidenti, e seguì la futura alchimista all'interno del negozio. "Balle spaziali" un film che aveva già visto molte volte, ma non se la sentì di questionare limitandosi a starle dietro con una battuta sulla velocità smodata. Il meccanismo della scala attiró la sua attenzione, era davvero inusuale vedere certe perle nelle città moderne. Il meccanismo in sè non era nulla di particolare e chiunque con qualche tentativo avrebbe potuto aprirlo, ma trovava affascinante l'idea di un passaggio segreto per accedere alla sala film di questo ristretto gruppo di appassionati. Mentre scendeva, non poté trattenersi dall'accarezzare con la mano alcuni ingranaggi a vista del meccanismo.
    Al piano inferiore la situazione fu ben diversa, Ida gli si fece incontro decisamente incuriosita dall'artigiano e dall'aura di mistero che Ursa gli aveva tessuto attorno. Trattenere la battuta su Mass Effect fu più difficile del previsto e dopo un attimo di esitazione si presentó "Mi chiamo Raffaello, Ursa mi ha trovato nel mio negozio. Vi siete davvero sistemati bene qui!" il complimento era sincero, la sala era semplice ma nelle corde del nuovo arrivato, che si guardava attorno incuriosito mentre rispondeva alle varie domande che gli venivano poste, probabilmente si sarebbe costruito una stanza molto simile a questa a casa sua. Le presentazioni terminarono nell'assoluta certezza che non si sarebbe mai ricordato tutti i loro nomi. Alcuni ospiti iniziavano a prendere posto e Raffaello stappó la bottiglia e servì un calice a testa spiegando che si trattava di un buon vino da sorseggiare nei momenti di relax, e attese che tutti si fossero sistemati per poi prendere posto a sua volta.
     
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