Lo strano caso del timido luccio e del gatto che gli insegnò a nuotare

Per Jean Claude

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    Un tramonto invernale. Un fiammante, basso, caldo tramonto invernale che solcava il cielo come una freccia, dividendolo in porzioni rosee e azzurre. Quanta bellezza. Quanta... vastità.
    Mi sembrava di aver passato un'eternità inghiottito nell'ombra, una vasta quantità di tempo scandita solo da un continuo via vai di volti e nomi, da un susseguirsi di carni e lenzuola e muri ammuffiti, ed invece erano passati anni. Decenni. Evaporati, svaniti come un pugno di fumo.
    Sorrisi, intrappolato tra quel tramonto ed i miei pensieri. Era bastato invece solo un istante - un attimo di distrazione - per riuscire a fuggire. Una frazione di secondo, una millesima porzione di coraggio... o disperazione. O fortuna, sebbene il pensiero mi facesse rabbrividire.
    Potevo dire di essere l'unico della mia nobile "famiglia" ad aver visto di nuovo il cielo scarlatto.
    Potevo dire di aver vissuto di nuovo, almeno per un altro giorno. Certo, vendendomi, raffazzonando un pezzo di casa, qualche vestito e qualche soldo, ma pur sempre per conto mio. A modo mio.
    Un uomo deve pur mangiare..., mi dissi leccandomi la punta di un canino. Il freddo allontanava la gente dai parchi quasi imbiancati. Ero venuto lì proprio per quel motivo, per godermi il mio momento di silenzio, seduto all'ombra di un albero dai rami spogli - e ne avevo trovato uno perfetto, con le radici spesse e ben piantate nel terreno, abbastanza nodose da produrre una conca accogliente, anche se non troppo privata. Alla fine della serata sarei finito di nuovo in mezzo alla movida notturna, vuoi per sopravvivere, vuoi per sopprimere la solitudine. Quindi... perchè non farlo?
    Sospirai, seduto a gambe incrociate, iniziando a sbottonarmi la camicia un po' sgualcita. Bianca e pulita, certo, ma non stirata. Il tessuto sguciò tra le mie dita con un fruscio mentre la abbassavo, in modo da scoprire petto, spalle e schiena. Volevo sfruttare ogni momento di quel bagliore sul mio corpo. Mettermi comodo e a mio agio, con i pensieri e non solo.
    Se avessi avuto un cellulare, avrei perfino interrotto quell'idillio per scattare delle fotografie. Magari mi sarei guardato uno di quei... film, giusto? Immagini in movimento, storie raccontate. Serie televisive. Sì, mi sarei goduto uno spettacolo e non solo la mia prima vera ventata di libertà.
    Ma non avevo un cellulare.
    Non avevo quasi nulla.
    Nemmeno i vestiti che avevo addosso erano del tutto miei.
    Scossi la testa, allontanando i pensieri non graditi. Com'erano cambiate le cose dal 1900. Da gentil'uomo ad accattone! Da avvocato immobiliare al lavoro più vecchio del mondo. Nel futuro. C'erano un'infinità di cose che non capivo ancora del tutto. Per fortuna, non mi mancava lo spirito di adattamento.
    Di certo, con una certa sorpresa, non mi mancava il cibo. Di frequentazioni, o clienti serali, disposti a farsi fare determinate cose ne avevo... e quasi tutti morivano dalla voglia di farsi dare un gelido bacio al sapore del loro stesso sangue.
    Sorrisi quasi con scherno. Non per loro, o per le loro tendenze, o comportamenti. Non li potevo giudicare - non erano nè buoni nè cattivi, non più di quanto lo fossi io. Lo scherno era per me, che di nuovo mi trovavo ad obbedire... dietro un contratto paritario e con qualche clausola in più.
    In realtà mi andava bene così, per il momento. Il resto poteva venire poco a poco, sperando che la fortuna tipica del ladro da quattro soldi mi arridesse sempre. Avevo rubato degli stivali del mio numero da un legittimo possessore accasciato dietro un cassonetto l'altro giorno, ed il giorno prima dei jeans scuri. Il giorno prima ancora, ero riuscito a intortare una deliziosa signora tanto appassionata di sartoria ad un mercatino dell'usato. Una donna tanto dolce, che si era offerta perfino di farmi l'orlo ai pantaloni in cambio di un caffè.
    Non che non sapessi dare due punti di cucito. Dopo i primi vent'anni impari a rattopparti i vestiti da solo, se non sei stupido. Solamente, era stata una bella scena - ed un po' me ne vergognavo. Lei era stata gentile con me. Mi aveva trattato bene. Da essere umano, intendo.
    Mi aveva detto che ero un bel giovane. Sarei arrossito, se avessi potuto. Peccato non potessi vedermi nello specchio da anni e quasi non ricordassi con che faccia mi alzavo dal letto.
    Sbuffai, scocciato, e mi accoccolai un po' di più tra le radici.

    Edited by 'Raven' - 14/11/2023, 16:11
     
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    Quella città era cambiata del tutto da quando ci aveva vissuto l'ultima volta, il fatto di non capire con esattezza e a fondo cosa fosse successo lo logorava, e quella situazione non lo faceva lavorare serenamente sia in centrale che presso l'Animators Inc. Tutt'altro, ogni cosa la faceva col sospetto di essere osservato da gente che lui conosceva, ma che pareva non riconoscere più lui. Sembravano automi, o forse sarebbe meglio definirli esseri svuotati della loro essenza, perché era quella che pareva mancare al collega di merda, al vicino troppo rumoroso, alla dirimpettaia che sembrava un'ossessa quando arrivava la mezzanotte. E molti altri casi umani che, secondo lui, di umano avevano poco ormai.
    Eppure, mentre si concedeva la sua corsetta di fine giornata tutto pareva essere normale, ogni cosa al proprio posto e lo scorrere del tempo sempre lo stesso; secondi, minuti, ore, giorni... Eppure non aveva affatto dimenticato la spiacevole sensazione che aveva avuto non appena messo piede fuori dall'aereo al momento dello sbarco, quel velo di inquietudine che l'aveva avvolto come un gelido sudario che l'aveva fatto rabbrividire. Quello stesso velo che i suoi occhi avevano visto coprire il cielo di Nouvieille, che lui aveva sempre ricordato essere così azzurro di giorno, oppure carico di stelle nelle notti estive.
    Cosa cavolo era successo? Perché alcune delle persone con cui lavorava, e che aveva già conosciuto in passato, non ricordavano chi fosse? Anzi, alcuni addirittura si erano dati un nome diverso perché non ricordavano quello originale. Sembravano essere tutti quanti colpiti da un'amnesia di massa che razionalmente non era spiegabile. Aveva cominciato a fare ricerche sul web, ma non aveva trovato alcuna traccia di fatti particolari che potesse collegare a quelle stranezze. Come se la rete fosse stata ripulita, Jean Claude non aveva cavato un ragno dal buco sin dal primo momento in cui aveva cominciato le sue indagini a titolo strettamente personale. Non era proprio il caso di condividere con, ad esempio, Andrew testa di merda idee e supposizioni a riguardo. Non si fidava per niente di nessuno.
    Durante la corsetta era immerso in quei pensieri, eppure non smetteva mai di guardarsi attorno per non perdere dettagli e qualsiasi cosa potesse illuminarlo. Il freddo lo sentiva poco, un po' perché non era freddoloso per natura, un po' perché la felpa che aveva comprato prima di partire era eccezionale nella sua funzione, e perché l'attività fisica teneva la circolazione sanguigna ad un livello tale da mantenere una temperatura corporea all'altezza.
    Ad un certo momento scattò un campanello nella sua testa che lo spinse a fermarsi: aveva sete. Le gambe si fermarono di scatto lasciando che i piedi alzassero una piccola nuvoletta di polvere attorno a loro. In quel momento Jean Claude avvertì la reale temperatura e ricominciò la corsetta sul posto per non abbassare il calore corporeo, mentre da sotto la felpa aveva sganciato la borraccia dell'acqua che aveva agganciata saldamente alla cintura del marsupio. Senza fermarsi mandò giù lentamente un paio di sorsi, lasciandosi sfuggire un sospiro compiaciuto per la sensazione di freschezza che aveva lasciato l'acqua al suo passaggio lungo la gola. Allo stesso tempo aveva notato un tizio ad una decina di metri lontano da lui, seduto a terra ai piedi di un albero, ma non lo aveva osservato troppo a lungo perché aveva preferito mandare giù un altro sorsetto d'acqua fresca.
    "sarà un altro dei tanti rincoglioniti che ormai popolano la città" aveva detto con un tono di voce un po' divertito prima di riprendere la sua corsetta.


    Perdona il brutto post, ma rimettere Gianni in gioco dopo anni mi mette un po' in difficoltà XD
    Oltre tutto perdona i refusi, domani semmai rileggo e se c'è qualcosa da correggere, lo farò
     
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    Ad un certo punto, dei passi arrivarono alle mie orecchie. Il silenzio era così denso da permettermi di sentirli facilmente, nonostante fossi alquanto perso nei miei pensieri. Il rumore di scarpe che calpestavano l'erba in falcate regolari mi fece drizzare i capelli e voltare di scatto. Volente o nolente, ero in allerta: il mio istinto mi gridava costantemente nelle orecchie che il mio Sire era giunto fin qui, in agguato da qualche parte, anche se non c'era una reale evidenza. Una sirena d'allarme fastidiosa e pulsante che non smetteva mai di suonare, ancora e ancora.
    Lanciai uno sguardo alla fonte del rumore, improvvisamente irrigidito. I passi si fermarono, poi ripresero in una marcia veloce e cadenzata in un unico punto. Mi rilassai con un sospiro di sollievo, sentendo il tintinnare di una borraccia. Era solo un uomo, il classico tizio impegnato a tenersi in forma o a sciogliere i nervi facendosi una corsetta nell'aria frizzante e gelida del parco. Un uomo in felpa e pantaloni, fatto e finito, probabilmente infreddolito, che beveva tranquillamente facendosi gli affari suoi.
    Fine momento introspettivo? A malincuore. Lo guardai bere lentamente i suoi sorsi e la sua soddisfazione mi sembrò così convincente da farmi desiderare istantaneamente quello stesso goccio d'acqua. Mi leccai le labbra senza volerlo.
    Potevo immaginare davanti agli occhi un'istantanea del suo pomo d'adamo che si alzava e abbassava regolarmente. Dietro agli strati di tessuto. Sotto ad un velo di sudore e pelle...
    Mi riscossi dal mio sogno ad occhi aperti durato una frazione di secondo, chiedendomi se la mia fosse solo sete o quell'altro tipo di sete. In ogni caso, ora volevo davvero quel dannatissimo goccio d'acqua. Uguale al suo. Avrebbero potuto esserci cento, mille fontane, un'oceano di fontane attorno a me. Non m'importava.

    Dovevo fermarlo? Adesso, assolutamente si.
    Indossai la maschera del povero sperduto - meglio che dire accattone, poveraccio, barbone - e mi rimisi la camicia sgualcita di volata, abbottonando giusto le prime due anse. Non mi alzai, ma feci un gesto ampio con la mano per attirare la sua attenzione.
    Per la carità, non che ci volesse un genio dell'osservazione. Ero pallido, smunto, coi capelli bianchi, vestito leggero d'inverno, praticamenticamente un personaggio appena uscito da un penny dreadful dal vago retrogusto di fine '800. Almeno non strisciavo nel fango - non ancora.
    Dobroye... ehm, mister? Il buongiorno in lingua straniera me lo potevo risparmiare, ma l'abitudine mi aveva tradito. Mi morsi silenziosamente la lingua e tornai all'inglese, cercando di parlare in maniera disinvolta e comprensibile, senza accavallare una parola all'altra. Per favore, mi aiuti.
    Sigh. Cento anni e come vampiro fai ancora schifo.
    La tattica era quella base: sono debole, ho fame, ho sete, al fuoco, guardatemi! Qualsiasi cosa per attaccare bottone, per spingerlo a fermarsi. Per spingere quel bottoncino nascosto che gridava "pietà".
    Io... mi sono perso.
    Allora non era un'impressione... fai *veramente* schifo.
    Dopo qualche secondo di circostanza, mi affettai ad aggiungere qualcosa.
    Non vivo qui da molto. Potrebbe... darmi una mano?

    Edited by 'Raven' - 15/11/2023, 20:23
     
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    Prima di ogni cosa Jean Claude era un Risvegliante, e nemmeno alle prime armi. Secondariamente un piedipiatti che amava andare di pattuglia a fare da mentore alle reclute, perciò aveva una certa passione per il lavoro in strada, quello che ti catapulta nel degrado e nel pericolo, e quindi in virtù di ciò, in quanto ad equipaggiamento, non usciva mai senza portare qualcosa con sé. Prima fra tutto, aveva la fondina ascellare messa tra la maglia aderente a maniche lunghe e la felpa larga, tale proprio per non mettere in mostra l'arma, nella fondina la sua pistola carica. Dunque anche se in apparenza lui sembrava un normalissimo uomo sulla quarantina immerso nell'esercizio fisico, non lo si trovava mai impreparato o colto di sorpresa. Oltre tutto era un poliziotto ben addestrato al pericolo e come Risvegliante ancora meglio addestrato al pericolo che non si vedeva, quello strisciante nelle ombre, quello che può dannarti l'anima oppure spedirti all'inferno per essergli andato appresso.
    Jean Claude è tutto questo in ogni momento della sua giornata, anche quando dorme e tiene la sua pistola carica sotto al cuscino.

    Aveva notato quel tizio strano ai piedi dell'albero, ma a causa della distanza e del buio che stava arrivando, non aveva dato peso ai dettagli come era solito fare in situazioni diverse, vuoi anche perché era la fine di una giornata di lavoro difficile e aveva solo voglia di tornarsene a casa.
    E invece no! Lo stesso tizio strano notato poco prima aveva deciso di attirare la sua attenzione. In un primo momento fece qualche passo verso di lui osservandolo bene e notando subito qualcosa di strano nella sua figura generale, in primo luogo la brillantezza degli occhi che a lui diede la sensazione di qualcosa di nettamente bestiale nascosto, e poi quei capelli grigi in netto contrasto con il viso giovane e pallido.
    Aspetta un attimo? Viso pallido?
    "Ti sei perso?" aveva risposto da una certa distanza, mentre i suoi occhi si erano assottigliati per guardarlo meglio. "Sono un poliziotto" aggiunse senza troppe cerimonie mentre dalla tasca destra dei pantaloni tirava fuori il distintivo per farglielo vedere, fosse anche come mero gesto simbolico. Ma la legge voleva che se si dichiarava un agente doveva anche dimostrarlo. "Se vuoi faccio venire i miei colleghi in servizio e ti faccio portare a casa. Che dici?". Chissà perché aveva risposto in quel modo, ma forse la risposta era vicina ad arrivare.
    Fatti altri due o tre passi, si era fatto anche più vicino a quello strano giovane, e proprio quando era entrato in un contatto visivo più netto e nitido con lui, aveva avuto la percezione di qualcosa che conosceva. Una manifestazione di energia invisibile aveva cominciato ad aleggiare nelle sue vicinanze, ma nonostante ciò aveva fatto finta di niente per non esporsi. O almeno non sin da subito, doveva mantenere un profilo basso, o al massimo quello del semplice piedi piatti che si ritrova a che fare con i soliti casi umani della città.
    Nella sua testa però già cominciavano a vorticare idee, brevi riflessioni e collegamenti tra ciò che gli occhi vedevano e ciò che lui percepiva e sentiva provenire da quel tipo. La sensazione di un'energia sovrannaturale, più pallore da morto vivente... Forse la giornata difficile non sarebbe finita lì con una corsetta tranquilla nel giardino, ma in maniera del tutto diversa. Non aveva pensato subito ad un vampiro, anche se queste ultime erano le uniche creature verso cui provava un odio viscerale, aspro e incondizionato. Solo alle amebe ciucciasangue riservava un trattamento così tanto diverso da ciò che lui era veramente, ma non aveva dimenticato Haru e la vendetta che le aveva promesso dopo la sua morte.

    "Allora, non ti faccio niente". Gli si era fatto più vicino pur mantenendo una distanza da lui di un paio di metri. "Oh, stai certo che non ti faccio niente, maledetto parassita"
    "Però mi devi dire in che modo posso aiutarti. Ti chiamo la volante e ti faccio riportare a casa?"
    "E magari ti compri anche una piantina della città, e se non hai i soldi per farlo te la compro io e ti rispedisco da dove sei venuto"
    Non aveva messo mano alla pistola nascosta sotto la felpa, teneva ancora stretto nella mano il suo distintivo ed era rimasto in attesa della risposta e di qualsiasi reazione da parte sua. E come ultima cosa, lo fissava e lo teneva d'occhio, se era come pensava e cioè che fosse un non morto, o peggio ancora un vampiro (ma questa ancora non l'aveva pensata come priorità) preferiva tenerselo a debita distanza ma non troppa.



    CITAZIONE
    - Percezione delle aure/del magico: Oltre ad essere un'abilità innata, essa viene comunque affinata nel tempo tramite ulteriore concentrazione ed acquisizione di esperienza. La percezione delle auree o del magico, avviene grazie alle emanazioni di energia di ogni singola creatura oppure oggetto magico, si riesce quindi a stabilire se si ha di fronte qualcosa di meramente o umano oppure qualcosa di più, un oggetto di pura materia inorganica od altro. Le emanazioni di energia vengono immediatamente percepite quando si tratta di creature molto antiche o molto potenti, per gli oggetti se si tratta di incanti molto forti. Di fronte ad un oggetto od una creatura di scarsa potenza (e quindi emanazioni di energia meno intense), sarà più complicato avere una immediata percezione del magico o dell'aura. In mancanza di sufficiente energia per poter determinare l'origine di creature in particolare, ci si potrà affidare all'esperienza d'osservazione acquisita con il tempo, ciò la capacità di osservare i dettagli nell'aspetto o nel comportamento della suddetta. Ad esempio il pallore accentuato, la forma particolare o insolita dei canini, comportamenti prettamente animali o alienati. Il raggio d'azione della percezione ha pur sempre il suo limite, aumentando la distanza tra soggetto e creatura, diminuisce la possibilità di avere percezioni nitide e corrette.
    *N.B.: Le percezioni del magico o delle aure non svelano la natura/razza delle creature.
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    My, my... ho l'attenzione di un poliziotto. Tutta per me.
    Sorrisi timido, ma le parole fluirono lo stesso con un certo tono malizioso. Tenni saldamente la mia posizione a terra, allungando le gambe un poco di lato. Era un bell'uomo, un biondo dal corpo piuttosto tonico, alto e dallo sguardo decisamente gelido. Praticamente un bocconcino, il take-away tipico che avrei dovuto consegnare a palazzo.
    Ma non dovevo più fare il ragazzo della spesa per Czarr. Il pensiero mi diede i brividi, facendomi tremare, anche se nella realtà non sentivo affatto freddo. Mi portai le braccia al petto mentre il mio interlocutore estraeva il distintivo, comportandosi con la massima professionalità.
    Un poliziotto. Probabilmente l'unico tutore della legge nell'arco di dieci chilometri, lontano da ogni area depravata della città? Qualcosa decisamente non quadrava nell'amministrazione comunale di Nouvieille. Oppure questo poveretto era momentaneamente fuori servizio ed io gli stavo rompendo gratuitamente le scatole nell'unica mezza giornata che aveva per sè stesso, per un desiderio totalmente fuori luogo.
    Non che mi fosse passata la voglia. Ma dovevo essere gentile, lavorarmelo un po' almeno per ottenere la sua borraccia.
    Sono desolato sospirai con tutto il dispiacere che potevo esprimere sul mio viso, corrugando le sopracciglia. Non volevo disturbarla. Sarei lieto di venire scortato dai suoi colleghi, ma temo non troverebbero la zona... molto accogliente. Non troverebbero neanche una casa, a dire la verità.
    Lo vidi avvicinarsi, lo vidi soppesarmi, pensieroso. Gli intricati ingranaggi nella sua testa si stavano muovendo, ma per cosa? Per me? Potevo considerarmi quasi onorato.
    Forse gli piace quello che vede.
    Però ci aveva tenuto a dirmi subito che non sarebbe stato un pericolo per me. Forse pensava fossi un criminale, o che avrei reagito male. Magari era armato, come quei film in cui i poliziotti portavano sempre una fondina sotto l'ascella! Sarebbe stato delizioso. In realtà ero solo curioso. Scrollai le spalle.
    Ho bisogno di bere qualcosa... un goccio d'acqua almeno. E... di una mano ad alzarmi. Lavoro in San Louis Street. Era un luogo malfamato, una rinomata strada a luci rosse nascosta nei quartieri più vicini ai locali notturni, dove la vita non si spegneva mai nemmeno dopo la mezzanotte. Non me ne vergognavo, ma lo osservai attentamente per cogliere reazioni avverse. Specie gli sguardi di orrore e schifo - i miei preferiti, che di solito mi facevano ridere e mi davano anche una mezza scusa per offendermi o fare l'imbronciato.
    Non vorrei mettere in imbarazzo i ragazzi della sua volante, e non vorrei... portare problemi a sirene spianate. Ci sono molti freelancer che lavorano onestamente anche lì, sa?
    La presi molto alla larga, anche perchè non ero aggiornato e non sapevo quali leggi vietassero la pratica, in Europa. Inoltre, se avessi rovinato il giro di clientela a qualcuno, mi sarei trovato nei guai, guai seri. Giravano anche droghe e papponi in quel quartiere, e per quanto cercassi di tenermeli alla larga, non si era mai abbastanza sicuri dal finire sulla lista nera di qualcuno.
    Veda lei. Ma mi accontenterei anche solo di essere accompagnato al limitare del quartiere. Magari posso far arrangiare un ringraziamento per il suo tempo da parte di qualcuno. Una birra, o qualcosa di più... terreno.
    Gli feci l'occhiolino, solo per vedere se sarebbe caduto nell'imbarazzo o meno. In fondo, era pur sempre un bell'uomo. Atletico, con quell'aria seria e quasi minacciosa che aleggiava attorno a lui come una cortina. Forse era persino pericoloso, il chè lo rendeva solo più affascinante ai miei occhi.
    Oh, no, non di nuovo, Aster. Tu te li vai a cercare tutti, gli uomini con problemi.
    Sicuramente, ci sarà un modo in cui possa ripagare la sua gentilezza.

    CITAZIONE
    Bonus:
    - Vedono bene al buio e nella penombra;
    - Avvertono le emozioni di chi li circonda e le situazioni di pericolo;
    - Non avvertono il freddo per come lo percepiscono i mortali.
    - Carisma alto

    Tranquillo, ci penso io a dare una spolverata a Gianni! Capisco la difficoltà di giocare un personaggio dopo così tanto tempo... perciò, diamogli una bella frullata :P


    Edited by 'Raven' - 16/11/2023, 12:13
     
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    Non aveva per niente gradito quell'occhiolino, ma non lo aveva dato a vedere mantenendo l'espressione e lo sguardo serio tendente al freddo. Quel tipo decisamente non gli garbava, non dal punto di vista fisico perché non si soffermava a osservare gli uomini, ma nell'insieme, o sarebbe meglio dire che qualcosa in lui faceva sì che si tenesse a debita distanza. Tuttavia non aveva smesso di osservarlo in viso per cercare di cogliere meglio qualche dettaglio in più, perché la sensazione che aveva avuto prima, l'avvertire una sorta di energia toccarlo, l'aveva messo decisamente in allerta. E mentre parlava lui non ascoltava con troppa attenzione ciò che gli veniva detto, non tutto almeno, la sua mente era ormai concentrata su quel pallore e quelle occhiaie che spiccavano sotto gli occhi grigi e brillanti. Conosceva quei dettagli, erano cose che appartenevano a un altro mondo, ma se era come sospettava che fosse, doveva fare finta di niente e lasciare che fosse la vera natura dell'altro a manifestarsi. Non lo avrebbe aggredito in alcun modo, né verbalmente, anzi sarebbe stato più garbato ed educato possibile (difficile, dato che a lui parole scurrili uscivano dalla bocca come l'aria) né fisicamente. Ancora meno fisicamente, dato che non era il caso di esporsi al pericolo in quel modo, però un po' di ironia poteva certamente concedersela, quella sì che gli riusciva bene anche perché da quanto percepiva anche all'altro piaceva fare un po' la stessa cosa, con un tocco di malizia che a Jean Claude non era sfuggito.

    "Stai andando troppo di fretta, amico, in tutti i sensi. Prima cosa, posso scortarti anche fino a dove lavori, ma a debita distanza perché non vorrai farti vedere in compagnia di uno sbirro, vero? E' probabile che qualcuno lì conosca la mia faccia perché non sarebbe la prima volta che ci metto piede" Faceva riferimento alle perquisizioni di routine dei locali a luci rosse, delle retate a sorpresa conseguenti a indagini e denunce, oppure per qualche caso di prostituzione illegale o spaccio legati a crimini commessi da parte di tipi che poi si erano cacciati in guai più seri, finendo dietro le sbarre. Sempre la solita storia: si andava nei luoghi dove i malavitosi avevano lavorato, si parlava non i colleghi, si prendevano appunti e poi grazie e arrivederci.
    "Seconda cosa, se deciderò di accompagnarti fino a lì sarà solo per senso del dovere, non per farti compagnia. E sai che promettere qualcosa a un poliziotto in cambio di un favore potrebbe essere tentativo di corruzione?", aggiunse quasi divertito, pronto a cogliere la sua reazione. Qualunque cosa fosse era pronto al peggio.
    "E terza cosa, e forse anche l'ultima: non ti hanno insegnato che non si beve dalle bottiglie degli sconosciuti?". E si era messo la bottiglietta di nuovo dove era stata prima, in un chiaro e puro rifiuto di dargli da bere. "Ma se vuoi, e sempre se decido di andare con te fino a dove lavori, posso prenderti una bottiglia tutta per te strada facendo. Che ne dici?". Discorso passaggio di bottiglia chiuso. L'acqua serviva a lui e non avrebbe dato in prestito la sua acqua a nessuno, sia per questioni di igiene (specialmente dopo aver saputo cosa faceva 'di bello' nella vita), sia perché voleva mantenere la debita distanza a tutto tondo.
    In ogni caso e a prescindere da come si fosse sviluppata tutta la faccenda, ormai la corsetta serale poteva andare a farsi benedire.



    CITAZIONE
    - Percezione delle aure/del magico: Oltre ad essere un'abilità innata, essa viene comunque affinata nel tempo tramite ulteriore concentrazione ed acquisizione di esperienza. La percezione delle auree o del magico, avviene grazie alle emanazioni di energia di ogni singola creatura oppure oggetto magico, si riesce quindi a stabilire se si ha di fronte qualcosa di meramente o umano oppure qualcosa di più, un oggetto di pura materia inorganica od altro. Le emanazioni di energia vengono immediatamente percepite quando si tratta di creature molto antiche o molto potenti, per gli oggetti se si tratta di incanti molto forti. Di fronte ad un oggetto od una creatura di scarsa potenza (e quindi emanazioni di energia meno intense), sarà più complicato avere una immediata percezione del magico o dell'aura. In mancanza di sufficiente energia per poter determinare l'origine di creature in particolare, ci si potrà affidare all'esperienza d'osservazione acquisita con il tempo, ciò la capacità di osservare i dettagli nell'aspetto o nel comportamento della suddetta. Ad esempio il pallore accentuato, la forma particolare o insolita dei canini, comportamenti prettamente animali o alienati. Il raggio d'azione della percezione ha pur sempre il suo limite, aumentando la distanza tra soggetto e creatura, diminuisce la possibilità di avere percezioni nitide e corrette.
    *N.B.: Le percezioni del magico o delle aure non svelano la natura/razza delle creature.
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    Oh, un abituè? Stavolta sorrisi davvero con malizia, perchè nonostante l'ostinazione in quello sguardo di ghiaccio, nel suo modo di fare serio e composto, qualcosa aveva toccato la corda giusta. O quantomeno un paladino di una causa giusta e retta. Come agente dovrebbe sapere che gli sbirri sono merce particolarmente delicata. Sgradita da altre parti, forse... non nella mia zona. Un contatto con la legge farebbe comodo alle donne tampinate da una clientela troppo asfissiante, ai transgender regolarmente assunti, a tutta quella gente che semplicemente si guadagna da vivere in maniera libera e onesta.
    Ma, oh, cosa vuole che ne sappia io?
    Feci un po' teatralmente, ridacchiando.
    E poi si sarà guardato allo specchio prima di uscire. Poggiai il mento alla mano, guardandolo languido in quelle belle iridi blu. Non sembra affatto una minaccia, così conciato. Un cavaliere errante, semmai... sportivo ed errante.
    Stavolta mi uscì una risata vagamente isterica - di quel tipo di follia che si sviluppa in risposta a cento anni di prigionia e abusi. Tagliente, dal tono alto e disarmante.
    Avevo capito che voleva tenere le distanze, fosse anche solo per cortesia e non per timore di me. Non gli avrei mai messo le mani addosso se non me ne avesse dato un vero motivo, ma forse potevo crogiolarmi nel tepore della sua compagnia, sfiorargli un braccio od una mano ad un certo punto. C'era qualcosa in lui di così distante, e al contempo accogliente, malinconico. Alla fine misi le mani a terra, puntai sulle ginocchia e mi rialzai, come percependo che pure se avessi sporto una mano non l'avrebbe toccata, non ancora per lo meno. Ma mi considerai ironicamente offeso dalla sua ultima dichiarazione.
    Conosco le leggi. Fino ad un massimo di 50 euro non è corruzione, è solo un'offerta genuina. Almeno da che mi ricordi, è così per i magistrati. Figuriamoci per i poliziotti. Mi spolverai i pantaloni consunti, per liberarli almeno da un poco di terra. Nel mentre il mio avvocato interiore si sentiva chiamato in causa ed interveniva, io lo insalamai mentalmente per bene, annodandogli un bel fazzoletto davanti alla bocca.
    Taci, residuo del passato. Sia mai che ti prendano per bello e *addirittura* intelligente, come diceva il Sire.
    Tossicchiai leggermente prima di rimettermi sulle mie gambe, un po' meno stordito di prima. L'esposizione al sole (seppur del tramonto) non era proprio una passeggiata, e di solito finchè non calava la sera mi sentivo sempre più indebolito, quasi anemico.
    Davvero drammatico! Dov'è finita la mia garbatezza? Sono davvero un incivile, chiedo perdono.
    Feci il sostenuto, permettendomi un breve inchino in avanti, facendo roteare la mano in maniera elegante per poi risollervarmi.
    Sapessi cos'ho bevuto di peggio, Mister Occhi Blu...
    Non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Aster e sono un "intrattenitore", per così dire. Come posso chiamarla, Mister?
    Non mi aveva dato la preziosa borraccia, anzi, mi aveva negato del tutto di bere da lì e questo, per quanto infantile fosse, mi fece uscire un sospiro triste dalle labbra.
    Ho sbagliato qualcosa? mi chiesi, scivolando nell'agitazione. Avevo sbagliato approccio? Avevo dato troppo, o troppo poco? Mi sentii un groppo in gola. Il mio corpo presagiva delle punizioni, delle botte - che non sarebbero più arrivate, ma che rimanevano ben impresse nella mia memoria. Non potei far altro che stringermi nelle spalle, le braccia conserte, ripiegato su me stesso quel tanto che bastava da mostrare una certa delusione.
    Le sue parole successive mi presero alla sprovvista, per questo. Rimasi interdetto, come se avesse acceso una luce nel buio all'improvviso.
    Qualcosa di mio?
    Lo guardai sorpreso e, per un attimo in visibilio, rivelai un enorme sorriso aguzzo, pieno di felicità. Lottai contro una vampata di energia che spingeva nei miei muscoli, da dentro; contro la voglia di saltargli al collo in un abbraccio. "Qualcuno" nella mia famiglia diceva che i vampiri potevano essere quasi più emotivi e lunatici di un umano, specie se giovani - io fornivo una prova concreta a questa diceria, specie ai miei fratelli più anziani. Elettrizzato, riuscii a malapena a stare fermo al mio posto.
    Un nuovo bottino! Una nuova conquista! gridava il mio cervello. Cambiai posizione, spostando il peso da una gamba all'altra, prendendomi una mano con l'altra, torcendola per far scattare le articolazioni. Tuttavia, non riuscivo non a guardarlo con gli occhi brillanti di un bambino in fremente attesa.
    Dell'acqua? Per me? Sarebbe... delizioso. Ed incredibilmente gentile da parte di questo rude e meditabondo poliziotto, che poi tanto rude non è. Cercai di dissimulare le mie emozioni lanciandogli una frecciatina leggera, non potendo far altro che ridacchiare.
    Comprato da una bottiglietta d'acqua? Umph. Suppongo di aver fatto di peggio, perchè no?

    Edited by 'Raven' - 21/11/2023, 14:10
     
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    Jean Claude per indole non era tipo da rifiutare aiuto a qualcuno, specialmente quando gli si presentavano situazioni come quella: un giovane ragazzo sbandato e costretto a tirar su qualche soldo vendendo il proprio corpo, sebbene non capiva perché avesse scelto quel mestiere e non altro. E glielo avrebbe anche chiesto se Aster, così aveva detto di chiamarsi, non fosse stato troppo estroverso nei suoi confronti tanto da farlo stare non proprio sulla difensiva, ma, più esattamente, in quello stato mentale per cui ti senti di non dover dare retta a una determinata persona appena incontrata. Che fosse chiara una cosa: non aveva nulla contro il suo stile di vita, era libero di gestire questa e il suo corpo come meglio credeva, ma la domanda su cosa spingesse un giovane ragazzo a vendersi, quella sì che poteva essere una lecita domanda. Ma non la fece, volutamente decise di non porla.
    Quindi la sua ritrosia non dipendeva dall'orientamento di Aster, ma da quella strisciante sensazione che gli sussurrava all'orecchio che c'era qualcosa non andava in lui e che con molta certezza non aveva nulla a che fare con la sua vita privata. Era come se si trovasse in una situazione già vissuta, o in un deja vu, dove rivedeva se stesso al cospetto di qualcosa, o meglio dire di qualcuno, ispirargli sospetto e a non fidarsi. Oltre tutto era arrivato a fine giornata, stava tornando a casa da una corsa interrotta da un incontro non richiesto. Ed era quello il punto: qualcosa aveva mischiato le sua carte, ovvero gli stava impedendo di tornarsene a casa, farsi una doccia calda, prepararsi una cena e poi rilassarsi davanti ad un bel film prima di andarsene a letto.
    "Capisco, ma non esiste solo la corruzione col denaro, te lo devo dire io questo?" si era limitato a dire alle sue prime parole. Un chiaro segnale che aveva ascoltato il suo interlocutore, ma che non aveva affatto voglia di mettersi a disquisire su certi argomenti, specialmente se il suo interlocutore non gli ispirava fiducia. "E ti ricordo che un poliziotto non deve accettare favori né regalie e né scambi di favori perché chi offre potrebbe essere un malavitoso e far girare la situazione a suo favore. Ma tu dovresti saperle queste cose visto l'ambiente dove vivi o lavori. Non è così?". Il tono di voce continuava ad essere distaccato, segno che sì ok, si poteva parlare ma senza scendere in dettagli personali né confidenziali. Sperava che questo messaggio fosse stato recepito dall'altro, ma nel caso in cui non fosse stato così sarebbe stato lui stesso a mettere in chiaro le cose. Ad ogni modo fino a quando non avrebbe superato il limite, lui si sarebbe comportato con decenza, persino rispondendo rivelandogli il proprio nome. "Jean Claude" e non aveva aggiunto altro anche perché poco dopo i suoi occhi, sempre attenti e vigili, erano caduti sul largo sorriso aguzzo che gli avevano fatto aggrottare la fronte all'improvviso.
    Quei denti... Oh se non erano denti fuori dal comune. Denti esteticamente troppo poco belli per essere normali. Denti che gli avevano fatto venire subito in mente un essere che certamente non aveva dimenticato, anzi, che odiava dal profondo del suo cuore, un essere al quale però non aveva pensato per un po' di tempo nonostante fosse nella città dove tutte le sue sventure avevano avuto inizio. La sua mente era tornata a Leon e a tutto il male fatto ad Haru, e in quel momento aveva capito di avere quasi certamente con uno di loro, di quelle creature che avrebbe voluto eliminare una ad una, senza pietà pur sapendo che non tutti i vampiri erano uguali e che forse tra loro qualcuno che poteva salvarsi ci stava. Ma non era un suo problema, per Jean Claude ogni vampiro valeva quanto gli altri, cioè meno di niente.
    Stringendo i denti aveva contratto anche la mascella, mentre imponeva a se stesso di mantenere la calma più assoluta e di provare a far finta di nulla. Non era affatto facile visti i ricordi rievocati in quel momento, ma i tanti anni di Kung Fu e meditazione l'avevano plasmato in quel senso e aggredire per un sospetto (sospetto che per lui era quasi fondato) non era fattibile, anche perché se Aster davvero era un vampiro sapeva bene che come tale non sarebbe stato facile né da aggredire senza pagare conseguenze né da eliminare senza rimetterci in qualche modo. Dunque, calma e sangue freddo e continuare ad osservarlo, ma soprattutto a tenerlo sott'occhio.

    "Allora Aster, vuoi quest'acqua sì o no?" domando in fine, tenendo gli occhi fissi su quella fessura quale era la sua bocca. Ora ogni sua attenzione era focalizzata su capire se aveva ragione o meno sulla natura di Aster.


    Chiedo venia per il ritardo, tra intervento e post intervento della mia coniglietta, controlli, lavoro e altri impegni arrivavo a sera troppo stanca per concentrarmi. Spero di non averti annoiato >__>
    E perdona Jean per il suo comportamento di mer*a XD
     
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