Chiudi gli occhi, e dimentica

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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Quella sera la biblioteca era tranquilla, cosa di cui Yui era grata perché non era sicura che sarebbe stata in grado di reggere altro caos nella sua vita. Seduta ad uno dei tavoli, la giapponese poteva sentire il confortante calore di Shin contro la sua gamba. Il cane di razza akita, dal pelo bianco come la neve, era disteso al suo fianco sotto il tavolo. Stava dormicchiando, come totalmente ignaro della tragedia che era ricaduta sulla sua padrona. No, ignaro era il termine scorretto: si stava semplicemente prendendo una pausa, approfittando dell'attimo di calma. Senza di lui, Yui si sarebbe sentita persa: era stato infatti il cane a darle maggior conforto nell'ultimo periodo e inizialmente Yui si era sentita in colpa di non ricordare nemmeno il suo nome. «Shin...» Sussurrò tra sé e sé, quasi assaporando il suono sulla lingua. Poté sentire il cane muoversi lievemente sotto di lei, richiamato dal suo nome, e allungò una mano per dargli una carezza.

    Quando il cane guida si fu nuovamente rilassato, Yui riportò la sua attenzione sul computer davanti a lei. Era un computer come gli altri, se non si considerava il display Braille agganciato alla zona della tastiera. Portate le mani sul display Braille, passò gli indici sui puntini in rilievo che corrispondevano alla prima riga del saggio aperto sul pc. Si trattava di vecchio materiale, che aveva imparato durante il primo anno di università ma che non riusciva più a ricordare. Yui non sapeva cos'era peggio: dover rimparare tre anni di lezioni a pochi passi dalla laurea, o non percepire più alcun interesse per la propria area di specializzazione. La Yui prima dell'amnesia poteva essere interessata all'antropologia culturale, la nuova Yui no. Era la memoria che definiva gli scopi e la personalità di una persona, e al momento lei non riusciva proprio a comprendere come l'antropologia avrebbe potuto aiutarla nella vita futura. Come non riusciva ad immaginarsi una vita come itako. La sua maestra-madre aveva fatto del suo meglio per aiutarla, cominciando a rinsegnarle i riti della loro tradizione, ma Yui non riusciva più a percepire la vocazione che l'aveva portata a fare quella scelta di vita. Andava avanti meccanicamente, facendo ciò che le veniva detto di fare, ma trovava diverse tradizioni poco sensate. Insomma, chi poteva pensare che rovesciarsi addosso secchiate di acqua gelida in pieno inverno fosse una buona idea!?

    «Purificazione un corno, mi prenderò un malanno.» Borbottò tra sé e sé, per poi rendersi conto che i suoi pensieri erano partiti nuovamente per la tangente: aveva ricominciato a rimuginare sui suoi problemi e aveva perso di vista il suo obiettivo attuale. Considerando che non aveva la più pallida idea di cosa aveva appena letto, sarebbe stata costretta di nuovo a tornare indietro di un paragrafo. Se avesse continuato così, altro che una serata, ci avrebbe impiegato mesi a finire quel saggio.

    Ed eccomi! Piccola precisazione: Yui sa di essere un'itako perché vive assieme alla sua maestra-madre, che non è posseduta. Sapere di essere un'itako non significa sapere di essere una sacerdotessa (nel senso, classe di gioco). Non sa dei suoi poteri, non sa nemmeno che il sovrannaturale esiste. Al momento, è come una normalissima umana che si è ritrovata in mezzo ad una setta di strambi... e si lamenta dei riti insensati a cui viene costretta a sottoporsi.
     
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    Dannato e socialmente troppo espansivo inside

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    Mi levai gli occhiali dalla faccia con un sospiro profondo, dettato perlopiù dalla stanchezza. Non stanchezza fisica, beninteso. Stanchezza mentale, quella che francamente sopportavo meno. Incrociai le gambe, rilassandomi sullo schienale della sedia della biblioteca, e mi portai una mano al viso, strofinandomi la fronte e le palpebre con sconforto.
    Questa tecnologia mi rovinerà la cena, me lo sento.
    Frustrato, osservai vacuo lo schermo che lampeggiava davanti a me, un innocuo vecchio computer che ronzava all'infinito. Stavo facendo ricerche in cirillico su una tastiera europea, con un motore di ricerca inglese e già la cosa risultava difficile da seguire. La traduzione di nozioni in una lingua diversa da quella in cui pensavi poteva essere già considerata una formale barbaria da affrontare. Ma ora? ... proprio ora - cos'erano, le sette di sera forse? - il server interno aveva deciso di esplodere e qualsiasi cosa animasse quel marchingegno... beh, ormai era andato.
    Imprecai sottovoce, sfogando una certa frustrazione sul mouse. Mi riavvicinai con rabbia allo schermo, scoprendo i denti e battei più volte quel maledetto tasto sinistro come fosse un bottone dell'apocalisse. Dovetti sopprimere la tentazione di strapparlo e mettermi a morderlo.
    Maledetto... coso. Spero tu marcisca all'inferno soffocai un lamento sottovoce, sentendo oscillare pericolosamente le mie corde vocali verso il tono più esasperato e annoiato che potessi tenere senza attrarre troppe attenzioni. Non volevo allertare la biblioteca nè tantomeno la tarchiata bibliotecaria che sembrava essere stata mummificata lì dentro, e aveva tutto il potere necessario a farmi sbattere fuori senza tante riserve, nè la ragazzina asiatica che avevo a poca distanza.
    Poveretta, sta scrivendo da ore su una tastiera che sembra adattata, pensai amaramente, soffermandomi sul suo strano sguardo vacuo e fisso. Non ero abituato a pensare che una qualche forma di disabilità fisica potesse infierire così tanto sull'uomo - dopotutto avevo visto gente senza arti e senza lingua, a cui gli occhi erano stati strappati, ma mai privata in natura delle sue caratteristiche, fin dal principio.
    O comunque, era quello che mi veniva in mente guardandola. Non potevo sapere a che punto della vita fosse stata privata della vista, mi limitavo a metterla in prospettiva - anche letteralmente, dato la pila di bicchierini da caffè che torreggiava sulla mia scrivania essenzialmente vuota e che facilmente avrebbe raggiunto le sue spalle.
    Mi tormentai le maniche della leggera t-shirt e le rabboccai fino alla spalla, non temendo affatto il freddo e anzi, accogliendo la sensazione di libertà con piacere.
    Il suo cane da guida dormiva beato contro i suoi piedi e vicino ai miei, molto più tranquillo di qualsiasi altro animale avessi mai incontrato. Una vera gioia per i miei occhi che guizzavano sul suo pelo bianco e, probabilmente, morbido. Mi lasciai sfuggire un sorriso ed un secondo sospiro rassegnato, ma decisamente più dolce di prima.
    Almeno qualcuno di noi riposa in pace, oggi.
    Non pensavo al cane come ad uno spuntino - almeno, non ancora. Avevo i miei orari. Per ora, mi limitavo ad apprezzare la semplice compagnia di quella montagna pelosa e apparentemente quieta, che respirava appena percettibilmente sotto il tavolo. Avrei adorato accarezzarlo... ma supponevo avesse il suo lavoro da fare. Mi guardavo dal disturbarlo, tenendo i piedi più lontani possibile dal suo muso affusolato.
    Oh, avrei adorato la sua pelliccia, ne ero sicuro. Ne avevo avute diverse tra le mani, tutte quante fredde e morte, però. Non avevo ancora goduto di un battito vivo, del calore di una compagnia perlopiù disinteressata al mio corpo, al mio severo pallore e alle mie altre... particolarità.
    Distesi i muscoli delle spalle, sentendo la tensione scendere rapidamente. Con calma, senza particolare affanno, mi alzai e presi i bicchierini dal tavolo, con l'intenzione di andarli a buttare. Avevo già disturbato troppo la giovane indaffarata. Dato lei non poteva vedermi, potevo permettermi di avere una certa premura, addirittura di lasciar trasparire una certa apprensione. Era un sentimento genuino, che raramente non veniva contenuto, ingabbiato o trasmesso con malizia, nel tentativo di depistare quello che tutti vedevano di me.
    Mi diressi con passi leggeri verso il cestino vicino alla macchinetta, dall'altro lato della stanza, per poi dirigermi verso una libreria vicina ai tavoli. Cercai assorto un libro che gradissi leggere e che riuscissi a leggere, sopratutto, gettando di tanto in tanto una qualche occhiata ansiosa verso la giovane.

    Buongiorno Yui! Scusa se ci ho messo un po' di tempo a rispondere, ho avuto un finesettimana un po' impegnato e volevo assicurarmi di porti una situazione (spero) interessante, ma non troppo stressante. Se non gradisci qualcosa, fammi sapere. Ti ringrazio di aver accettato di ruolare con me.


    Edited by 'Raven' - 28/11/2023, 18:53
     
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    Baldi giovini, per favore linkateci la role (link e titolo o titolo linkabile) qui https://creatureantichevivonoancora.forumc...net/?t=62477957 così l'aggiungeremo alla lista del post iniziale. Grazie!
     
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    Chiedo scusa per il ritardo. 😭


    La rilettura non stava andando bene, per niente. Nonostante i suoi tentativi di concentrarsi, mille dubbi pensieri continuavano ad occuparle la mente. Per Yui era difficile capire se la sua amnesia fosse una catastrofe o un'occasione d'oro. Con la sua maestra-madre che borbottava di sovrannaturale e impegni stretti con gli dei, la giapponese cominciava a rivalutare la sua vita. Una vita che non riusciva a ricordare ma che, ad ogni nuova spiegazione, le sembrava sempre più assurda. Un sospiro sfuggì dalle sue labbra, mentre tentava di scacciare quei pensieri dalla sua mente. Rimuginarci sopra non avrebbe cambiato nulla, l'avrebbe fatta solamente deprimere più di quanto già non fosse. Riportata la sua attenzione sui punti a rilievo creatasi elettronicamente nella barra Braille del suo display, vi passò sopra le dita da sinistra a destra, rileggendo la prima riga del paragrafo. Arrivata alla fine della barra, riportò le dita al suo inizio in modo da leggere la seconda riga. Proseguì così per qualche minuto, fino a quando la sua attenzione cominciò nuovamente a distogliersi dal testo.

    Interrotta la lettura, Yui cercò di rilassarsi e, possibilmente, ritrovare la voglia di studiare. Per non finire nuovamente a rimuginare sui suoi problemi, si concentrò sull'ambiente che la circondava: l'odore della carta tipico di una biblioteca, il rumore di un mouse che scivolava sulla superficie del tavolo poco distante, un chiacchiericcio lontano... ma soprattutto la presenza di fianco a lei. Negli ultimi tempi, Yui si era ritrovata a dover riscoprire la sua cecità: non era stato troppo difficile, considerando che l'amnesia non si era portata via le sue abitudini e la sua memoria muscolare, ma faceva ancora fatica ad abituarsi a come alcune presenze risultassero più brillanti di altre. Se ne avesse parlato con la sua maestra-madre, sicuramente l'anziana sacerdotessa le avrebbe spiegato che ciò era dovuto alla sua capacità di percepire le aure. Considerando che le emanazioni più forti indicavano oggetti incantati, incantatori o entità non umane, sicuramente le avrebbe detto di stare alla larga da quelle 'aure brillanti'. Nella sua beata ignoranza, l'attuale Yui considerava quella strana percezione come una specie di allucinazione legata alle sue percezioni sensoriali. Non poteva vedere il mondo attorno a sé, ma poteva sentirlo e odorarlo. Non le sembrava poi così strano che la sua mente convertisse quelle percezioni sensoriali in pseudo-immagini.

    Di conseguenza, al posto di venire allarmata da quell'aura così vicina, vi si sentì attratta come una falena lo era dalla luce. Quasi le dispiacque quando il proprietario di quell'aura si alzò dalla sedia su cui era seduto e cominciò ad allontanarsi. Un dispiacere che in qualche modo mostrò fisicamente perché il suo cane, fino a quel momento tranquillo, si rizzò in piedi e abbaiò brevemente verso l'uomo che si allontanava. Un abbaio che voleva essere un richiamo, un 'torna qui che la mia umana non ti ha dato il permesso di andartene', ma che ebbe l'inevitabile effetto di far uscire Yui dal suo involontario stato meditativo.

    «Shin, silenzio! Siamo in biblioteca!»

    CITAZIONE
    - Percezione delle aure/del magico
    Oltre ad essere un'abilità innata, essa viene comunque affinata nel tempo tramite ulteriore concentrazione ed acquisizione di esperienza. La percezione delle auree o del magico, avviene grazie alle emanazioni di energia di ogni singola creatura oppure oggetto magico, si riesce quindi a stabilire se si ha di fronte qualcosa di meramente o umano oppure qualcosa di più, un oggetto di pura materia inorganica od altro. Le emanazioni di energia vengono immediatamente percepite quando si tratta di creature molto antiche o molto potenti, per gli oggetti se si tratta di incanti molto forti. Di fronte ad un oggetto od una creatura di scarsa potenza (e quindi emanazioni di energia meno intense), sarà più complicato avere una immediata percezione del magico o dell'aura. In mancanza di sufficiente energia per poter determinare l'origine di creature in particolare, ci si potrà affidare all'esperienza d'osservazione acquisita con il tempo, cioè la capacità di osservare i dettagli nell'aspetto o nel comportamento della suddetta. Ad esempio il pallore accentuato, la forma particolare o insolita dei canini, comportamenti prettamente animali o alienati. Il raggio d'azione della percezione ha pur sempre il suo limite, aumentando la distanza tra soggetto e creatura, diminuisce la possibilità di avere percezioni nitide e corrette.
    *N.B.: Le percezioni del magico o delle aure non svelano la natura/razza delle creature.
    - Raggio d'azione: fino a 5 metri
     
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3 replies since 25/11/2023, 13:44   38 views
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