• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Posts written by º Lidia Faus †

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    Aveva osservato Yui prendere quel piccolo ramo fra le mani. Saggiarlo con i sensi, il tatto, l'olfatto. Sensi a cui spesso gli esseri umani davano poca importanza, ma che invece lo spirito animale che era dentro di lei sapeva sfruttare bene. Il fennec sapeva bene che c'erano tracce lasciate nell'aria. Tracce fatte di odori e che potevano dire molte cose su chi era passato di lì, cosa aveva fatto e magari quali tipo di sensazioni provasse la persona che aveva di fronte. Alcune emozioni, si era resa conto con il passare degli anni, hanno un odore. Perché il corpo e la pelle reagiscono alle emozioni stesse.
    Aveva sorriso a quel commento, quel suo definirlo bellissimo anche se non poteva vederlo «Sì, lo è...» aveva commentato a sua volta «E sai, forse se sai prendertene cura, da quel ramo puoi ancora far nascere qualcosa.» Non conosceva bene quella varietà di ciliegio, tuttavia era ben conscia che chi ha un buon pollice verde potrebbe riuscire a far nascere una pianta da qualunque cosa. E magari poteva essere lo stesso per quel ramo di ciliegio. Magari piccola, perché no, da tenere in un vaso.
    «Posso lasciarti il mio numero se vuoi. Non so se vuoi segnarlo da qualche parte.» aveva suggerito attendendo una risposta «Mentre il negozio è appena dall'altro lato della strada, si chiama Amici di Pelo e penso che sia abbastanza facile capire il perché.» In effetti era un po' scontato come nome, ma a lei andava anche bene così. Era un negozio piccolo e senza pretese, ma che era sufficiente a mantenere un buon tenero di vita per lei e Phill. E del resto che altro doveva volere?
    «Davvero?» aveva domandato a quella rivelazione «Non sapevo che i fiori di ciliegio potessero essere usati per la divinazione. Ne avevo sentite tante, ma questa ancora mi mancava.»


    perdona il ritardo, mi ero proprio persa la notifica
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    Aveva ascoltato quell'intero discorso sui ciliegi, le belle giornate e l'arrivo della primavera che orma era alle porte.
    Non sapeva in effetti se in quella città ci fossero delle festività particolari. In fin dei conti prendeva le giornate un po' come venivano, senza troppa programmazione. Lavorava, si occupava di Phill e ogni tanto frequentava qualche rifugio e via dicendo. Non è che non fosse una persona socievole, tutt'altro. In passato era stata molto socievole, le era sempre piaciuto frequentare altre persone, passare il tempo in compagnia e anche scambiare due chiacchiere. Però, ecco, alle volte oggi, dopo una serie di eventi le appariva tutto alquanto strano.
    Era stata l'Africa, ne era certa. Al di là della sua natura che era cambiata c'era qualcosa di spirituale in luoghi come quelli che non aveva più trovato una volta tornata in Europa. E a dirla tutta, se le cose non fossero andate come poi erano andate non sarebbe nemmeno tornata. Aveva trovato il suo equilibrio perfetto, prima che venisse mandato in frantumi. E cosa aveva potuto fare? Era tornata in Europa, ma non nella sua patria perché c'erano cose che non avrebbe potuto spiegare.
    E forse, una parte di lei, doveva pure ammettere che era anche quello uno dei motivi per cui aveva preso a cuore Yui. Come lei si sentiva diversa, glielo aveva spiegato. E forse non poteva fare tanto, ma avrebbe certamente potuto ascoltare. Sì, quello era in effetti qualcosa che avrebbe potuto fare.
    «Hai ragione, avremmo dovuto.» aveva commentato riferendosi a quanto la ragazza aveva asserito poco prima «Posso lasciarti il mio numero di telefono, se vuoi. O in linea generale puoi venirmi a trovare in negozio, è qui vicino. E magari rimediamo anche qualcosa per Shin.»
    Non sarebbe stata certo la prima volta che regalava qualche snack ai suoi ospiti pelosi. Probabilmente molti di quelli che frequentavano il suo negozio lo facevano anche per quello. C'era sempre qualche piccolo omaggio per i loro amici a quattro zampe e non. Ma del resto non le era mai pesato.
    «Non credo sai ci sia qualche festa particolare qui, in questa città.» aveva quindi proseguito continuando quel discorso che avevano avviato poco prima. «Non so molto in realtà nemmeno dell'Hanami.» Era più che certa che vi fossero tante feste e tradizioni legate all'arrivo della primavera eppure in quel momento non gliene balzava in mente nemmeno una. Che cosa strana!
    «Sì, è in fiore.» aveva risposto infine «Ed è molto bello...» si riferiva chiaramente all'albero di ciliegio. Le dispiaceva che Yui non potesse vederlo.
    Era rimasta in silenzio per qualche istante, osservando l'albero e i suoi rami fioriti che scendevano a cascata verso il basso «Aspetta.» aveva esordito allontanandosi per qualche istante per avvicinarsi alla pianta. Aveva quindi allungato il braccio per afferrare uno dei rami più bassi. Per qualche istante aveva volto lo sguardo all'albero quasi stesse per chiedergli il permesso di poterne staccare una piccola estremità fiorita e quindi poterla portare a Yui. Pochi fiori, nulla che avrebbe danneggiato la pianta. Li aveva quindi posati fra le mani della giovane «Al signor albero non dispiacerà.» aveva concluso lasciandole quei fiori. Magari anche quello poteva essere un modo come un altro per ricordare casa.


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    Phill era stato più che contento di ritrovare il suo amico. Ed era stato anche contento che la sua padroncina avesse accettato di lasciarsi toccare da lui e soprattutto quando era stato ricambiato con una carezza. La maggior parte delle volte era un cane tranquillo, probabilmente non c'era stata una volta in cui Lidia ricordasse che avesse mostrato ostilità. Almeno non senza un ben valido motivo. Magari perché aveva percepito del disagio oppure ostilità, ma erano chiaramente delle eccezioni. E del resto lui, in certe notti, se ne stava rintanato in casa e quindi non si era mai trovato veramente nella condizione di dover soccorrere la sua padrona in situazioni... Particolari poteva essere il termine giusto.
    Non che non ne fosse a conoscenza, sia chiaro, semplicemente non ne soffriva e avevano sviluppato un mutuo accordo sulla questione.

    Nel frattempo, la donna aveva annullato la distanza che le separava.
    «Sì, sono io. Ed è un piacere davvero.» aveva quindi risposto. Ed era vero, alla fin fine doveva ammettere che le avrebbe fatto piacere rivederla una seconda volta. Anche prima di quel giorno se ce ne fosse stata l'occasione. L'aveva, in un certo qual modo, presa in simpatia e oltretutto le era anche sembrata anche un po' sola, come se non avesse tanti amici con cui confidarsi. In cuor suo aveva sperato che nel frattempo le cose fossero un po' cambiate da quel punto di vista.

    «Hai portato Shin a godersi un po' l'aria della primavera?» domanda lecita, anche perché lei, in fondo aveva fatto la stessa cosa con Phill che ora stava probabilmente aggiornando il suo amico in "canese" riguardo gli ultimi avvenimenti della sua vita. Ma forse in realtà i cani erano più semplici rispetto agli esseri umani e non avevano così tante cose da raccontarsi forse perché non ritenevano il gossip una cosa così importante, piuttosto si godevano i momenti. Il qui e ora delle situazioni.

    «È passato tanto tempo dall'ultima volta.» aveva quindi aggiunto osservando Yui «Sei cresciuta.»
    Parole che in realtà nascondevano altro, come volerle chiedere se in effetti stesse bene e se le cose in generale le andassero bene anche in riferimento a quello che le aveva raccontato l'ultima volta senza però risultare invasiva degli spazi personali che magari l'altra non voleva condividere
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    Phill, quel piccolo furfante, doveva aver quasi raggiunto la sua destinazione perché all'improvviso aveva accelerato il passo. Poi dopo un salto si era arrestato, aveva abbaiato un saluto scodinzolante al suo amico, e poi si era avvicinato lentamente conscio del fatto che Shin era un “cane lavoratore” e comunque non voleva rischiare con la sua esuberanza di essere molesto, soprattutto per la sua padroncina.
    Raggiunto quindi il suo amico cane aveva pensato bene di annusarlo sempre sventolando la coda con fare eccitato e, ammesso che glielo avesse concesso, anche leccare la mano della sua padrona quasi a chiedere se si ricordasse di lui. Perfino aveva abbaiato nuovamente in tono allegro per richiamare in qualche modo l'attenzione di entrambi.
    Per quanto riguardava la padrona, invece, li aveva raggiunti poco dopo e per qualche istante aveva lasciato a Phill il tempo necessario di salutare i suoi amici.
    «Che bella sorpresa...» aveva quindi aggiunto in segno di saluto a sua volta «Ciao Yui, che bello incontrarti di nuovo.»
    Non era certa che l'altra l'avesse riconosciuta dal tono della voce, ma se non altro sperava di non averla spaventata comparendo così all'improvviso. Ricordava bene che la ragazzina non poteva vederla, ma il suo tono non era certo aggressivo, tutt'altro. Chissà come mai era andata lì, in quel parco. Forse come lei stava semplicemente facendo una passeggiata con il proprio cane o forse c'era qualche motivo in particolare.
    Le piaceva Yui, l'aveva ascoltata con piacere quel giorno di molti anni prima e l'aveva colpita quel senso di solitudine che le aveva mostrato. Sperava, vivamente, che le cose per lei fossero migliorate nel tempo che era trascorso. Certamente era cresciuta dall'ultima volta. Quanto tempo era passato? Nemmeno lo ricordava, ma abbastanza per cui potevano essere cambiate un bel po' di cose.
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    La primavera era una stagione che la metteva sempre di buonumore. Forse perché cominciava a tornare il caldo, forse perché, in fondo, era anche la sua parte animale che coi climi freddi aveva poca affinità. Forse era perché lei e Phill potevano godersi un po' di quei giorni all'aria aperta come piaceva tanto loro. Forse c'erano troppi se e troppi ma e tutto, alla fin fine non aveva nemmeno senso pensarci troppo. Phill su certi temi era più saggio di lei, lo aveva sempre sospettato. Lui prendeva le cose così, come venivano, senza se e senza ma. Lui aveva preso il guinzagli e glielo aveva consegnato grattando con la piccola zampa sulla sua gamba. Un gesto semplice che voleva significare una sola cosa.
    Così si erano ritrovati al parco dove lo aveva liberato. Phill era un cane buono e non si allontanava mai troppo da lei. Si fidava di quel cane, avevano un legame. Annusava in giro, si avvicinava a qualche albero o qualche cespuglio e tornava indietro non appena richiamato.
    Almeno la maggior parte delle volte...
    Perché quella volta nello specifico sembrava che qualcosa lo avesse fermato, distratto. Aveva annusato a terra, si era soffermato su un punto in particolare per qualche istante. Aveva abbaiato come a richiamare l'attenzione e poi era stato lui a scegliere la direzione verso qualcosa che aveva evidentemente puntato. « Va bene, ma non correre. » gli aveva detto avendo in parte capito il suo gioco. Voleva portarla da qualche parte, era chiaro. La domanda era dove, ma era chiaro che quell'eterno cucciolone avesse ormai in mente una meta precisa. Le sembrava stesse andando verso il laghetto, lì all'interno del parco. Un posto tranquillo che a dirla tutta le piaceva pure.


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    No, non era come loro. Fondamentalmente capiva a quel punto del perché avesse preferito tenerlo fuori, dopotutto per un essere umano poteva essere complicato entrare in faccende di quel tipo. Si era chiesta tuttavia come avrebbero potuto fare a ottenere la fiducia di questo sconosciuto che per quanto ne sapeva poteva conoscere ben poco di quei fatti e forse ancora meno di come affrontarli. Quale era lo scopo di avvisarlo? Forse fare in modo che non si rivolgesse alle autorità notando l’assenza del suo compagno? E più importante ancora perché avrebbe dovuto credere loro?
    Ci aveva pensato, cosa avrebbe fatto lei al su posto? «Forse una lettera…» aveva commentato «Una lettera scritta da te potrebbe aiutare il tuo avvocato a fidarsi di noi. Riconoscerà senz’altro la tua scrittura…»
    Banale forse, ma poteva funzionare, dopotutto in quel modo avrebbe compreso che davvero era stato l’altro a mandarle da lui.
    Per quanto riguardava la faccenda degli animali la cosa le sembrava quasi di facile risoluzione «Beh, credo che per quanto riguarda i tuoi animali sia bene che stiano con qualcuno che conoscono o a cui siano già abituati.» aveva dato per scontato che di fondo se l’altro aveva un compagno era ben ovvio che questi si occupasse anche delle sue creature. «Se il problema è il cibo posso portare qualcosa dal negozio a casa tua, ne ho per tutte le specie da te citate, non è un grosso problema. Sono sicura che non sarà certo il cibo a mancare.» O eventuali cure, ci mancherebbe.
    Per il resto si trovava d’accordo con entrambi e cioè che quella di muoversi in gruppo fosse la soluzione migliore. Magari questo Serenity era chi diceva davvero di essere, o magai no, e in quel caso era meglio essere pronti.

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    Ovunque si trovasse questo Talamasca, da quanto aveva capito dal discorso degli altri due era decisamente meglio restarne alla larga. L’opzione migliore, restava, al momento quella di seguire Daisuke al suo incontro sperando di non venire scoperte. Ora ragionando su questo punto, se Serenity fosse stato da solo, comunque fossero andate le cose sarebbero stati comunque in vantaggio numerico. In ogni caso, in mannaro sembrava aver studiato un piano di riserva perché aveva lasciato loro quello che doveva essere il biglietto da visita di qualcuno, che forse avrebbe potuto aiutarli in caso le cose di fossero messe male. Aveva guardato il nome stampato su quel pezzo di carta e no, doveva dire di non conoscere quell’uomo, chiunque egli fosse, ma era probabile che l’altro un minimo dovesse fidarsi di lui o non avrebbe lasciato proprio quel contatto.
    «Lui è… come noi?» domanda legittima, o almeno credeva. Tuttavia quella stessa domanda lasciava sfogo a un ragionevole dubbio, se era uno di loro perché non era lì? Perché non aveva avvisato il suo compagno e aveva preferito invece chiedere a degli estranei che potevano anche decidere di non presentarsi a quell’appuntamento?
    Aveva guardato il biglietto ancora una volta, poi aveva spostato lo sguardo su Jacqueline, se lei conosceva già Daisuke, forse conosceva anche quella persona di cui era stato dato loro il nome.

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    Il suo sguardo era saltato da Daisuke a quello dell’altra mannara, man mano che prendevano parola. Lei di quelle cose non ne sapeva molto. Onestamente non ricordava di aver fatto mai caso a qualcuna di queste persone, ma avrebbe dovuto starci attenta, se tale era la situazione. Una parte di lei si era chiesta se davvero dovesse stare attenta ad ogni passo che faceva, se da qualche parte ci fosse qualcuno a osservarla, non visto, che sapeva tutto, di lei, di quella storia e di quello che ne veniva. E se… se anche in quel momento c’era qualcuno, qualcuno come quel Serenity o, perché no, Serenity stesso a osservarli, ad ascoltare quello che si stavano dicendo e quello che stavano programmando di fare? L’istinto l’aveva portata a guardarsi intorno come a voler scorgere qualcuno. Per un attimo le era mancata la presenza del suo cane. Certe volte la sua sola presenza le dava la sensazione che le cose potessero andare per il verso giusto. Ma non se l’era sentita di portarlo, dopotutto cosa poteva sapere di quelli che avrebbe incontrato. Di riflesso per un attimo il suo sguardo si era posato sul gatto arancione. Daisuke non aveva esitato a portarlo con sé e quello doveva forse lasciarle intendere che non doveva temere particolari rischi. 
Aveva valutato quell’opzione, quella di seguirlo senza farsi vedere. Non la reputava così terribile dopotutto, forse in un branco avrebbero agito davvero così, ma davvero loro tre avrebbero potuto essere qualcosa di simile ad un branco? Dopotutto aveva imparato ad applicare quel concetto a gruppi decisamente più numerosi, ma tanto era…
    «Beh, sì, immagino sia possibile, ma…» e per un attimo si era arrestata «Sei certo che non sappia anche di questo incontro?»

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    scusate ;_;

    Seppure non avesse preso parola stava riflettendo su tutto il senso di quel discorso. Osservatori, così li aveva chiamati Daisuke, ne aveva mai incontrati? Lì, per lì avrebbe detto di no, ma la sua educazione era stata alquanto basica, principalmente versata su quello che era il tipo di comportamento da tenere all’interno di un branco e, per quello che ricordava, non era mai stata fatta menzione a questi osservatori. O forse semplicemente non ce ne era stato il tempo. Quindi sì, forse li aveva anche incontrati, ma non aveva avuto i mezzi per riconoscerli. E a dirla tutta per qualche motivo la mente era ritornata all’incontro con lo strano individuo della libreria che aveva incontrato molti anni prima. Poteva essere uno di loro? O forse no? «Loro sono… umani? Nel senso di umani-umani?» sì, decisamente poteva sembrare una domanda stupida, ma tutto sommato non poteva mai sapersi, dopotutto aveva imparato di non dare mai nulla per scontato no?
    Ma non era quello il punto, no? Il punto era che c’era qualcuno, qualcuno che si firmava come Serenity, che poi quello fosse il suo vero nome o meno era tutto da comprendersi, che diceva di conoscere l’identità di Daisuke, ed era quello il motivo per cui loro erano lì.
    Aveva spostato lo sguardo nell’ambiente circostante prima di tornare a osservare Daisuke «C’è un motivo di poter presupporre di come questo Serenity sia venuto a conoscenza di queste informazioni e quindi di poter capire… cosa sa esattamente?» E poi qualcosa le era balenato alla mente «Tu vuoi che cerchiamo delle informazioni su questa persona?» effettivamente, se lo conosceva probabilmente non poteva farlo personalmente e quindi poteva aver bisogno di qualcuno che se ne occupasse al suo posto. E dopotutto se lui era l’alfa perché non chiederlo proprio agli altri della sua stessa razza? Non doveva funzionare forse così? Aiutarsi fra simili? Anche perché da quello che vedeva non si poteva dire che fosse presente un branco di mannari appartenenti tutti alla stessa razza.

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    Era una piacevole sera d’estate e come già diverse volte aveva fatto in quel periodo aveva concesso a Phill, una volta chiuso il negozio, una passeggiatina nei dintorni del bosco e quindi nella zona del lago dove il cucciolo poteva in qualche modo avere il suo svago anche a guinzaglio sciolto. E poi piaceva anche a lei quel luogo, più tranquillo del parco, certamente, soprattutto in quel periodo dell’anno, in cui si poteva godere del contatto con la natura. Le mancavano a dire il vero i luoghi che aveva visitato prima del suo arrivo a Nouvieille. Il contatto con quella parte selvatica del mondo, il mistero degli abitanti della natura selvaggia, rimanere lì, ad osservare quel mondo affascinante e allo stesso tempo misterioso schiuderlesi davanti agli occhi. Ma quello era il passato, quel tempo era finito quando la sua vita aveva preso una piega del tutto diversa. O forse, le cose sarebbero andate diversamente se a quel cambiamento non fossero seguiti altri eventi.
    Ma perché pensarci adesso?
    Aveva legato la bici ad un vecchio tronco prima di farsi seguire dal suo fedele amico, mentre gli mostrava quel gioco che entrambi conoscevano bene ed era un modo piacevole di passare il tempo: la palla. L’aveva lanciata via e il cane l’aveva seguita per poi riportarla indietro e così più volte mentre percorrevano il perimetro delimitato dall’acqua.

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    Aveva posato lo sguardo sull’altra donna presente che stando ai discorsi dei presenti doveva chiamarsi Jacqueline. «Piacere mio.» le aveva risposto con naturalezza. Tuttavia quando stava per aggiungere qualcosa in merito alla domanda che le era stata posta, Daisuke l’aveva preceduta. Evidentemente anche lui, come lei aveva conosciuto Vincenzo, ed evidentemente i consigli che lei aveva offerto al ragazzo non erano stati seguiti. «Lui è l’alpha…» era stato più un commento tra sé che qualcosa di rivolto agli altri presenti, ma da quello che deduceva, anche dalle parole dello stesso Daisuke il loro incontro non doveva essere stato dei più rosei. Eppure lo aveva avvisato, gli aveva spiegato che c’erano delle regole, regole non scritte certo, ma che descrivevano perfettamente quale che fosse il posto di ognuno di loro e, che nel momento in cui si giungeva su un nuovo territorio e che in quel territorio era presente un alpha bisognava la supremazia di quest’ultimo soprattutto quanti di loro non avevano ancora una grande esperienza e forza a differenza di moltissimo altri. D’altra parte, almeno a lei, non era mai interessato un ruolo come quello di alpha poiché le era sufficiente poter godere di una certa tranquillità. E proprio per tale ragione aveva ascoltato attentamente quel discorso che Daisuke. C’era qualcuno, un qualcuno chiamato Serenity che faceva parte di questo gruppo di persone chiamate Osservatori. Questi erano comuni esseri umani come lo era stata lei stessa non molto tempo prima, tuttavia avevano delle conoscenze su quel mondo che lei per tanto tempo aveva ignorato. Sotto certi punti di vista doveva ammettere di avere parecchie curiosità in merito a quegli uomini e donne, tuttavia era certa che il racconto di Daisuke non era ancora giunto a termine e, almeno per quanto la riguardava, avrebbe conservato per la fine tutte le sue domande.

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    Se avesse dovuto dire con un certo anticipo cosa si era aspettata o cosa si aspettava ancora da quell’incontro non ne sarebbe stata in grado. Non conosceva nessuno dei mannari presenti. Non li aveva mai visti prima, sebbene sapesse di non essere la sola. Ad essere onesti, la comparsa così improvvisa dell’uomo biondo l’aveva per qualche istante fatta sobbalzare, ma la vista del piccolo felino non aveva potuto fare a meno di lasciarle scappare un sorriso, mentre ascoltava l’uomo che sì, probabilmente doveva essere il famoso alfa dato che il suo odore gli ricordava quello che aveva avvertito più spesso in giro per quella città. Di lui non sapeva nulla, chiaramente, ma nemmeno aveva alcuna intenzione di controbatterlo in una qualche maniera. Conosceva i suoi limiti e d’altra parte non apparteneva nemmeno ad un animale particolarmente aggressivo, fosse anche solo per la stazza. Aveva ascoltato quindi l’altro uomo, che si era presentato successivamente come Cain, salutare un’altra donna che sembrava rispondere al nome di Jacqueline.
    «Lidia. Mi chiamo Lidia.» aveva risposto a sua volta spostando la sua attenzione dall’uomo scuro, al biondo, per poi portalo di nuovo al gatto. Se avesse saputo che c’era un gatto gli avrebbe portato qualche piccolo snack dal negozio. In realtà, ad essere sincera, aveva sempre con sé nella borsa qualche stick o qualche biscottino che regalava a qualche randagio che le capitava di incontrare, tuttavia non aveva portato la borsa quella sera. Aveva con sé solo il cellulare in una tasca dei pantaloni e le chiavi di casa nell’altra.
Di nuovo aveva spostato lo sguardo sui presenti, osservandoli attentamente «Uhm… Ne manca uno…» più un commetto fra sé e sé che una vera e propria dichiarazione, ma di fatto aveva notato l’assenza dell’unico mannaro che gli era capitato di incontrare in quella città. Forse, era andato via, da quello che aveva capito non era nato in quella città, tuttavia considerando la natura dei loro discorsi c’erano anche una discreta quantità di possibilità che fosse riuscito a cacciarsi nei guai, o semplicemente si fosse rifiutato. Ma al momento non era quello che doveva preoccuparla. Eventualmente ci avrebbe pensato in un secondo momento.

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    Da quando lo aveva preso con sé Phill l’aveva sempre accompagnata ovunque. Phill era un botolo eccezionale sotto certi punti di vista, ma quella sera aveva dovuto lasciarlo a casa. Lo aveva sentito grattare la porta quando l’aveva chiusa davanti a lui. Non era abituato a quello, ma era un buon cane e dopo un po’ era tornato tranquillo nella sua cuccia e sapeva che se ne sarebbe stato lì, buono ad attenderla.
    Aveva visto quei simboli un paio di giorni prima, alcuni non erano così distanti dal suo negozio quindi non aveva potuto fare a meno di notarli. Non aveva mai avuto dei veri e propri segnali dagli altri mannari presenti a Nouvieille. Certo era a conoscenza del fatto che ve ne fossero, ne aveva percepito la presenza come era certa del fatto che dovesse esserci un alfa, da qualche parte e che probabilmente quello era proprio il primo di cui aveva percepito la presenza, ma a parte un paio di incontri casuali, di cui però non aveva più saputo nulla in seguito, non aveva avuto nessun tipo di contatto e forse da una parte le era andata bene così. Non che non volesse avere nulla a che fare con quelli della sua specie, semplicemente non aveva nessun motivo di contestare chi fosse lì da più tempo di lei. Non aveva ambizioni come di essere un capo branco a sua volta, d’altro canto, come biologa sapeva benissimo che difficilmente un branco in natura era comandato da una femmina. Ma a parte questo le era sempre bastato quel poco di non creare fastidio e fare in modo che non lo creassero a lei di conseguenza. E allora perché stava seguendo quei messaggi in codice che erano chiaramente stati lasciati da un suo simile? Curiosità, forse. E forse perché c’era ancora una parte di lei che non aveva accantonato del tutto l’idea di far parte di un branco. Certo era passato parecchio tempo. Ma ora che era lì, a fissare quel posto, quel casolare abbandonato da dietro un gruppo di alberi non era più sicura che quella fosse una buona idea. Insomma, cosa doveva aspettare da quelli che, a conti fatti erano degli sconosciuti? Non sapeva se fossero già lì, o se forse avrebbe dovuto attendere. Quegli ultimi passi, forse, erano i più difficili da compiere. Ma se era arrivata fino a quel punto perché avrebbe dovuto fermarsi proprio adesso? Quale vantaggio le avrebbe portato tornare indietro e fare finta di non aver mai visto quei segni? Di certo non poteva nascondersi per sempre e forse, se quei segni erano stati lasciati proprio nei pressi del luogo in cui lavorava significava che molto probabilmente chiunque li avesse lasciati già aveva percepito la sua presenza. E come poteva essere altrimenti? Aveva tratto un profondo respiro, assaporando l’aria che la circondava. C’erano buone possibilità che non fosse sola. Aveva osservato attentamente quello che restava di quel rudere e allo stesso tempo la via più semplice e veloce per raggiungerlo senza restare troppo allo scoperto. 
Aveva corso verso quell’edificio come se, per qualche ragione, avesse avuto l’impressione di non doversi far notare troppo e una volta trovato un ingresso era scivolata all’interno silenziosamente.

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    Come si dice? "Addio e grazie per il pesce"
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    Esiste gente veramente cattiva. Cattiva dentro, che fa leva sulle fragilità degli altri per accrescere i proprio interessi. E potrete fare tutti i soldi che volete, ma resterete sempre "poveri".
103 replies since 15/7/2014
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