La Casa di Neris

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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Non ci posso credere. L’ho fatto, ho comprato una casa.
    Una casa vecchia ma che pare far per me.
    Mi è difficile prevedere quale saranno le conseguenze di questa mia decisione, ma camminando per questo ampio giardino trascurato, non posso evitare di sentirmi felice. Sì, dietro questa felicità c’è un velo di malinconia e una consapevolezza repressa. Perché io posso ripetermi mille volte che questa casa l’ho presa per poter meglio mischiarmi con gli umani, per sentirmi di più una di loro, ma io so qual è la verità. Io sto soltanto emulando il mio creatore, sto seguendo le sue tracce, lui che vive così tranquillamente tra i mortali, tanto da arrivare a comprarsi una villa. Io ho una casa perché ho visto che lui ce l’ha. Ridicolo, ma vero.
    Perché io non mi libererò mai dalla sua ombra, per quanto io mi nasconda e cerchi di sfuggirgli. Per quanto io cerchi di comportarmi diversamente da lui, per quanto cerchi di non pensare a quel dannato menefreghista... è assolutamente inutile.
    Posso negarlo quanto voglio, ma io sono sua. Perché diavolo non è morto? Ne son passati di secoli dall’ultima volta che ci siamo visti!
    Scaccio quei pensieri dalla testa, furibonda. Ci sono ricaduta! Al posto di ammirare la mia ‘nuova’ casa, penso ad Arawn. Ma è possibile?
    E lui non è il solo millenario a cui sono rivolti i miei pensieri...

    Entro in casa, osservando i locali. Come ho già visto dalla mia ultima visita, al pianterreno c’è un corridoio d’ingresso, che porta alla cucina, al salotto, al bagno e a un locale scaffalato che, prima che i vecchi proprietari vendessero la casa, doveva essere una piccola biblioteca. Entrando in cucina mi chiedo cosa farne. Togliere tutto e farla divenire una stanza più utile? O lasciare tutto com’è, tanto per far credere che sia usata dagli eventuali visitatori? A dire il vero non lo so. Come non saprei cucinare qualcosa, se mi trovassi delle persone in casa. Probabilmente, in tal caso, mi limiterei a ordinare delle pizze.
    Passo al primo piano, scoprendo tre camere da letto e un bagno. Assolutamente inutili, anche perché non mi sentirei affatto sicura all’idea di dormire protetta solo da un lenzuolo. No, preferisco di gran lunga la mia bara. Sarò tradizionalista, ma per me va bene così.
    Tanto per finire il tour delle parti inutili della casa, salgo in soffitta, poi scendo fino al pian terreno, ritornando a quella che una volta era una biblioteca. Ecco, ora è il momento di vedere se ho fatto bene a fidarmi delle immagini che questa casa mi ha trasmesso. Senza troppo sforzo, sposto una massiccia e vecchia scrivania di legno, rivelando una botola nell’antico parquet.
    Esattamente quello che cercavo.

    La stanza sotterranea non è molto grande ma è perfetta. O quasi.
    Non sento molta umidità nell’aria, ma credo che dovrò fare qualcosa, magari coprendo le mura di pietra con quegli isolanti di cui ho letto. E mi toccherà spolverare un po’: non mi sembra il caso di vivere nella polvere. Però questa stanza mi piace, forse perché è molto simile alla cripta dove sono vissuta fino ad adesso.
    Sì, questo è proprio il posto adatto a me, anche se dovrò fare qualche modifica.
    Come mettere delle lampadine. Non mi sembra il caso di andare avanti a candele. Anche perché il fuoco è un pericolo per me. Non che siano assolutamente necessarie, visto la mia capacità di vedere nel buio, ma sono a dir poco affascinanti. No, devo assolutamente riuscire a recuperarle... e, cosa più difficile, preparare l’impianto elettrico da sola. Non posso certamente rivolgermi a un elettricista. O forse sì? Affascinare un elettricista. Idea interessante.

    Mi guardo intorno, decidendo dove mettere le mie cose. Al posto del tavolino mezzo mangiucchiato dalle termini metterò la mia bara di pietra, gli scaffali con i miei diari potrebbero andare lì accanto, la statua vicino alla mia cripta sarebbe bella al centro del locale...
    La statua... sì, ho deciso che un ricordino devo portarmelo dietro. Com’è che li chiamano in quest’epoca? Souvenir? Bene, allora quell’angioletta di pietra stesa piangente sul blocco di marmo sarà il mio souvenir. Sì, occuperà spazio, togliendomene a me, e sarà difficile da spostare ma me ne sono innamorata. Mi ricorda troppo la mia sofferenza, mi fa troppo comprendere come creature così diverse - angeli e vampiri - alla fine siano accumunati dal dolore. È un’opera umana, con tutte le sue imperfezioni, ma mi piace.
     
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    Seguito di "Saggiando il Terreno" e "Al Bada Bing".



    Il viaggio in macchina, anche se - almeno secondo i miei canoni - abbastanza corto, è bastato perché io mi calmassi. Questa, dopotutto, è la serata in cui ho sentito più odore di sangue senza nemmeno toccarlo: è ovvio che mi sia venuta un po’ voglia di andare a caccia. Prima Christopher ha tirato un pugno a un ragazzo, poi con i suoi colleghi ha ammazzato i delinquenti che io pensavo di ‘invitare’ a cena... o forse sarebbe meglio dire: invitare a far da cena.
    Potrei vendicarmi azzannando lui, ma mi piace la sua compagnia: è un tipo particolare, una persona che ha scelto (o è stato obbligato a scegliere) una via più oscura, spesso per niente legale. Un po’ come me.
    *Dopotutto, è ben difficile che il vampirismo sia legalizzato.* Rifletto, mentre mi torna alla mente uno dei tanti romanzi sui vampiri che in questo secolo sono stati scritti. *È affascinante come idea, ma io continuo a preferire che il governo non sappia di me, o almeno mi ignori.*

    “Ecco, siamo arrivati.” Dico, dopo aver dato le ultime indicazioni a Christopher, e indicando con un cenno la casa. Non che ce ne sia il bisogno, visto che in questa zona non sono poi così tante le abitazioni. Cosa di cui ringrazio la Madre: non credo che avrei sopportato dormire in mezzo agli umani, è per questo che ho sempre scelto cimiteri o luoghi desolati per creare la mia ‘tana’... ma devo ammettere che ultimamente i cimiteri di Nouvieille cominciano anch’essi ad essere affollati, quindi anche quei luoghi sono finiti nella lista dei posti scartati.
    “Se vuoi puoi entrare a bere qualcosa.” Continuo, felice di aver fatto recentemente una scorta di bevande e alimenti. Temo che poi dovrò buttar tutto via (o regalarli prima che scadano a qualche mendicante), visto le poche visite che ricevo, ma preferisco ad essere pronta nel caso passasse qualcuno di qui.
     
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  3. Harmin Metrac
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    Christopher accettò ben volentieri la proposta della ragazza e la seguì all'interno della casa.
    Aveva uno stile architettonico che non gli piaceva molto, gli dava un senso di vecchio, sembrava una di quelle case dei quartieri residenziali più datati.
    Entrato, un corridoio portava in cucina e in salotto, vide una terza porta, ma non fece caso a cosa c'era oltre.
    Si tolse il cappotto appendendolo all'attaccapanni a lato dell'ingresso.

    Questo tipo di case non mi sono mai piaciute, hanno un che di vecchio, mi sentirei pronto alla pensione se ci venissi ad abitare.

    Disse sorridendo a Neris.
    Improvvisamente Christopher fu assalito da un brivido che gli strisciò lungo la schiena, un tremito, un dubbio.
    Quella bella ragazza così innocente, che sembrava vivere scappando dal passato, era realmente così? Si sarebbe veramente potuto fidare di lei? Se la mattina dopo fosse corsa alla polizia a denunciarlo per i fatti accaduti al locale? Certo non era l'unica testimone, ma gli altri clienti erano tutti abituali e difficilmente, conoscendo Christopher di fama, sarebbero corsi alla centrale di polizia.
    Neris era davanti a lui, gli dava le spalle facendo strada, sarebbe stato così semplice.
    Christopher portò la mano alla fondina, strinse le dita attorno all'impugnatura della sua pistola.
    Non era un ragazzo che esitava, ma non gli piaceva uccidere, soprattutto le belle ragazze, soprattutto se tutto si basava su un dubbio.
    La scena sembrò congelarsi, Nersi sembrava muoversi al rallentatore, lentamente Christopher ritrasse la mano, lasciando la pistola nella fondina e ricacciando nel profondo i suoi dubbi.
    Si limitò a seguire Neris in silenzio, dando una veloce occhiata all'orologio da polso, non voleva disturbarla troppo.

    SPOILER (click to view)
    Scusa il ritardo e il contenuto del post un pò "scrauso"ma la mia vena creativa sembra essersi prosciugata questo week end XD Sorry *_*
     
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    Sa di vecchio, eh? Non posso fare a meno di pensare, con un leggero sorriso. Se questa casa è vecchia, io cosa sono... decrepita?
    Ma questi pensieri non mi preoccupano. Sono cosciente del fatto che, in questo tempo, io non posso trovarmi totalmente a mio agio: io non gli appartengo. Attorno a me continuerò a cercare oggetti provenienti dal passato e luoghi che ancora recano traccia di quello che c’era un tempo.

    “A me invece piace. L’antichità mi fa sempre venire nostalgia dei tempi andati. Chissà come si viveva allora... alcuni credono che fosse tutto più semplice, altri che al contrario fosse tutto più difficile. Forse la verità sta nel mezzo.” Mi dà sempre un po’ fastidio dover stare attenta a come parlo del passato che, secondo il pensiero dei mortali, io non dovrei aver vissuto. Alle volte anche le frasi più innocenti possono diventare ‘pericolose’.

    Lo conduco nel salotto. “Se vuoi sederti fai pure.” Dico, guardandomi un attimo intorno. Come tutta la casa anche questa stanza sa di antico... e, forse, è troppo ordinata. In un certo senso sembra quasi innaturale. Il mio sguardo cade sull’antica arpa, ancora intatta dopo tutto questo tempo. Che centrino i poteri del mio padre umano? O semplicemente è ancora qui solo perché mi sono presa sempre cura di lei... tranne che nel periodo in cui mi sono addormentata?
    “Desideri qualcosa da bere? The, caffè... o magari birra o vino? Non posso certo darti tutta la possibilità di scelta che hai nel tuo locale, ma credo di poter recuperare qualcosa che ti piaccia.”
     
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  5. Harmin Metrac
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    Christopher si accomodò sul divano.

    Del caffè va benissimo...

    Stette in silenzio qualche secondo, l'aria era pesante, era tutto così in ordine.
    Non era una casa molto vissuta.

    Sai, non voglio farmi gli affari tuoi, ma quando parlavi di quel tuo ex ragazzo, se per qualche strano motivo hai bisogno di una mano, sai dove trovarmi, nel caso che quello squilibrato torni a crearti problemi.

    Disse, non che gli piacesse farsi gli affari altrui, ma ad una ragazza bella e sola, soprattutto in situazioni analoghe bisogna sempre offrire aiuto.
    Chissà poi com'era questo misterioso psicopatico, forse uno di quei capelloni con il giubbetto di pelle borchiato e catenina con pentacolo, magari era uno di quelli che ci credevano veramente al misticismo.
    Chris sospirò, quando Neris gli portò il caffè, soffiò leggermente sul liquido scuro e caldo e poi ne bevve un sorso, ringraziando la ragazza per l'ospitalità.
     
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    Una parte di me trova curioso preparare il caffè. Non c’è voluto molto per imparare a farne uno decente, anche se forse Kim non sarebbe d’accordo con me: dopotutto, era lei l’assaggiatrice ufficiale. Ma non posso fare a meno di chiedermi che gusto abbia. Non l’ho mai assaggiato e non potrei neppure farlo adesso: mi sento male al solo pensiero. Io, ingurgitare quel liquido marroncino? Non ne provo neppure la tentazione. La mia è solo... curiosità.
    Per un attimo mi chiedo se farne uno anche per me, ma poi lascio perdere: per questa serata ho già fatto fin troppo finta di bere. Anche se mi chiedesse perché l’ho preparato solo per lui, non avrebbe la minima importanza.

    Solo dopo avergli portato il caffè, decido di rispondere alle sue parole.
    “Ti ringrazio per esserti offerto di aiutarmi con il mio ex-ragazzo, ma non è necessario.” Dico, sedendomi sul divano con lui, anche se non troppo vicino. “So come ragiona e come prenderlo. E io non sono di certo una ragazzina indifesa, sarei in grado di tenergli testa se mi desse fastidio.”
    Sempre che non finisca come l’ultima volta... Rifletto, leggermente indispettita. Possibile che mi basta rivederlo perché l’amore che provo per lui ritorni a galla?
    “Poi non sa neppure dove sono in questo momento.” Aggiungo. “Dovrebbe girare almeno metà mondo per trovarmi.”

    Per non parlare del fatto che - anche se è un delinquente - preferirei che Christopher non si facesse ammazzare dal mio creatore. Mi darebbe leggermente fastidio.
     
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  7. Harmin Metrac
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    E tu prendevi la mia mano, mentre io...

    Pensò Christopher, facendo tornare alla mente i ricordi della moglie e della figlioletta che quella sera, sembrava proprio non volessero abbandonarlo, ciò gli suscitava una forte malinconia.

    Aspettavo te...

    Bevve un piccolo sorso di caffè, poi un secondo.
    Neris non sembrava aver paura dell'assassino che aveva davanti, era decisamente coraggiosa o decisamente stupida.
    Solo il tempo avrebbe dato risposta a questo dubbio.

    Ormai avrai capito che tipo di persona sono, ma io non riesco a capire che tipo di damigella tu possa essere.
    Non so qual'è il tuo lavoro...


    Chris posò la tazzina su un tavolinetto e si avvicinò a Nersi, i loro volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro.

    Il tuo colore preferito, le tue paure, le tue passioni...

    Il tono dell'italo-americano erano diventato profondo e romanrico, passionale e dolce.
    Non che avesse secondi fini, era solo il suo modo di esprimersi quando si trovava a tu per tu con una bella ragazza.

    SPOILER (click to view)
    Sono ammessi gli schiaffi, morsi e pugni no :P
    Ihihihihi :D
     
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    Nemmeno un bacino? ^^ ... xD

    Il cambiamento di Christopher non mi piace per niente. Ma con chi crede di avere a che fare? Capisco che non mi sono presentata come un ‘mostro assetato di sangue’, ma adesso potrei anche cambiare idea e dargli un bacino sul collo... un bacino che potrebbe essere mortale.

    “Sono una di quelle damigelle che non amano chi fa loro la corte.” Rispondo, sperando che questo basti a fargli capire che è meglio per lui cambiare atteggiamento. Il mio tono di voce è calmo, senza nemmeno una traccia di nervosismo, anche perché - tra i due - l’unico che dovrebbe essere nervoso è lui. In effetti, con il suo collo così vicino, la tentazione di morderlo è grande.
    "Sono una ragazza pericolosa." Continuo, con un leggero sorriso a bocca chiusa. Dopotutto, in questo momento no voglio spaventarlo: voglio solo consigliargli di non prendermi troppo alla leggera... e a non trattarmi come una semplice ragazzina. "In questa casa non sei l'unico ad aver già ucciso qualcuno."

    "Il mio colore preferito?" Ripeto le sue parole con disinvoltura, come se un attimo fa non fossi arrivata molto vicino a minacciarlo. "Non saprei... probabilmente il nero. Dopotutto è il colore della vita, il colore della calda terra dove i semi germogliano o dell'oscurita del ventre di una madre. Ma anche il rosso non è male... anche quello è il simbolo della vita, della vita che scorre nelle nostre vene."
    Il colore del sangue. Completo nella mia mente, mentre il mio sguardo ricade sul suo collo.
    "Invece, quello che mi piace di meno è il bianco. So che spesso viene collegato alla purezza, ma io lo considero come il colore della morte: dopotutto, sulla neve non cresce niente, non importa quanto sia bella."
    Sono un po' malinconica mentre pronuncio queste parole, perché in questo momento non sto pensando alla neve... ma ad Arawn e a me stessa.
    Noi vampiri siamo così belli... ma come la neve siamo solo portatori di morte.

    "E il tuo colore preferito qual è?" Chiedo, divertita. So perfettamente di non aver risposto a tutte le sue domande, ma non mi interessa. Quello che mi importa al momento è che lui si metta in testa che non sono una ragazza come le altre. Dopotutto, l'ho risparmiato proprio perché ha visto qualcosa di me che gli altri umani nemmeno immaginano... ma se mi deludesse potrei sempre cambiare idea.
     
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  9. Harmin Metrac
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    Christopher incrociò le braccia con aria seria.

    Non fraintendermi, non metto certo in dubbio che tu sia una ragazza pericolosa, o quantomeno pericolosa per gli sprovveduti.
    Non è da tutti riuscire a sfuggire con successo ad un inseguitore per lungo tempo, e come avrai capito, in questo almeno ho cognizione di causa.


    Dopo qualche secondo però non potè più trattenere un grosso sorriso.

    Sono più che sicuro che se tentassi di accarezzarti mi staccheresti un dito a morsi.

    Disse ridacchiando.

    Comunque, il mio colore preferito è il nero, trovo che sia un colore che va bene un pò con tutto.
    Altrimenti come seconda scelta c'è il blu scuro.
    Che altro dire...Suono il violino, quindi i colori che scelgo sono un pò malinconici, o allegri, dipende dai punti di vista.
    Vero Neris?


    Era strana la compagnia di quella ragazza, a dire il vero, per Christopher anche la ragazza era strana.
    Fragile come un rametto sotto la tempesta, ma pericolosa come una tigre pronta a balzare fuori dai cespugli.

    "Donne, non sai mai di cosa sono veramente capaci e di cosa nascondano dietro a quegli angelici visini."

    Pensò, continuando a sorridere e guardando Neris, facendo rimbalzare lo sguardo dal viso ai piedi di lei.
     
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    Pericolosa per gli sprovveduti, eh?
    Anche se questo pensiero divertito mi passa per la mente, non faccio commenti. Va bene conoscere un umano che abbia visto qualcosa del mio lato più oscuro, ma questo non significa che lui debba sapere quanto sono pericolosa. Che creda pure di essere più forte di me... anzi, è meglio così: dopotutto, se sapesse cosa sono difficilmente vorrebbe avere ancora a che fare con me. Anche se sarebbe divertente vedere la sua reazione.

    “Uhm... non so se ti staccherei un dito a morsi... anche se è un’idea piuttosto interessante.” Commento, con il lieve sorriso che ormai mi viene molto naturale. Devo ammettere che nei primi tempi faticavo a fare un sorriso naturale che non scoprisse i miei canini aguzzi. Ma secoli di tentativi hanno reso la cosa molto semplice.

    “Mi piace il violino, ha un bel suono. Mi piacerebbe sentirti suonare, una volta o l’altra.”

    Sì, mi piacerebbe. È da così tanto che non ascolto un mortale suonare. Le vostre melodie sono così diverse dalle mie: così imperfette, con più o meno lievi sbavature. Così naturali. Quando è un vampiro che suona, la musica ha qualcosa di sbagliato, lo sento. È tremendamente perfetta. È tremendamente meccanica. Perde una sua qualità più importante, come quella che si ascolta dalle vostre radio. O forse è peggio: perché la musica dei cd è comunque stata suonata da degli umani - il più delle volte, almeno - e mantiene una parte della sua natura... umana.
    “Io suono l’arpa. Il suo suono mi sembra quasi una parte di me, ma credo che sia soltanto perché è legata al mio passato. A mio padre. Il violino ha qualche significato per te? Ti riporta alla mente qualche ricordo? Ovviamente non è mia intenzione chiedere il tuo passato, mi basta soltanto un ‘sì’ o un ‘no’.”
     
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  11. Harmin Metrac
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    Christopher rimase in silenzio per qualche secondo, sospeso su quella domanda, come sull'orlo di un burrone.

    Effettivamente mia moglie suonava il violino, cominciai a suonarlo qualche mese dopo la sua morte.
    Facevo molta fatica a completare un brano, ogni volta mi venivano in mente lei e mia figlia, ma il tempo guarisce ogni ferita no?
    Da semplice malinconia, il violino è diventato una passione, grazie al mio "lavoro" poi, ho avuto l'occasione di conoscere persone provenienti da tutto il mondo, in varie occasioni abbiamo suonato assieme, io ho insegnato a loro la musica del mio paese e loro hanno fatto altrettanto.


    Gli piaceva suonare la musica irlandese, le ballate da pub che i suoi amici di Providence gli avevano insegnato durante le lunghe serate passate a nascondersi dai cinesi.
    Ora faceva tutto parte di una matassa di ricordi, una matassa che era difficile da sbrogliare, visto che immancabilmente tutti gli eventi passati si collegavano alla morte della moglie e della figlia, ma visto che il passatto non si può cambiare, con il passato bisogna conviverci ogni giorno.

    Un giorno potremmo suonare assieme.

    Disse tornando sorridente.
    Nonostante avesse il violino in macchina era decisamente troppo stanco per suonare quella notte.
     
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    “Non sono proprio sicura che il tempo guarisca ogni ferita, al massimo le rende più accettabili. Le mie ferite son sempre presenti, in un modo o nell’altro: ho semplicemente imparato a conviverci.” Lo osservo attentamente, riflettendo sul dolore che deve aver provato a perdere moglie e figlia. Lo stesso che ha provato mio padre a perdere me e i miei fratelli, probabilmente. Un dolore che, si potrebbe dire, è insito nell’essere umani. Ma io so che non è proprio così: io non sono immune dalla sofferenza, dopotutto noi vampiri non siamo i figli del demonio come alcune tradizioni ci rappresentano. “Credo che ogni oggetto porti con sé una propria storia, un proprio significato. E un oggetto che ricorda persone care è forse il più prezioso che esista.”

    Sorrido.
    “Certo, mi farebbe piacere suonare con te, un giorno o l’altro.” Commento, leggermente divertita all’idea di suonare di giorno. Cosa impossibile per una creatura della notte, ma per adesso posso far finta di niente. “Devo dire che non mi sono mai interessata più di tanto ai vari tipi di musica: io son fissata con quella celtica. Ma son sicura che troveremo qualche canzone che conosciamo entrambi.”
     
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  13. Harmin Metrac
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    Oh sì, qualcosa troveremo sicuramente.

    Disse Christopher sorridendo, gli piaceva la compagnia di Neris, era anche una bellissima ragazza, un pò sulla difensiva forse, ma certo era normale, soprattutto dopo le vicende accadutele, o almeno quelle che gli aveva raccontato.

    Ad ogni modo, credo che sia giunta l'ora di lasciarti riposare.

    Disse avviandosi verso l'ingresso, prendendo il cappotto.

    Puoi sempre passare a trovarmi al "Bada Bing".

    Frugò nella tasca interna della giacca e ne estrasse un biglietto da visita che porse a Neris.

    Questo è il mio recapito telefonico, se ti va di prendere un caffè o anche solo fare una chiacchierata, basta che mi chiami.

    Le disse con un gran sorriso.
     
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    Gli sorrido di rimando, sempre attenta a non mostrare i miei canini. Anche se per me non è ancora troppo tardi, mi rendo conto che lo sia per una comune mortale. E, in effetti, nelle ore di notte che rimangono, avrei anche qualcosa da fare: come andare a caccia.

    “Grazie.” Dico, prendendo il biglietto che mi porge. “Ti verrò a trovare di sicuro. Credo che il Bada Bing diventerà uno dei miei locali preferiti.”
    Non gli do il mio numero, e dentro di me spero che non me lo chieda: altrimenti dovrei affascinarlo per fargli dimenticare di averlo fatto. Non ho intenzione di essere disturbata dallo squillo del telefono... non che sia possibile, visto che ho staccato la presa.
    Possibile che io e la tecnologia non andiamo proprio d’accordo?

    Lo accompagno fino all’ingresso, aprendogli la porta.
    “Arrivederci, allora. E stai attento a non farti ammazzare nel frattempo!” Sorrido leggermente mentre pronuncio queste parole. È davvero strano, per me, chiacchierare così tranquillamente con un delinquente, dando per scontato di non volerlo uccidere. Chissà, magari un giorno cambierò idea, ma per adesso lo voglio vivo. Non sono proprio sicura che sia tra le persone che vorrei proteggere dai predatori come me, ma credo che mi arrabbierei parecchio se qualcuno lo uccidesse.
    Ora che ho trovato uno svago interessante, non voglio di certo che mi venga portato via troppo presto.
     
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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Scesa dal taxi, pago l'autista un po' distratta. Non sono sicura di quello che sto facendo e non so nemmeno se Neris vorrà parlarmi. Ok, non so nemmeno se io voglio parlarle. Però... però... è ridicolo continuare così, vivere nella stessa città ed evitarsi in questo modo.
    "Si, è tremendamente ridicolo." Continuo ad alta voce, e solo allora mi rendo conto che il taxi è sparito. Chissà, magari l'autista mi ha anche salutato. Rifletto, un po' dispiaciuta dal fatto di aver mostrato scortesia. Ma che ci posso fare: è inutile piangere sul latte versato, poi... ora ho altre cose per la testa.

    Mi avvicino alla casa, attraversando il giardino senza recinsione. Non che questo mi stupisca più di tanto: se qualcuno osasse entrare nella sua casa senza permesso dubito che la vampira lo risparmierebbe.
    Arrivata alla porta, mi siedo sui gradini. Il mio sguardo si perde a osservare il paesaggio illuminato dal rosso del tramonto. Non so se la vampira è in casa ma se è qui a momenti si sveglierà e percepirà la mia presenza. Quello che mi chiedo è come reagirà. Rifletto, un po' preoccupata. Non credo che possa farmi del male... almeno secondo i suoi canoni. Beh, nel caso sono preparata. Il mio sguardo cade sull'anello che porto all'indice e ai miei bracciali di cuoio. Attacco e difesa. Ma basterà contro una vampira antica? Probabilmente no.

    Alzo le spalle, sconsolata. Posso solo sperare che vada tutto bene.
    Sistemo la gonna, un po' spiegazzata. Indosso un abito lungo ma non elegante, dai colori - arancione e fucsia - abbastanza accesi. Sopra di esso ho una giacchetta leggera, che ritengo che basterà a proteggermi dall'aria della sera. A tracolla ho una borsetta con documenti, portafoglio e cellullare. E il bracciale d'oro che mi ha regalato Neris. Chissà, magari potrebbe tornare utile.
     
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