Like a Snowflake fallen from Heaven
2001 - 02 - 28



L'istinto di sopravvivenza è tipico di ogni essere vivente, anche quelli che si ostinano a credere di non averne possiedono qualcosa di simile. La verità è che tutti vogliamo vivere, il suicida persino cerca di aggrapparsi alla vita negli ultimi istanti in cui crede che tutto sia perduto. Poi c'è un altro istinto, quello che tende alla lesione del proprio essere, qui si distinguono più categorie. C'è chi lede a se stesso allo scopo di allontanare una fattispecie di insensibilità; chi cerca in tal modo di lenire una certa insofferenza e sentirsi vivo. C'è chi lede a se stesso per repulsione verso il proprio essere; per punire una qualche sorta di colpa. C'è chi prova piacere nella sofferenza e chi del proprio dolore fa un mezzo per procurarne ad altri. In questa concezione dei termini non ho mai negato di avere io stesso un istinto masochista. Ma come direbbe qualcuno c'è un fine superiore in tutto questo.
Decidere di infilarmi in stradine come quella aveva un suo perché. Risvegliare quegli istinti sopiti nell'animo chi è già corrotto o portare a sprofondare ancora maggiormente nell'abisso che circonda chi in quei luoghi sembra cercare un rifugio.
Il mio aspetto. Quello sembra sempre così fuori luogo in ambienti del genere.
Forse è perché non sono mai stato molto alto e nemmeno troppo muscoloso. Non ho mai fatto nulla per esorcizzare la cosa, al contrario. Mi sono sempre crogiolato su questo aspetto, era un arma, la mia arma, il modo perché da me non ci si potesse mai aspettare qualche spiacevole sorpresa, qualche brutto tiro.
È sera nelle strade di Nouvieille ho deciso che l'attesa doveva essere finita. È il momento di fare qualcosa per sondare il terreno, cominciare a muoversi e stabilire le regole. Le mie regole...
La donna che ho incontrato per prima non mi ha dato mi ha concesso abbastanza attenzioni. Poco male, Nouvieille non è poi così grande.
Ho incontrato un uomo. Uomo, non mi sento di definirlo ragazzo sebbene sia giovane, molto giovane. Lo comprendo dai modi di fare, i modi di muoversi a dall'irruenza.
Un mio simile, non mi pento di non averlo compreso prima, solo me ne rammarico.
Ho indossato la mia maschera e ho recitato la mia parte: lo straniero che si è perso. Perso, strano dirlo per me che invece conosco queste strade. Non ha pensato nemmeno per un momento di tirarmi fuori di lì, sarebbe stato molto semplice...
Ho seguito Scott, l'ho lasciato fare. Fino alla piazzola.
La cose stavano andando un po' troppo per le lunghe. È impensabile quanto possa bastare un piccolo input per dare modo ad altri di rivelare le proprie intenzioni.
Sarebbe stato semplice, avrebbe scatenato la sua rabbia e il suo istinto violento. E l'avrei umiliato perché era riuscito a farsi mettere fuori gioco da uno grosso la metà di lui.
Ma non avevo calcolato tutto...
Non avevo calcolato appunto che potesse essere un mio simile e che potesse avere il controllo dell'energia elettrica.
O qualcosa di simile.
È come mettere le dita nella presa elettrica. Nulla di piacevole. La sensazione quella che il tuo corpo sia percorso da spami, si agita senza che tu voglia, brucia, da dentro anche.
Doveva essere uno scontro impari, ma non in questo modo. È stato uno scontro impari, ma è terminato in una situazione di stallo. Forse lui è messo peggio di me nonostante io abbia perso più sangue.
Non andrò in ospedale, non ne ho alcuna intenzione.
Uno squallido motel è più che sufficiente. Il cappotto (il suo) nasconde la ferita fra le costole. È grande. Chiunque lo veda può facilmente capire che non sia della mia taglia. Ma mi serve solo qualche ora. Qualche ora di riposo e poi cercherò di tornarmene a casa. Magari il tempo di improvvisare una fasciatura e chiamare un taxi.
Ho sempre provveduto personalmente a me, continuerò a farlo.
Ho segnato un nuovo nome.

Scott

Non mi dimenticherò di oggi.

Squarcio di libertà

A giocare con il fuoco si rischia spesso di finire scottati. Quella che può sembrare una casuale passeggiata in campagna diventa lo strano teatro per l'incontro di tre creature che fra loro hanno ben poco in comune: due Angeli, uno Bianco e uno Nero e una Demone. Da parte dei tre individui c'è una evidente diffidenza nei confronti degli altri presenti, tuttavia, per l'Angelo Nero, l'occasione di mettere zizzania in qualche modo non passa certo inosservata. Inizia una lunga diatriba fatta di frecciatine verbali, supposizioni, dove nessuno dei parteticanti sempra intenzionato a svelare se stesso, mentre tenta di scoprire il più; possibile di ciò; che riguarda gli altri. L'angelo riesce ad apprendere alcuni dettagli per mezzo delle proprie capacità, ma questo certo non lo esimeda desistere dal proprio comportamento. Al contrario sembra provare un certo gusto a rigirare il dito nella piaga. La prima ad allontanarsi da quella conversazione è l'Angelo Bianco, mentre gli altri due continuano il proprio diverbio continuando a toccare note dolenti come dio, per quanto riguarda l'Angelo, e il figlio che la Demone porta in grembo per quanto rigurda quest'ultima; fino a quando dalle parole non si passa ai fatti. L'angelo ne viene fuori con diverse ustioni oltre qualche graffio.

2001/09/12

Waiting for tomorrow...

È strana la vita. Come è strano il fatto che spesso si riesce a trovare quel che si cerca nel posto più improbabile di tutti. Il momento in cui non conosci nemmeno il perché di certe azioni, il ritrovarti in un posto anziché in un altro. Non sono certo del fatto che volessi essere lì. Avevo bisogno di riflettere sugli ultimi eventi che mi erano capitati all'interno di quella città e trovare allo stesso tempo quella che sarebbe stata la chiave della mia permanenza qui. chi sarei stato questa volta? Lo studente? Lo avevo appena fatto. Un semplice impiegato? Non mi si addice un ruolo da impiegato. Non sono esattamente il tipo di persona a cui piace lasciarsi gestire da chicchessia. E poi c'erano altre faccende, me ne ero stato buono, o meglio tranquillo per parecchio tempo e poi tutto ad un tratto avevo ricominciato a cercare rogne.Così , ora, c'era più di una situazione che mi toccava gestire. Ecco perché ero lì. Fin da regazzino ho cercato i posti isolati per potermi permettere di discutere con me stesso. Niente rumori, niente chiacchiericci di chicchessia. Niente di niente. Solo Key in compagnia del caro vecchio Key, ve cchio si fa per dire. Ad essere onesti so no più vecchio della maggior parte delle persone che conosco eppure non mi ritengo affatto vecchio. Eppure per qual che istante questa notte mi è capitato di pensarlo. C'era una vampira nel bosco, avrei dovuto capire qualcosa nel momento in cui mi sono reso conto che portava un tacco dodici. Nessuna donna normale indosserebbe un tacco dodici su quel tipo di terreno. Il senno del poi, ovviamente non ci avevo pensato sin dall'inizio. Fatto stà. Abbiamo raggiunto una polla, non immaginavo ce ne fosse una. Si è parlato del più e del meno, legge, morale, etica. Di come l'umanità sia così complessa e come allo stesso tempo tutti gli elementi che n e fanno parte siano così simili fra loro. Si è parlato perfino di Angeli e di Dio. È un argomento decisamente complesso per me e non perché non lo conosca, ma perché forse avrei fin troppo da sire e non tutto sare bbe facilemente compresibile dal punto di vista di quello che dovrei apparire. Tuttavia quando sono gli autori del passato a formulare le risposte che si vorrebbero fornire, perché evitare? Si è passati per Murphy, da Dante a Milton. Oh, Milton l'ho sempre apprezzato, peccato solo per il finale!

Meglio Principe all'Inferno
che schiavo in paradiso.

Fatto sta che la conversazione è risultata piuttosto interessante anche se poi inevitabilmente ha riportato alla frattura delle maschere.

Conosce alcuni miei simili, a quanto pare, ma non ho otenuto le informazioni necessarie per capire chi sono. Sarebero state informazioni utili, ma potrei sempre provare a recuperarle in un secondo momento. Giacché comunque la conversazione risulta interessante e non mi dispiacerebbe ripeterla.

2007/10/08

Ritorno

Quella che doveva essere una vacanza è durata più di quanto mi aspettassi. Volevo rivedere Kyoto, poi mi sono ritrovato a lavorare diversi anni a Tokyo. Buffo. Eppure mi trovo di nuovo in un aeroporto con un biglietto per Nouvieille. Avrei potuto cominciare una nuova vita altrove e invece sto tornando in quella città. Forse c'è qualche sorta di fascino in quella città per cui sono tornato sui miei passi con la scelta se riprendere o meno la vecchia vita che avevo prima di abbandonarla. Lo deciderò una volta tornato lì. Non c'è nessuna fretta in questo senso. Sono passati sei anni, io sono lo stesso di allora. Forse per una volta dovrei decidermi a cambiare nome, ma qualcosa mi suggerisce che non lo farò. Dovrò conquistarmi nuovamente un posto, ma per fortuna non sono abituato a rivendere le mie residenze...

Oh, il check in...

Alla fine ho deciso. Tornerò a riprendere il posto che mi ero già guadagnato precedentemente. Tornerò a prendere possesso del mio studio e riprenderò il mio ruolo di avvocato. Forse parte della fama andrà riguadagnata, ma so come muovermi in quel senso. Questa sera, mi occuperò di provvedere a un paio di telefonate.

2007/10/04

Autumn in Nouvieille

Autunno. C'è qualcosa di interessante nella stagione autunnale. Forse nel paesaggio, nei colori che presentava, nella parte in cui la natura mostrava il proprio lato cadente. "Fall" è un altro dei nomi nella lingua inglese che viene attribuito a questa stagione. Forse è anche un po' colpa della mia ottica personale di vedere le cose dalla mia prospettiva. Ma cosa importa. L'idea di oggi comunque di fare una passeggiata lungo il corso del fiume, al principio non si è rivelato particolarmente geniale. Perché? Beh, fidarsi del sereno in questa stagione è già di per sé un'idea poco raccomandabile.Ha cominciato a piove, situazione che mi ha costretto a dover cercare riparo sotto il primo ponte. Pioggia dannata, pioggia maledetta. L'aspetto positivo è stato comunque quello di non essere stato il solo ad aver scelto quel riparo. Se questo doveva essere un patetico tentativo di mandare a monte la mia giornata, beh, credo mi abbia portato a una soluzione migliore.
Si chiama Daisuke. Già l'aspetto mi aveva lasciato presagire che dovesse avere origini orientali, il nome poi non può essere altro che un'ulteriore conferma. Daisuke è un "tipo in giacca e cravatta, ma senza la cravatta. Comunque ha anche un modo di vestire differente definito ""come piace a me" dallo stesso. Non ho potuto fare a meno di chiederglielo come sai questo "come piace a me" , del resto Daisuke è un tipo piacevole nell'aspetto, quello non si può certo negare. È orientale, questo l'avevo detto anche poco prima. Ha ereditato questo dalla madre di origine giapponese. Suo padre invece è americano. Ha gli occhi azzurri, eredità patern a, svelato il mistero. All'inizio avevo creduto che portasse delle lenti, non sono molti gli orietali con quel colore. A volte mi chiedo anche cosa abbia ereditato io da un mio parente o dall'altro, ma ne so così poco che lascio correre. Probabilmente se incontrassi mia madre o mio padre nemmeno sarei in grado di riconocerli.
Ma torniamo a Daisuke.
Dicevo che è di piacevole aspetto, un bell'uomo, insomma e piacevole anche nella conversazione. Ho trovato interessante il rapporto sul suo lato Jekyll e Hyde. {È certo una similitudine che mi capita di apprezzare. Dopotutto Jekyll è anche la mia, di facciata. In ogni caso, ha detto che se sono curioso di conosce il suo lato Hyde allora posso passare in uno dei locali che frequenta abitualmente. Gli ho detto che non mi sarebbe dispiaciuto affatto e quindi alla fine di questa giornata gli ho lasciato il mio numero privato sul retro del mio biglietto da visita.
Sarebbe interessante se dovesse richiamare

 

Come piace a me! pt.2 -3

Appartamento di Daisuke Robert Stark

 

Non ci abbiamo messo molto tempo a raggiungere casa sua anche se ha voluto comunque girare un po' con la macchina. Non lo biasimo, chiunque probabilmente avrebbe fatto lo stesso. Vive in un appartamento grande e possiede una coppia di pappagalli. Ho scoperto che ha una tigre tatuata sulla schiena, per qualche motivo la trovo particolarmente adatta a lui. Mi ha raccontato qualche aneddoto in riferimento a sua madre e abbiamo ascoltato della musica. Possiede anche una collezione di armi, ho trovato questa cosa molto interessante.

Mi ha mostrato le sue foto, foto di quando era più giovane di ora. L'ho messo alla prova sulla sua opinione di Dio lasciando intendere che egli non le avrebbe apprezzate in quanto possiede un certo cattivo gusto. Si è definito un peccatore, un lussurioso, un superbo e un vanitoso. Non sono appellativi che possono certo sfuggire a qualcuno come me. Ha detto di preferire il Diavolo. Questo davvero non avrebbe dovuto dirlo. Non davanti a un Diavolo vero, ah ma lui non lo sa. Ed è stato interessante creare un gioco di parole su questa faccenda, sulla possibilità di numerosi diavoli in attesa davanti alla sua porta. Forse è stato anche l'alcool. Non avevo comunque previsto quello che è accaduto dopo. Non avevo programmato di fare sesso con lui. Non lo avevo programmato lì, sul suo divano. Eppure è accaduto lì, sul suo divano come qualcosa di estremamente naturale. O sul suo pavimento. È successo e basta. E poi siamo andati in camera sua, nel suo letto. Abbiamo parlato ancora, di piercing, di tatuaggi e perfino di ali. E forse anche di qualcos'altro che al momento però non riesco a ricordare.

 

2008/3/7

Question of Time

 

Leggere è sempre stata un'attività che ho considerato piacevole per trascorrere il tempo. La biblioteca pubblica alle volte poteva fornire il giusto spunto per cercare qualcosa di nuovo. Avevo scelto la sezione riguardante la filosofia, e un libro di Proust “Alla ricerca del tempo perduto”.
Ho incontrato un prete. Ed è vero che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ho avuto l'ennesima conferma di quanto le opinioni di certa gente siano radicate. Non capisco come si possa avere una tale cieca fiducia in chi poi?Forse dovrei ammettere di aver preso la faccenda un po' troppo sul personale, ma posso anche asserire di avere le mie ragioni. Forse proverò ancora a cercarlo e tentare un approccio di dialogo diverso.