Neris Salicogenna

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    NERIS TRA I CELTI


    CITAZIONE
    Nata nel 333 a. C. in una famiglia di contadini, Salicogenna ha vissuto tutta la sua breve esistenza mortale in un piccolo villaggio nelle vicinanze di Arberth, la principale città del Dyved, un regno dell’antica Gallia.
    Sin da giovane, molte furono le proposte di nozze che, per la sua leggiadra bellezza, ricevette, sia da concittadini che da viaggiatori, ma il suo matrimonio fu sempre ritardato, a causa del profondo legame che la madre aveva instaurato con lei dopo la morte prematura degli altri due figli e a causa della buona indole del padre, il quale non se la sentiva di negare nulla alla moglie. Il motivo di ciò era semplice: il padre, un ex-druido, si sentiva in colpa per la morte dei due fratelli di Salicogenna, infatti, quando aveva deciso di lasciare il suo posto tra i druidi, era stato maledetto: nessuno dei suoi discendenti sarebbe vissuto abbastanza da vederlo invecchiare.
    I suoi figli maschi erano morti, ma, forse, la primogenita era salva: lei poteva non essere sua figlia, ma la figlia del re (nelle Nuove Tribù era di consuetudine che, dopo le nozze, una donna passasse la notte assieme al sovrano - una specie di rito propiziatorio). Se così fosse stato, la maledizione non avrebbe avuto motivo di colpirla.
    Ma si sbagliava.
    La maledizione la colpì sin dalla notte del suo ventunesimo compleanno, quando la giovane, uscita di casa per riempire l’otre dell’acqua al pozzo, incontrò un alto ragazzo dai lunghi capelli biondi e la carnagione pallida, e se ne innamorò. Incominciò ad incontrarlo di notte, segretamente, senza sapere che il ragazzo, in realtà, era un vampiro. In una notte di luna piena il vampiro si rivelò e bevve il sangue di Salicogenna, offrendole poi il suo. . . il dono tenebroso.

    312 a.C. - Dyved - Tre notti prima di Beltane

    Finalmente la notte era giunta. . .
    Salicogenna uscì silenziosamente da casa. I suoi genitori non avevano alcuna idea delle sue escursioni notturne, e la giovane preferiva che continuassero a non saperne nulla. . . almeno fino a quando Arawn non si fosse deciso a chiederla in sposa.
    Si diresse il più rapidamente possibile in direzione della selvaggia foresta che attorniava il villaggio, verso la piccola radura dove avrebbe incontrato il suo amato, timorosa che qualcuno la notasse e tentasse di fermarla.
    Giunta in prossimità dei primi alberi, Salicogenna si strinse nello scuro mantello e guardò verso l’alto.
    Un brivido le scosse il corpo.
    E, la causa di quel tremito, non era la frescura notturna.
    La luna piena che brillava nel cielo era attorniata da un cerchio rossastro.
    Un brutto presagio. . . un presagio di morte.
    Stringendosi ancor più nel mantello, la giovane si inoltrò velocemente nei meandri della foresta, verso la protezione di Arawn.

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    Entrò quasi di corsa nella radura.
    Inizialmente essa le sembrò vuota e il cuore cominciò a batterle furiosamente.
    Non è venuto, pensò disperata.
    Poi, lo vide uscire dalle ombre e dirigersi lentamente verso di lei.
    Sotto il chiarore della luna, i suoi capelli argentati brillavano donando alla sua figura un’aurea sovrannaturale, quasi divina.
    Salicogenna, rincuorata dalla sua apparizione, si gettò tra le sue braccia, in cerca di un abbraccio rassicurante che potesse scacciare tutti i presentimenti dall’aria.
    Arawn, probabilmente stupito dall’evidente timore della giovane, le sussurrò dolcemente:
    “Cos’è che ti preoccupa? Qualcuno ha tentato di farti del male?”
    Un po’ rassicurata dalla presenza dell’amato, lei rispose:
    “Non c’è nulla che possa farmi del male, finché sono con te. . .”
    “Già. . .” disse lui in un bisbiglio “solo io, in questa notte, potrei farti soffrire.”
    Salicogenna sorrise.
    “Ma io so che tu non mi faresti mai soffrire. . .”
    Arawn, con un lieve sorriso sulle labbra, la baciò delicatamente su una guancia.
    “Io non ne sarei tanto sicuro, se fossi in te. . .” esclamò poi “io sono la Morte, ricordatelo.”
    Neanche a quelle strane parole il sorriso di Salicogenna vacillò.
    “Lo so, Signore dell’Annwn. . . come so che la morte è solo il passaggio per una nuova esistenza, per una nuova vita nelle tue terre. . .”
    E, detto ciò, la giovane posò la testa sulla spalla dell’amato.

    SPOILER (click to view)
    L’Annwn, l’abisso, è, nella mitologia celtica, il mondo ultraterreno più vicino alla terra, nel quale sono nati tutti gli esseri viventi. E il signore dell’Annwn, l’Uomo Grigio, è Arawn, padrone dei cani della Madre, il cui altro nome è Morte. Non si sa se Arawn il vampiro, il creatore di Neris, abbia preso quel nome dalla mitologia celtica come una specie di beffa nei confronti dei mortali o se la sua presenza portatrice di morte abbia contaminato la cultura di quei popoli, ma una cosa è certa: spesso, durante la sua vita, quel vampiro ha preso volontariamente il posto dell’Uomo Grigio, dispensando consigli ai regnanti che incontrava, consigli che mai erano stati ignorati, e lasciando una scia di sangue al suo passaggio.

    Il ragazzo sorrise.
    Al chiaro di luna, due canini acuminati brillarono quasi come una velata minaccia, ma Salicogenna non li vide, anche perché il sorriso scomparve quasi istantaneamente.
    “Vorresti divenire la mia regina?”
    La voce di Arawn era solenne, ma stranamente velata da una nota di tristezza.
    Salicogenna lo notò, ma non ci fece molto caso. Da troppo tempo sperava di sentire quella frase, o una simile, per rovinare la sua gioia a causa di una sciocchezza. . .
    Alzata la testa, lei, quasi piangendo per la felicità, esclamò:
    “Sì, lo desidero con tutto il mio cuore!”
    “Allora dovrò farti del male. . .” sussurrò lui, chinando la testa come per baciarla sul collo.
    La giovane sentì i canini del vampiro forarle la pelle alla ricerca del sangue, la sua linfa vitale.

    Edited by Neris la vampira - 31/3/2008, 18:03
     
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    312 a.C. - Dyved - Notte di Beltane

    I fuchi erano stati accesi.
    La collina più vicina al villaggio ora brillava rossastra alla luce dei focolari.
    Salicogenna li fissava malinconica da un’altura adiacente. Una profonda vena di dispiacere le solcava il volto.
    Non avrebbe potuto festeggiare Beltane quell’anno, come non avrebbe potuto farlo negli innumerevoli anni a venire. Il fuoco, come la luce del giorno, l’avrebbe profondamente ustionata, se non uccisa. Lei non era più umana, era divenuta una creatura della notte, un immortale.
    Ma questo non le impediva di desiderare ardentemente di essere accanto a quei fuochi a festeggiare con i suoi amici e parenti, a danzare, ad attraversare con un balzo le fiamme.
    Si portò una mano agli occhi. I fuochi che aveva tanto amato perché portatrici di gioia ed incanti, ora le facevano dolere gli occhi, per la loro intensità.
    No, non avrebbe potuto avvicinarsi a quei fuochi, a quella gioia. . . almeno se teneva alla sua vita. L’unico modo di partecipare a quella immensa festa era oramai soltanto quella di leggere i pensieri di due ragazze, sue lontane cugine, che prendevano allegramente parte ai festeggiamenti.

    SPOILER (click to view)
    I vampiri hanno la capacità di leggere nei pensieri di qualunque creatura, anche angeli e demoni. Inizialmente possono usare questa loro abilità solo su uno o due individui.

    I pensieri, così gioiosi, però, non alleviarono la sua sofferenza, anzi la acuirono. Salicogenna lasciò quindi la mente vagare libera, lontana da tutta quella felicità che oramai non avrebbe più potuto avere.
    Avrebbe avuto Arawn, però.
    Sarebbe vissuta per l’eternità al suo fianco, come sua sposa.
    Il suo volto le si aprì in un sorriso.
    “Arawn. . .” sussurrò.
    Qualcuno la chiamava, da molti metri di distanza.
    La vampira trasalì.
    “Salicogenna!!!”
    Un mortale non sarebbe riuscito neppure a sentirlo quel grido disperato, ma lei non era più umana.
    Riconobbe il tono della voce.
    Era suo padre.
    Suo padre la stava cercando. . .
    “Abucatos. . .” sussurrò nostalgica.
    Fece un passo in avanti, in direzione del luogo dove il padre si trovava, ma una mano l’afferrò alla spalla, bloccandola.
    “Stai lontano da lui” disse dolcemente Arawn. Non aveva percepito i suoi pensieri, essendo il suo creatore era impossibilitato a farlo, ma aveva sentito il richiamo di Abucatos e visto la sua diletta fare un passo verso l’ex-druido. Arawn conosceva Salicogenna; sapeva che non sarebbe riuscita a resistere ad andare dal padre. Ma non doveva farlo. Ne andava della sua sanità mentale e della loro segretezza.
    Abucatos era stato educato nelle arti magiche, l’avrebbe riconosciuta come vampiro e avrebbe tentato di distruggerla, a meno che amasse così tanto la figlia da non riuscire a farle del male. Ma il vampiro non poteva esserne sicuro e non poteva leggere nei suoi pensieri per accertarsene. L’ex-druido avrebbe sicuramente percepito il contatto, e Arawn non aveva idea di quanto il padre di Salicogenna fosse abile: avrebbe potuto rivelarsi un avversario temibile.
    La giovane lo osservò, perplessa.
    “È mio padre,” disse “perché non dovrei dargli una spiegazione?”
    Arawn l’abbracciò affettuosamente.
    La sua voce si venò di una profonda tristezza.
    “Sarà difficile per te comprenderlo, mia cara. . . ma lui non è più tuo padre. . .”
    Lei tentò di interromperlo, contrariata, ma lui le posò un dito sulle labbra, intimandola delicatamente al silenzio.
    “Lui è il padre di Salicogenna la mortale, la quale è morta tre notti fa. Tu sei una vampira, un’immortale. . . non sei più legata a lui. Ora sono io, il tuo creatore, ad esser divenuto tuo padre, tua madre e il tuo sposo. I legami con quell’uomo li hai spezzati nel momento in cui hai acconsentito a divenire la mia regina. . . tu non devi più preoccuparti per lui.”
    Salicogenna sospirò, districandosi dal suo abbraccio.
    “No, amore mio, tu sbagli: la mia morte non è bastata per spezzare quei legami. Abucatos mi ha accudita sin da quando ero in una culla e io gli devo almeno una spiegazione. Non posso lasciarlo così, mentre si chiede se io sia ancora viva o sia morta.”
    “Tu sei morta! I tuoi fratelli sono andati a parlare con il loro padre dopo la morte?” urlò Arawn.
    “Ma almeno nel loro caso mio padre sapeva che erano morti, è stato lui stesso a bruciare i loro corpi. . .” sussurrò lei.
    Il vampiro abbassò il capo, comprendendo che non sarebbe riuscito a fermarla.
    “Non ti accetterà. . .” sussurrò debolmente “appena scoprirà cosa sei non vorrà più avere nulla a che fare con te. . . come è successo a me.”
    Come è successo a me. . .
    Salicogenna soffrì quelle parole, poiché in esse vi era un dolore così profondo che difficilmente il passare del tempo avrebbe cancellato. La ferita nel cuore del suo amato, probabilmente, non si sarebbe più chiusa. Ma, magari, lei, col suo amore, avrebbe potuto alleviare la sofferenza di Arawn.
    La giovane lo abbracciò.
    “Devo almeno provare. . . o me ne pentirei. . .”
    “Lo so. . .” sussurrò lui.
    “Vieni con me Arawn, te ne prego. . .”

    Edited by Neris la vampira - 25/11/2007, 19:26
     
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    Abucatos, diversamente dal padre di Arawn, non scacciò la figlia quando comprese cosa fosse divenuta, e non ne diede neppure colpa ad Arawn. Infatti, lui sapeva che era stata la maledizione a far attirare su sua figlia l’attenzione del vampiro, convinzione che gettò nel più profondo sconcerto quest’ultimo.
    Con tristezza, Abucatos si rivelò d’accordo con Arawn nell’affermare che era meglio che Salicogenna, per la sua incolumità, si allontanasse dal villaggio. Infatti, i suoi compaesani non avrebbero accettato la presenza di due vampiri nelle vicinanze e avrebbero cercato di ucciderli. Già da qualche giorno i druidi avevano cominciato a sospettare la presenza di una creatura delle tenebre nel villaggio, anche a causa delle numerose morti sospette che in così poco tempo erano avvenute. E la scomparsa di Salicogenna non era passata inosservata.
    Tornato a casa assieme ai due vampiri, Abucatos si mise ad incidere un semplice incantesimo sulla su arpa (un sortilegio così semplice che si esaurì dopo un millennio, tanto che quando Neris giunse a Nouvieille l’arpa non era più un oggetto magico. . . ma questa è un’altra storia) per poterla mantenere integra col passare dei secoli, e la donò alla figlia.
    Poi, con grande difficoltà, salutò per l’ultima volta Salicogenna e osservò i due vampiri sparire tra le tenebre.
     
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    312 a.C. - Dyved - Qualche mese dopo

    Lo osservava rannicchiata tra i cespugli. Lui si trovava in una piccola radura. . . la stessa in cui si erano incontrati di nascosto per molte notti, la stessa nella quale lei aveva abbandonato la vita mortale per addentrarsi in quella tenebrosa e oscura degli immortali. Il luogo dove lei aveva fatto la sua scelta: sarebbe rimasta per sempre con lui, con Arawn, il Signore dell’Annwn.
    Assieme ad Arawn c’era una ragazza del villaggio, una giovane il cui nome si era perso nei recessi della mente di Salicogenna. Ma non le importava. La sua vita, adesso, era troppo diversa da quella che aveva vissuto prima di incontrare il suo amato, il suo signore, il suo creatore. Non aveva il coraggio di pensare ai tempi passati, quando poteva ancora correre sotto al sole e danzare attorno a un fuoco. Non osava, timorosa di soffrire per ciò che aveva abbandonato, per ciò che non avrebbe più potuto fare. Ma Arawn riusciva a riempirle la vita notturna. Raramente aveva il tempo di riposare, tanto meno di pensare. Vagavano per i territori attorno a quello che una volta era stato il suo villaggio, portando consigli a chi ne aveva bisogno e. . . cacciando.
    “Io sono la Morte, tu sei la mia sposa” le diceva in quei momenti il vampiro. “Noi abbiamo il diritto di decidere la vita e la morte dei mortali.” Sapeva che ancora Salicogenna provava ribrezzo nel togliere una vita, ma col tempo si sarebbe abituata. Col passare del tempo avrebbe compreso quanto era diversa da quelli che erano stati i suoi amici e i suoi famigliari. Col tempo, si sarebbe riuscita a staccare dai luoghi della sua vita mortale e avrebbe conosciuto l’intero mondo.

    In quel momento, il vampiro stava sussurrando paroline dolci all’orecchio della ragazza, parole che fecero ingelosire Salicogenna, anche se lei sapeva che il suo sposo si stava soltanto divertendo. Si trattenne a fatica dall’uscire dal suo nascondiglio e saltare addosso alla ragazza, per strapparla dalle braccia dell’amato. Ma rimase ferma, stringendo così forte un bastone che esso si spaccò tra le sue dita, facendo risuonare un fievole scricchiolio nel silenzio della notte. Alle orecchie di Salicogenna fu come un forte crepitio, tanto che pensò di essersi tradita. Ma la mortale o non l’aveva sentito o non ci aveva fatto caso, poiché non si staccò dall’abbraccio di Arawn ma ridacchiò alle sue parole. Il vampiro rivolse lo sguardo verso il luogo dove la vampira si era rifugiata e le sorrise. Poi, due canini acuminati lampeggiarono alla luce della luna.
    La ragazza cadde a terra, morta ancor prima che se ne rendesse conto.
    Salicogenna uscì lentamente dai cespugli, avvicinandosi ad Arawn.
    Lui la osservò, poi scoppiò a ridere. La sua risata risuonò cristallina nell’aria.
    “Sei fantastica mia sposa, come sempre. I ramoscelli sui capelli ti donano un aspetto ancor più affascinante e. . . selvaggio.” Disse, togliendole delicatamente un rametto da una rossa ciocca di capelli. “Rossi come il sangue.” Sussurrò, affascinato.
    “O come il fuoco” rispose lei, con un sorriso. Poi il suo sguardo cadde sulla giovane ai suoi piedi. Il suo sorriso scomparve. Arawn seguì il suo sguardo.
    “Non era adatta alla vita immortale, ma non era una cattiva ragazza.” Sussurrò lui. “Non avrebbe meritato di soffrire. . . e non ha sofferto.”

    Edited by Neris la vampira - 16/2/2008, 15:55
     
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    Neris (Salicogenna)


    a Nouvieille


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    Neris (Salicogenna) è un personaggio di Neris la vampira


    Edited by Neris la vampira - 11/1/2009, 21:01
     
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